Christian Raimo ha fatto uno "scoop" sul Domani di oggi. Anzi due. Il primo: "Soltanto a gennaio e febbraio sul sito dello stesso ministero (quello dell'Istruzione, ndr) sono comparse notizie a cadenza almeno settimanale riguardanti iniziative di promozione della memoria delle foibe, anche non legate alla ricorrenza della giornata del Ricordo". Ora, chiunque frequenti un po' il mondo degli esuli, sa che gennaio e febbraio sono mesi "caldi" in cui le iniziative per raccontare il dramma degli esuli e delle foibe si moltiplicano e che quindi quanto pubblicato dal ministero rappresenta la normalità. Il secondo "scoop": "Alla fine del 2022 era stato pubblicato un vademecum di quasi cento pagine pieno di suggerimenti per la didattica sulla frontiera adriatica, ovvero il confine orientale, ovvero le foibe". Scritto così, sembrerebbe che il documento sia stato voluto esclusivamente dal ministro Giuseppe Valditara. In realtà, il vademecum era stato portato avanti dal ministro precedente, Patrizio Bianchi, del Partito democratico, sotto il governo di Mario Draghi. La prova, oggettiva, che parlare in maniera obiettiva delle foibe e di quanto successo sul confine orientale non appartiene ad alcuna bandiera politica ma alla storia nazionale.
Ma non solo. Nel suo articolo, Raimo, reduce da una gita scolastica in Friuli-Venezia Giulia, con tappa alla foiba di Basovizza, tira in ballo la Lega nazionale di Trieste, "l'associazione triestina che gestisce le visite nel luogo". La penna del Domani affronta la visita "senza pregiudizi" e arriva a una conclusione quanto mai scontata: "Visitare la foiba di Basovizza è una delle esperienze educative più deprimenti che si possano fare". I motivi sono presto detti: non esistono cartelli bilingui, "sono esposti libri di piccole case editrici, spesso autopubblicazioni, di valore storico molto disomogeneo (se vogliamo essere eufemistici)" e la guida è affidata "a un volontario anziano, non una guida professionale". Ma il vero problema di Raimo è un altro: la Lega nazionale è "dichiaratamente anticomunista" e, per di più, ha in mano "la cura istituzionale della didattica sulle foibe, da Basovizza al magazzino 18". Ed è questo il punto. Viviamo in un Paese in cui si vive un'emergenza fascismo perenne, ma dove si preferisce non parlare dei crimini, ben più gravi (ammesso e non concesso che si possa fare una classifica degli orrori) del comunismo.
ilGiornale.it ha contattato Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega nazionale, che ha commentato così le parole del giornalista di Domani: "Purtroppo è un articolo pieno di livore e privo di contenuti. La Lega nazionale è certamenente anticomunista, ma è fondamentale ricordare che il comunismo ha occupato tanta parte della storia recente. Non si può dimenticare. Ma non solo. In quest'area di confine ricordare il comunismo significa anche ricordare che tre popoli - quello italiano, quello sloveno e quello croato - hanno subito la stessa violenza. Ricordare le violenze di quel regime significa essere uniti anche da un unico dolore. E parlare del comunismo significa anche guardare insieme al futuro e rimuovere ogni rischio per il domani. Come Lega nazionale stiamo insistendo sui tre beati della Chiesa cattolica come martiri del comunismo, uno italiano (Francesco Bonifacio), uno sloveno (Lojze Grodze) e uno croato (Miroslav Bulesic). Di questi tre beati, sicuramente né Raimo né Eric Gobetti hanno scritto una parola". Continua poi Paolo Sardos Albertini: "Non ci si dovrebbe stupire dell'attenzione del ministero di oggi. Ci si sovrebbe meravigliare maggiormente del silenzio che c'è stato dal 1945 fino a poco tempo fa sulle foibe e sull'esodo. Voglio solo ricordare un fatto: il 3 novembre del 1991, il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, venne alla foiba di Basovizza e si inchinò di fronte ad essa. Il giorno dopo, dichiarò al Corriere della Sera: 'L'attuale regime è dominato da una pseudo cultura che ci è stata propinata propinata per 40 anni in modo egemonico come cultura democratica. Quella cultura che mi ha impedito fino a ieri di andare alla foiba di Basovizza'. Ed ha concluso: 'Altro che liberazione!'. Cossiga voleva venire a dire che quei crimini erano colpa dei comunisti di Tito e non gli è stato permesso. Perché? Credo che un giornalista dovrebbe occuparsi di questo interrogativo".
Solamente negli ultimi anni, soprattutto da quando è stato istituito il Giorno del Ricordo (nel 2004, a quasi sessant'anni dalla fine della Seconda guerra mondiale), si è cominciato a parlare di foibe e di esodo in modo obiettivo e condiviso.
Anche grazie a iniziative come il vademecum "bipartisan" pubblicato dal ministero dell'Istruzione lo scorso anno. E stupisce che ci siano ancora oggi persone come Raimo che si ostinano a non vedere nell'anticomunismo un valore. Che dovrebbe esser condiviso da tutti gli italiani. Anzi, da tutti gli europei, visto che è stato lo stesso Parlamento Ue ad equiparare l'ideologia comunista a quella nazionalsocialista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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