"Lavoro sul campo, studio e passione: ecco i segreti del giornalismo d’inchiesta”

Alessandro Politi, volto di Storie italiane, racconta i segreti del giornalismo d'inchiesta e il valore aggiunto del nuovo corso della Newsroom Academy

"Lavoro sul campo, studio e passione: ecco i segreti del giornalismo d’inchiesta”

L’editoria è in crisi. Il mondo del giornalismo è saturo. Competitivo. A farcela sono in pochissimi. Per tutti gli altri il sogno di fare il giornalista è destinato a rimanere nel cassetto. Tutto vero. O forse no. La masterclass di The Newsroom Academy in videogiornalismo investigativo nasce dall’idea “ostinata e contraria” non solo di crederci in quel sogno, ma di realizzarlo. Come, ce l’ha spiegato il responsabile del corso Alessandro Politi - volto noto del giornalismo tv d’inchiesta undercover, inviato dal 2015 al 2021 de Le Iene e dal settembre 2021 nella squadra del programma di Rai Uno Storie Italiane - che, insieme a un gruppo di super ospiti, guiderà passo passo i venti iscritti nel giocarsi al meglio la chance unica di entrare in una grande redazione. Dalla porta principale.

Come è nata l’idea di questa masterclass?

L’idea è nata da The Newsroom Academy per dare un’opportunità a chi oggi sogna di fare questo mestiere. Perché questo lavoro bisogna viverlo come un sogno, specialmente fare l’inchiesta è, a mio avviso, il lavoro più bello del mondo. Ti permette di viaggiare, di conoscere persone, di conoscere te stesso, di aiutare il prossimo, di cambiare veramente le cose, non soltanto in piccolo ma anche in grande. Dare l’opportunità a chi oggi vuole provare a farlo è qualcosa di unico, oltre che un dono. Io non ho avuto questa chance, sono dovuto passare dalla porta di servizio e spaccarmi la schiena. Poi, piano piano grazie a Davide Parenti, ho potuto fare il mio debutto. Qui, invece, puoi debuttare subito, puoi da subito dimostrare di avere le carte giuste. Ed essere il volto, la voce che in qualche modo guida questo percorso con questi super ospiti mi onora tantissimo. Penso che chi si iscriverà sarà molto fortunato.

Sfatiamo il mito che il giornalismo investigativo si impara solo sul campo, consumando, come si dice, “le suole delle scarpe”. Perché, invece, oggi è anche la formazione a fare la differenza?

Si diventa giornalisti d’inchiesta soprattutto sul campo, capendo le situazioni, mettendosi alla prova, parlando con tutti, insomma bisogna essere dei bravi pr, specialmente io che ho fatto molto giornalismo undercover, dove, per esempio, dovevo fingermi un delinquente per infiltrarmi tra i delinquenti. Io ho imparato tutto sul campo, ma di certo quello che non si immagina è quanto studio ci sia dietro: ore e ore sulle carte, sui documenti, a studiare il codice penale, i codici di procedura penale e civile, le leggi della stampa, la deontologia. Bisogna conoscerli bene per evitare di sbagliare e incorrere in conseguenze penali e civili. L’inchiesta è un lavoro meraviglioso, ma di grande approfondimento. E chi conosce meglio, e studia meglio, alla fine fa il lavoro migliore. Poi, ovvio che serve talento, passione, sacrificio. È un mix tra esperienza sul campo ed esperienza sui libri.

masterclass

Tu cosa hai studiato?

Ho studiato Giurisprudenza e ora mi sto laureando in Scienze giuridiche, criminologiche e investigative e sto finendo la mia laurea magistrale in Psicologia forense, perché penso che sia indispensabile continuare a studiare, altrimenti si avranno sempre dei grandi limiti. Il giornalista, e a maggior ragione il giornalista d’inchiesta, è un curioso che sa di non sapere e che vuole sapere sempre di più. Ma per sapere sempre di più non basta buttarsi nel fuoco. Bisogna capire che il fuoco può scottare e come imparare a non scottarsi, per arrivare a conoscere la verità che molti cercano di nasconderci.

Cosa ha in più, rispetto ai soliti corsi di giornalismo, la masterclass di The Newsroom Academy?

È una chance unica, dove puoi proporre una tua inchiesta, venire a contatto con dei super ospiti, da Parenti, Nuzzi, Brachino a Piervincenzi, Trocchia, Mondani, Gabanelli, i colleghi di Striscia la Notizia, di Porta a Porta, Piazzapulita. È davvero emozionante anche per me essere il responsabile del corso, perché stiamo parlando dei migliori giornalisti italiani d’inchiesta. Insomma, chi vuole fare questo lavoro, o già lo fa ma vuole avere delle nozioni in più, capire come funzionano la televisione, le video inchieste, ha l’opportunità di farlo con questi super esperti, per la prima volta tutti insieme. Se avessi visto un corso così, anche oggi sinceramente, mi sarei iscritto solo per il piacere di poter ascoltare come sono arrivati dove sono, come lavorano, le loro tecniche, i loro segreti. Sarò io il primo a rubare loro il mestiere. Quindi, mi metto nei panni dei nostri iscritti che hanno l’opportunità incredibile di poter parlare direttamente con loro, ed essendo solo in venti, anche di farsi conoscere, e magari approdare a Le Iene, a Report, a Piazzapulita.

Allora non è vero che in un mondo saturo di offerta e dalla competizione serratissima, fare il giornalista è un sogno destinato a rimanere nel cassetto?

Fare il giornalista, e soprattutto il giornalista d’inchiesta, è e deve essere un sogno nel cassetto. Ma da realizzare. Perché quando fai questo mestiere come qualsiasi altro vuol dire che hai sbagliato tutto. Farlo per dire “sono famoso”, “mi conoscono e guadagno tanti soldi” è sbagliato. Uno: perché non è vero che guadagni tanti soldi. Due: perché non è che il giornalista sia così amato e stimato, anzi dopo il Covid è quasi visto negativamente. Questo mestiere va fatto per gli altri, ma in primis per se stessi e non per avere un ritorno di immagine, ma perché hai qualcosa da guadagnare da un punto di vista etico, morale, sociale: ecco perché lo faccio. Questo corso per me è così importante perché mi permetterà di conoscere questi ragazzi e di trasmettergli la stessa passione che spero di trovare in loro, saranno un po’ come i miei fratelli minori o degli amici, perché quando troverò qualcuno che, a mio avviso, sarà davvero meritevole la mia missione sarà di aiutarlo ad andare avanti. Quindi, spero che gli iscritti saranno molto motivati, combattivi nel credere in questo sogno nel cassetto, che per molti rimane tale. Entrare nelle redazioni dalla porta principale è difficilissimo. Anch’io quando ero giovane ho provato in tutti modi, poi ce l’ho fatta perché sono una testa dura e non mollo mai. Questo corso permette ai neolaureati, ai neodiplomati o ai giornalisti alle prime armi di confrontarsi con i più grandi giornalisti d’inchiesta, di stare all’interno di una grande testata nazionale che gli dà l’opportunità di mettersi subito in gioco. Ora, ragazzi, tocca a voi essere pronti a coglierla per spiccare il volo.

Quanto conta “rubare” i segreti dai grandi per farcela?

Io ruberò tantissimo anche in questo corso. Come ti dicevo sarò il ventunesimo allievo, perché ascoltare questi talenti sarà anche per me un privilegio. Nel giornalismo si ruba ogni giorno, io rubo da tanti colleghi, da quello bravo, ma anche da quello scarso per imparare dagli errori che fa e poi non rifarli. Questo è un lavoro molto di situazione, non è programmabile. Tu non sai come quella persona, quel criminale, quella vittima ti risponderà, cosa farà. Quindi, ti devi preparare a mille situazioni diverse. E in un contesto così dinamico, in cui bisogna imparare ad adattarsi, rubare dagli altri è decisivo.

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Hai ammesso di “rubare” un po’ da tutti, ma avrai avuto dei “maestri”?

Maestri ne ho avuti tanti, sia positivi che negativi, nel senso che alcuni mi hanno anche fatto del male. Questo è un mondo tosto, saturo dove si fa un lavoro duro che a tutti piacerebbe fare, ma che pochi sanno e vogliono veramente fare quando scoprono quanto sia stressante e faticoso, e anche invivibile. Spesso lavoro 16 ore e il mattino dopo mi devo svegliare ancora alle sette. Però mi sveglio gasato, felice: la chiave è un po’ tutta lì.

Qualcuno su tutti che è stato o è un esempio?

Prima di tutti mio padre, che è un bravissimo giornalista di cronaca nera, siciliano, che ha lavorato anche con Pippo Fava e ha scritto per tanti anni di mafia, di nera e da oltre trent’anni vive a Milano. Poi, Davide Parenti, che di fatto è il mio grande “maestro”, il mio secondo padre, una persona unica e un vero genio. Alessia Sodano perché, e non lo dico perché adesso ci lavoro insieme, è una leader incredibile, mi ha insegnato tantissimo su come si fanno le dirette e con lei è nato un rapporto di amore e di stima profonda. Marco Fubini che sarà al corso ed è un autore incredibile de Le Iene. Poi, tantissimi altri perché si impara ogni giorno e bisogna sempre avere la consapevolezza dei propri mezzi, ma anche tanta umiltà: non è una frase fatta ma la verità. Quando si comincia a credere di essere il numero uno…beh quello è il giorno in cui hai finito.

Ultima cosa: i giornalisti, soprattutto quelli del calibro degli ospiti della masterclass, sono sempre impegnatissimi. Come hai fatto a convincerli?

In realtà non li ho convinti, quando hanno capito che il mio fine era trasmettere passione, esperienza, dando un’opportunità a dei giovani o comunque a degli appassionati del nostro mondo, subito si sono tutti resi disponibili con grande gioia. E io sono molto, molto felice e grato di questo. Mi è bastato parlargli della loro passione per il mestiere, che poi è anche la mia.

Perché tutte le persone che ho invitato, oltre ad essere dei professionisti esemplari e degli amici, hanno una passione per il loro lavoro incredibile: è questo il punto fondamentale. Se hai la passione, tanta passione per questo lavoro, allora hai delle chances di fare la differenza. Se non hai la passione allora è meglio che lasci perdere.

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