Così ricordo il mio compagno di scuola Fabio Postiglione

In classe rideva alle battute ma non gli piaceva disturbare le lezioni. Era una persona tranquilla ma determinata, seria ma simpatica. Mancherà a tutti

Il giornalista Fabio Postiglione in una foto tratta dalla sua pagina Facebook
Il giornalista Fabio Postiglione in una foto tratta dalla sua pagina Facebook
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La mattina del 29 gennaio ero davanti al computer per portare a termine un lavoro. Il cielo era grigio e la temperatura abbastanza bassa. Una giornata invernale come un’altra. Almeno così mi sembrava. E invece no. Perché quel giorno ho capito che la vita può essere davvero crudele. E imprevedibile. Leggo una notizia su internet. Il titolo mi gela. Fabio Postiglione, mio ex compagno di scuola e affermato giornalista del Corriere della Sera, era deceduto la notte precedente a soli 44 anni a seguito di un incidente stradale avvenuto nel Milanese. "No, non è possibile che sia lui", mi sono ripetuto più volte. E invece sì. La triste conferma mi arriva da un amico comune.

La mia mente inizia subito a navigare nei ricordi di quando ero ragazzo. Allo stesso tempo mi viene spontaneo riflettere su un punto: ognuno di noi ha almeno un rimpianto nella propria vita. E io di rimpianti ne ho tanti, forse troppi. Tra questi vi è proprio Fabio. Io e lui abbiamo fatto le superiori insieme e insieme ci siamo diplomati. Eppure non ci siamo frequentati molto fuori dall’ambito scolastico. Ed oggi dico con mio rammarico. Sì perché Fabio era una persona che nella sua tranquillità, simpatia e determinazione si distingueva dagli altri. E questo l'ho capito solo di recente.

Non voglio parlavi del Fabio Postiglione collega e bravo giornalista del Corriere. Così come non mi soffermerò sull’uomo che ha fatto inchieste e si è occupato di camorra senza abbassare la testa (e per questo è stato minacciato). Con queste poche righe voglio ricordare l’amico che ho conosciuto tra i banchi della scuola, senza scadere nella sterile e vuota retorica.

Fabio amava la vita e gli piaceva scherzare. Serio al punto giusto. Educato e mai snob. Bravo studente, era sempre pronto ad aiutare gli altri. Era quel tipo di persona che rideva alle battute fatte in classe ma non gli piaceva disturbare le lezioni con suoi interventi che poco avevano a che fare con lo studio. A volte io e Fabio parlavamo di politica e di attualità, sempre con il massimo rispetto. Ci confrontavamo in armonia. In altre occasioni bastava uno sguardo per intenderci. Eppure io sapevo relativamente poco di lui. Ad esempio, non conoscevo la sua passione per il calcio. E che amasse con immensa forza il Napoli. Questo l’ho scoperto molti anni dopo.

Finita la scuola, le occasioni per vederci si riducono sempre più. Cerchiamo di incontrarci con gli altri compagni di classe ma spesso lui per lavoro (anche la sera tardi!) non poteva partecipare alle rimpatriate. Il tempo passa. Inarrestabile. In circa 24 anni riusciamo a vederci una manciata di volte. Sempre per caso e sempre in strada. Eppure ogni volta è una sorta di festa. Lui avrebbe potuto far finta di non vedermi camminare per non salutarmi. In fondo il legame non era poi così stretto. E invece no. Fermava la moto e mi veniva incontro. Anche questo è un segno della sua bontà d’animo.

Iniziavamo a parlare e a scherzare. D’obbligo era andare al bar: davanti ad una tazzina di caffè ci raccontavamo le cose accadute nella nostra vita. Non mancavano i ricordi del tempo che fu. E ci facevamo tante (ma proprio tante) risate. Una volta ci incontriamo nei pressi di una biglietteria che vendeva ticket per le partite del Napoli (io abito a poco passi da lì). "Uhè Gabriele, come stai?", mi disse lui con volto sorridente. E poi via ai ricordi e alle risate.

L’epoca moderna è contrassegnata dai social. Eravamo amici su Facebook. Poi chiuso il mio account qualche mese fa l’ho ricontattato su Instagram. Ci siamo subito scambiati il "segui". Io guardavo le sue "storie" e lui guardava spesso le mie. Credo che questo sia stato anche un modo per dire "ciao, ti penso". Ora ciò non sarà più possibile. Così come purtroppo non sarà più possibile vederci.

Il mio non è un "addio" ma un "a Dio" a Fabio Postiglione. Credo fermamente nell’esistenza di una vita oltre questa vita.

Sono certo che un giorno incontreremo di nuovo le persone che hanno fatto parte della nostra esistenza terrena in un posto dove al male non è più concesso di agire. Ci rivedremo, ci racconteremo cosa abbiamo fatto e ci faremo di nuovo tante risate.

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