"Riconoscete le barche italiane...". Così i trafficanti fanno rischiare la vita ai migranti

Non accettare il soccorso tunisino per aspettare gli italiani: questo il consiglio ai migranti che tentano la traversata illegale verso Lampedusa

"Riconoscete le barche italiane...". Così i trafficanti fanno rischiare la vita ai migranti
00:00 00:00

Con il bel tempo sono riprese le partenze dalla Tunisia verso Lampedusa. Un flusso che sta riprendendo vigore dopo il rallentamento delle settimane precedenti, come dimostrano le migliaia di arrivi che si sono registrate in queste ore sull'isola siciliana. La solita narrativa degli integralisti dell'accoglienza dipinge i barconi che partono dall'Africa come carichi di disperati che scappano dalle guerre e dalla miseria. La Tunisia è un Paese sicuro, non esistono advising delle Nazioni unite sui rischi, a meno di alcuni episodi di intolleranza che nascono principalmente dall'invasione dei subsahariani, che la raggiungono per poi partire in direzione dell'Europa.

Eppure, nonostante la Tunisia sia un porto sicuro e non si possa parlare di "respingimenti", durante le nostre visite alle chat dei migranti ci siamo imbattuti in alcuni post che non solo smontano la narrazione della sinistra ma, addirittura, incitano i migranti a rischiare la vita pur di non essere riportati indietro. Il braccio di mare tra Lampedusa e la Tunisia è talmente stretto che, spesso, gli assetti italiani e quelli tunisini si incrociano in acque internazionali. Nulla di rilevante, considerando che entrambi i Paesi effettuano i pattugliamenti e che lo Stato guidato da Kais Saied è supportato dall'Europa nella lotta contro l'immigrazione illegale. Proprio per questo motivo, in ragione della presenza contemporanea degli assetti militari italiani e tunisini, i facilitatori e i supporter dei migranti, che sui social ricevono le richieste di distress e quelle di scomparsa, ora mettono sull'attenti i migranti in mare: "In acque internazionali sappiate riconoscere le barche italiane e non confondetele con quelle tunisine, che vi aspettano. In tanti sono stati riportati a Sfax".

Un messaggio pericolosissimo, che induce i migranti a rifiutare gli aiuti della Tunisia in caso di pericolo, pur di aspettare l'arrivo delle barche italiane. Un canovaccio ricorrente a quanto pare, che potrebbe essersi verificato anche per il naufragio in Grecia, almeno stando a quanto riferito dalle autorità elleniche, secondo le quali il barcone partito dalla Libia, che poi è affondato, avrebbe declinato l'offerta di soccorso per proseguire la navigazione.

Su naufragio del Peloponneso la verità dei fatti è ancora lontana ma il messaggio nelle conversazioni dei facilitatori appare molto chiaro, tanto che arrivano critiche dagli stessi nordafricani: "Ma che problemi hai? La polizia tunisina protegge questi confini. Dobbiamo lavorare insieme per il futuro dei nostri Paesi". Altri commenti di questo tenore sono stati cancellati, segno che abbiano colto nel segno.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica