"È vergognoso". Ora le Ong frignano con l'Ue contro l'Italia

Con un documento firmato da 5 associazioni, le Ong si appellano ora alla Commissione europea dopo aver fallito il ricorso al Tar contro l'Italia

"È vergognoso". Ora le Ong frignano con l'Ue contro l'Italia
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Le Ong, dopo aver perso due diversi ricorsi al Tar, che ha considerato legittimo il comportamento dell'Italia nella gestione degli sbarchi, hanno deciso di appellarsi alla Commissione europea per chiedere un esame della nuova legge italiana in materia di gestione dei flussi migratori (15/2023). In particolare, ad agire sono state l'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), Emergency, Medici Senza Frontiere (Msf), Oxfam Italia e SOS Humanity.

Secondo le Ong, la Commissione europea "dovrebbe sostenere e proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone in Europa. Invece, sono le Ong a riempire il vergognoso vuoto in mare lasciato dagli Stati membri dell'Ue. Invece di ostacolare il loro lavoro, le Ong andrebbero coinvolte nella creazione di un sistema adeguato di ricerca e soccorso in mare". Così ha dichiarato Giulia Capitani, policy advisor su immigrazione e asilo di Oxfam Italia. Le Ong si lamentano per il decreto flussi, che andrebbe a ostacolare il soccorso in mare nelle navi della flotta civile, in quanto prevede che le imbarcazioni si dirigano senza ritardi verso il porto assegnato dopo la prima operazione. Nessun intervento multiplo è concesso, se non coordinato dal centro di soccorso di Roma. Un intervento anche a tutela dei migranti. Tante volte le Ong si sono lamentate delle lunghe attese in porto o continuano a lamentarsi per le lunghe ore trascorse in navigazione verso il porto assegnato, sostenendo che i migranti in tal modo ne possano risentire. In passato trascorrevano lunghi giorni tra il primo e l'ultimo intervento effettuato dalle Ong prima di andare verso il porto: in quel caso non c'erano pericoli?

Nel documento c'è, appunto, anche la lamentela sui porti di sbarco scelti dal Viminale che non piacciono alle Ong, che vorrebbero sbarcare sempre e solo in Sicilia. Questa politica, spiegano, non è prevista da alcuna normativa, ma è diventata una pratica comune dal dicembre 2022, facendo aumentare significativamente i tempi di viaggio e limitando di conseguenza la presenza delle navi in zona Sar. "Ogni giorno trascorso lontano dalla zona di ricerca e soccorso, sia se sotto fermo sia se in navigazione verso un porto lontano, mette a rischio vite umane", afferma Djoen Besselink, responsabile delle operazioni di MSF. Josh, capitano della nave Humanity 1 di Sos Humanity, aggiunge: "Assegnare luoghi sicuri a più di 1.

000 km di distanza dal luogo del soccorso danneggia il benessere fisico e psicologico dei sopravvissuti". Cosa che, invece, pare non facesse l'attesa sotto il sole o le intemperie per portare le navi in porto a pieno carico.

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