Dalla guerra in Ucraina alla guerra alla mafia è un attimo. Ne sa qualcosa il “prezzemolino” Alessandro Orsini. Ops, il professor Orsini. Sì, l’esperto di strategie militari e di Russia ora pontifica anche su “cosa nostra”. Difficile tacere, soprattutto per lui. Forse l’ombra dell’oblio lo spaventa ed ogni occasione è buona per aprire bocca. Non è un mistero, la Russia di Putin non fa più notizia. Dunque, bisogna riciclarsi. Così il docente di sociologia del terrorismo si è preso un master in “lotta alla mafia” in men che non si dica. Speriamo solo che non abbia studiato sui libri di Roberto Saviano.
Orsini ne ha da dire perfino sull’arresto di Matteo Messina Denaro. La storia, ormai, la conosciamo tutti. Dopo trent’anni di latitanza l’ultimo boss dell’epoca stragista è stato catturato. Arrestato. Consegnato alla giustizia. Una vittoria dello Stato, della Nazione. Degli italiani. Sì, nonostante siano passati tutti questi anni. Eppure, per il professore non è così. Per lui c’è poco da festeggiare. Con aria saccente da “so tutto io” analizza (si fa per dire) in un video di cinque minuti (pubblicato sui suoi canali social) la foto del carabiniere “tutto imbardato” che si trova sul furgone alle spalle di Mattia Messina Denaro dopo l’arresto. Una foto che ha fatto letteralmente il giro del mondo. Una foto già divenuta il simbolo della lotta alla mafia e della vittoria dello Stato. Sì, perché prima o poi lo Stato vince. E questa volta ha vinto. Lo sguardo basso, l’aria bastonata di uno degli uomini più potenti degli ultimi anni. Lo sguardo di un uomo sconfitto. La foto mostra la forza dei Carabinieri che, dopo anni, hanno vinto la guerra.
Ma Orsini ne ha soprattutto per loro, per gli uomini in divisa. “Neanche dovesse catturare Osama bin Laden”, dice. Ma non prova un minimo di imbarazzo? Affatto, anzi rincara la dose e, sempre foto alla mano, getta ombre. Dubbi. Si unisce al coro dei complottisti alla Saviano e all’Ingroia. “Questa foto mostra l'impegno massimo di uno Stato per catturare un latitante. Allora uno si domanda ma ci hanno messo trent’anni? Come è possibile che con il massimo della potenza ci sia voluto tutto questo tempo?", chiede ai suoi seguaci che non aspettavano altro pur di gettare fango sul buon nome della Repubblica.
Ora i “complottisti” possono dirsi spalleggiati. "Tra l'altro è stato catturato nel momento più vulnerabile visto che è vecchio e malato. Questa foto è una contraddizione perché da un lato esprime il massimo della potenza di uno Stato, dall'altro il massimo della debolezza". Un video apprezzato sicuramente in certi ambienti. Quelli mafiosi.
Sì, perché così facendo si fa il gioco di “cosa nostra” che, da anni, si impegna per dimostrare che loro sono più forti dello Stato.Per fortuna parlano i fatti. Anzi, le manette. Il buon senso (a volte) impone il silenzio. Saper tacere è una virtù. Ma solo per pochi.
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