Monfalcone, la balla sul sindaco che non fa pregare gli islamici. Cosa è successo davvero

Tutti puntano il dito contro il sindaco Anna Maria Cisint. Ma è il capo dell'associazione Darus Salaam a proibire ai musulmani di pregare nei centri della parrocchia

Monfalcone, la balla sul sindaco che non fa pregare gli islamici. Cosa è successo davvero
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Chi vieta di pregare agli islamici di Monfalcone? “Il sindaco Anna Maria Cisint”, rispondono i “giornaloni” di sinistra. “Gli stessi musulmani”, replica invece chi segue da tempo questa vicenda.

Facciamo qualche passo indietro nel tempo e torniamo a giovedì scorso quando, dopo la chiusura di due centri (abusivi) di preghiera, il parroco di Monfalcone, don Flavio Zanetti, invita i musulmani a pregare all’interno dell’oratorio San Michele. È un segno di distensione, che ha l’obiettivo di trovare una soluzione pratica e rapida a una richiesta delle associazioni islamiche. Del resto, erano stati gli stessi sacerdoti ad affermare che tutti hanno diritto a spazi adeguati per rivolgersi a Dio. E così don Flavio informa il sindaco, che non obietta nulla. È a questo punto, però, che accade qualcosa di imprevisto e di imprevedibile. Sono infatti i musulmani stessi a tirarsi indietro: le associazioni non accettano la proposta del parroco e rinunciano alla preghiera pubblica e comune.

In particolare, è Bou Konate - presidente onorario dell'associazione Darus Salaam, uno dei due centri di preghiera (abusiva) chiusi dalla Cisint - a proibire agli islamici di pregare nelle strutture della parrocchia. Non dà alcuna motivazione. Se non che si tratta di ragioni più che valide. Le sue, ovviamente. Che però vietano agli altri di partecipare alla preghiera. Era stato proprio Konate, nei giorni scorsi, a pubblicare un video in cui diceva: “Quanto accade a Monfalcone non si deve ripetere altrove. Due centri chiusi. La sindaca l’ha deciso praticamente privando dei loro diritti 5-6 mila musulmani sul territorio che ogni venerdì venivano a pregare qui”. La possibilità di pregare gli è arrivata, ma l’ha rifiutata. Non solo a se stesso ma anche agli altri fedeli.

Ora l’attesa è per il prossimo 23 dicembre quando si terrà una manifestazione, organizzata dagli islamici, per chiedere che vengano ristabiliti i centri di preghiera. La manifestazione prevede la presenza di almeno cinquemila persone, anche se ne potrebbero arrivare molte di più. Il passaparola, infatti, ha interessato molti e Monfalcone rischia di essere “invasa” dagli islamici. I cittadini sono preoccupati e temono di non poter partecipare alle iniziative organizzate da negozi e comune. Il rischio di diserzione è alto.

E a subire i danni peggiori sono le attività commerciali.

È l’ennesimo braccio di ferro tra la comunità islamica e il sindaco. In attesa della “vigilia di Natale islamica”.

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