"Picco entro Natale": cosa succede con l’influenza

Corrono i virus influenzali e para-influenzali con un'impennata di casi soprattutto nell'ultima settimana: ecco quando è previsto il picco, le Regioni più colpite e i consigli degli esperti

"Picco entro Natale": cosa succede con l’influenza
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Se è vero che la stagione influenzale era partita in sordina, anche a causa di un repentino cambiamento meteo e l'arrivo del freddo nell'ultimo periodo la diffusione dei virus è aumentata velocemente tant'è che soltanto nell'ultima settimana si è registrata un'impennata con 7,6 casi ogni mille persone (contro 6,6 della settimana precedente) e quasi 500mila contagi che arrivano a 1,7 milioni da quando è iniziata la sorveglianza. Il bollettino è stato fornito dall'Iss (Istituto Superiore di Sanità) con un'incidenza che interessa tutte le fasce d'età ma i bambini in maniera particolare.

Quando avremo il "picco"

"Al momento la diffusione dell'influenza è leggermente superiore alla soglia epidemica ma si registra un andamento in crescita, con la curva che molto probabilmente proseguirà nelle prossime settimane, fino a raggiungere il picco poco prima di Natale": a dirlo è il presidente della Simg (Società italiana di medicina generale), Alessandro Rossi, il quale ha spiegato l'importanza della vaccinazione specialmente per gli anziani, i fragili e gli immunocompromessi. L'auspicio è che si possa fare meglio dell'anno scorso quanto "il tasso di copertura si è attestato al 56%, ben lontano dal 75% auspicabile e dal 95% ottimale", sottolinea Rossi.

L'andamento dell'influenza

Tra le Regioni italiane, l'incidenza maggiore è adesso in Lombardia con 10,84 casi ogni mille abitanti seguita da Piemonte (9,57 casi per mille) e Abruzzo (8,99 casi per mille). L'Iss ha spiegato, però, che pur se i sintomi sono gli stessi, a causare i malanni di stagione sono ancora i Rhinovirus, ossia agenti patogeni para-influenzali. Tra i campioni analizzati, infatti, risulta ancora in minoranza il virus A ma la sua incidenza è comunque in crescita.

Nessun allarmismo, comunque, perché non si evince alcun impatto sugli ospedali come ha dichiarato all'AdnKronos il prof. Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), sulla situazione dei casi di influenza negli ospedali. Resta intatto, comunque, l'appello a vaccinarsi e a farlo il più rapidamente possibile visto che servono circa due settimane affinché l'organismo sviluppi gli anticorpi contro i virus stagionali. Ogni percentuale maggiore di vaccinazione "corrisponde a un abbassamento diretto della mortalità e dell'ospedalizzazione, che colpiscono soprattutto i pazienti anziani e i più fragili, per i quali la vaccinazione non è più solo consigliata, ma raccomandata", ha aggiunto Rossi.

Infine, ci sono due popolazioni di persone per le quali è consigliata la vaccinazione: i diabetici di qualsiasi età "in quanto il

diabete per le sue caratteristiche espone maggiormente alle conseguenze più nefaste del virus influenzale, e le donne in gravidanza a qualsiasi settimana, poichè il vaccino è sicuro e protegge sia la donna che il feto".

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