"Una brava persona, lui e la sua famiglia sono grandi lavoratori, persone tranquille che non danno fastidio a nessuno, gente perbene, niente da dire: il loro locale è uno dei primi che la mattina aprono in zona e di sicuro l’ultimo a chiudere. Si dice che il titolare fosse esasperato per le troppe rapine negli ultimi tempi...".
In realtà la polizia, agli investigatori dell’Upg (l’Ufficio prevenzione generale della questura) non risultano rapine, soprattutto recenti, nel bar di Milano gestito da una famiglia cinese all’angolo tra viale Giovanni da Cermenate 35/A e la privata via Vivarini, tra il quartiere Stadera e il Gratosoglio, zona periferica a sud di Milano. Giovedì 17 ottobre intorno alle 5 il titolare ha sorpreso e ucciso sferrandogli una ventina di colpi di forbice un rapinatore - il pregiudicato 37enne Eros Di Ronza - che, dopo avergli scassinato la saracinesca del locale con l’aiuto di un complice (anche lui pregiudicato italiano 48enne, rintracciato dalla polizia nel pomeriggio e indagato a piede libero per tentato furto) gli stava portando via qualche centinaio di gratta e vinci. L’uomo, un cinese di 31 anni incensurato che abita con la famiglia proprio sopra il locale, dopo l’interrogatorio in Procura da parte del pm Maura Ripamonti, è stato arrestato insieme allo zio, un connazionale 49enne, con l'accusa di omicidio volontario in concorso.
"In zona ci sono parecchi sbandati, tanti stranieri - spiega Giuseppe, 59 anni, operaio in una ditta di pulizie che se ne sta sotto l’ombrello davanti al bar a guardare la saracinesca abbassata (e i segni dello scasso particolarmente evidenti) dove la Scientifica sta lavorando -. Spiace che arrestino questo cinese, è un bravo ragazzo, lavoratore, il bar lo gestisce insieme alla madre, a un fratello e a una sorella almeno dal 2003-2004, abitano sopra il locale. Che dire? Se ammazzi qualcuno in questo modo poi finisci nei guai".
La vittima aveva grossi problemi di dipendenza dalla droga ma, nonostante i molti precedenti - reati connessi agli stupefacenti e contro il patrimonio, quindi perlopiù furti e rapine, ma anche resistenza, reato per il quale era sottoposto all’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria - non poteva definirsi un vero criminale, tuttalpiù un balordo. Una vita sbandata che però non gli aveva impedito di trovare una ragazza con la quale aveva avuto tre figli, due bambine e un maschietto, tutti ancora piccoli. Con la famiglia - dopo una vita milanese portata avanti a forza di espedienti, trascorsa tra l’abitazione di la zona di San Siro dove aveva abitato in un appartamento di un palazzone popolare in via Domenico Millelire e gli amici di via Gola, al Ticinese - da qualche anno abitava a Cogliate, nel Monzese.
Antonio Giancola, 76 anni, pensionato residente in via De Sanctis a due passi dal bar di viale da Cermenate: "Il fatto più brutto successo negli ultimi anni da queste parti risale al 2018, in via Brioschi, quando venne fermato un tranviere Atm che aveva ucciso una ragazza (l’omicidio di Jessica Faoro, ventenne ammazzata dal tramviere Alessandro Garlaschi, un 40enne che la ospitava a casa sua, ndr), ma per il resto è parecchio tempo che non accadono fattacci. I cinesi li conoscevo di vista, li ho notati più volte qui ai giardinetti di viale da Cermenate con i loro bambini, gente a modo. Purtroppo in certe circostanze, è brutto da dirsi, ma è necessario reagire, anche se infierire è sbagliato. Adesso questo cinese dalla ragione passa al torto...Certo che in questo mondo ormai ti devi guardare sempre le spalle, sembra un vero Far West. E anche se alla fine l’altro non ti aggredisce però entra a casa tua senza averne diritto, finisce come stavolta, cioè che lo ammazzi anche solo per una manciata di gratta e vinci".
In viale Giovanni da Cermenate c’è anche il proprietario del motorino, un Sym125, rubato da Di Ronza in via Brioschi per raggiungere il bar: "Eccolo qui - dice parlando del mezzo - non pensavo di certo di ritrovarlo qui e in queste circostanze".
L'avvocato: "Grandi lavoratori, non volevano uccidere"
Abbiamo parlato con l’avvocato Simone Ciro Giordano che, insieme al collega Eugenio Rogliani difende i due cinesi accusati di omicidio volontario in corcorso. "Parleremo con loro venerdì mattina, e sono molto curioso di sentire cosa è accaduto veramente - spiega Giordano -. Escludo infatti categoricamente la possibilità che zio e nipote siano scesi da casa con lo scopo di uccidere il rapinatore. Sono persone squisite, che non hanno alcuna attitudine alla violenza, che non risolvono le questioni attraverso di essa. Deve essere successo qualcosa. Sono persone squisite, grandi lavoratori, stimatissimi all’interno della comunità cinese".
Quando gli chiediamo se è al corrente di qualche rapina subita di recente il legale risponde: "No, non sono
stati vittime di rapine nel bar, solo di qualche furto. Come accade in tanti altri locali della periferia più degradata di Milano e dove forse la gente è sfinita per come è costretta a vivere, sempre in balia della paura".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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