Sono giovanissimi e provengono principalmente dal Pakistan e dall’Afghanistan. I migranti della rotta balcanica sono coloro che affrontano a piedi un viaggio che può durare un anno e anche di più, per arrivare in Italia. “The game” si chiama, una sorta di sfida per scappare dai propri paesi di origine e affrontare le difficoltà di superare confini come quello iraniano, quello turco, quello serbo ma anche quello croato che - come raccontano a IlGiornale.it - è uno dei più pericolosi, fatto di torture e violenze.
Attraverso il Carso arrivano in Friuli, principalmente a Trieste, passando il confine con la Slovenia dalla valle della Rosandra, dove si possono vedere flotte di uomini stanchi che dopo mesi di cammino continuano a vagare sul confine terrestre italiano in cerca di accoglienza. In località Fernetti, ai piedi del Carso, sopra Trieste e sulla linea di confine con la Slovenia si trova il primo Commissariato della Polizia ed è questo il luogo in cui chi vuole farsi identificare o chi viene trovato per strada dalle autorità viene portato. Un capannone blu dove i migranti vengono scaricati sotto il controllo dei militari, ma anche dove restano per poco - pochissimo - tempo. Viene infatti rilasciato loro un foglio che attesti l’identificazione per poi essere rilasciati e “liberi” di continuare a vagare.
“Sono dei fantasmi, il circuito di accoglienza non si attiva prima di tre mesi”, ci racconta il direttore di un centro accoglienza che preferisce restare anonimo. “Una volta identificati vengono lasciati andare: la richiesta per l’asilo dovrebbe partire subito ma la realtà dei fatti è che prima di qualche mese non possono presentare domanda per essere inseriti nei centri”. “Si trovano quindi senza un posto dove dormire, senza tutele e senza assistenza sanitaria dopo un viaggio che può durare anche più di un anno - continua - è chiaro che in situazione di emergenza l’assistenza sanitaria non viene negata a nessuno. Diciamo che se il fantasma sta in silenzio è completamente ignorato, se il fantasma sta male diventa un po’ meno fantasma”.
Così parla chi è a contatto giornalmente con queste persone e che ci tiene a ribadire “l’orientamento di sinistra” che lo anima. Come sta gestendo la cosa la sinistra? Gli chiediamo: “Male, ma è molto concentrata sugli sbarchi. Qui, nella Lampedusa del nord no”. È vero infatti che se da una parte le passerelle e le sfilate di fronte ai barconi stracolmi di migranti in arrivo via mare non mancano da parte dei politici, soprattutto quelli di sinistra che gridano allo scandalo, per coloro che arrivano dai confini terrestri il silenzio è imbarazzante.
Solo a Trieste entrano in media 60-70 persone al giorno, con una media di più di 3000 migranti a settimana. Il sindaco Roberto Dipiazza, Forza Italia, da anni chiede a gran voce una soluzione e una gestione più ordinata del flusso. L’idea è quella di un hotspot, proprio come c’è a Lampedusa, sul confine italo-sloveno ma la sinistra ha sempre bocciato questa idea lasciando tutto com’è, senza dare minima attenzione a questi migranti che sembrerebbero di serie b. A dimostrarlo sono i report del Viminale che vengono aggiornati ogni giorno, o quasi, dal 2017. Proprio l’anno in cui il Pd era al potere e - sarà una casualità - proprio quando è stato fatto il Memorandum Italia-Libia, cioè il trattato d’intesa tra i due paesi, firmato il 2 febbraio 2017. Da quel momento, e ancora oggi, i dati riportati sull’immigrazione in Italia contano solo gli sbarchi. Nel documento si legge proprio: “il grafico illustra la situazione relativa al numero dei migranti sbarcati” nonostante la sezione sarebbe quella dedicata ai flussi migratori in generale.
E chi entra dai confini terrestri? “È difficilissimo, se non impossibile, reperire il numero di chi entra - continua a raccontare il direttore del centro accoglienza - si dovrebbe fare un censimento di questura in questura in ogni paese”. Un argomento di cui poco, se non niente, si parla. Un argomento sul quale la sinistra non si è mai pronunciata, troppo concentrata sugli slogan ma poco vicina alla realtà. Ed è proprio su questo che anche la nostra fonte puntualizza, nonostante - come già detto - l’appartenenza politica non di destra. “Vogliamo continuare, come dice la sinistra, a seguire il modello nell’accoglienza diffusa? E allora dicci tu (la sinistra ndr) che c*** fare!” “La cifra stilistica della sinistra da 40 anni - continua - è proprio quella di dare contro ad ogni cosa per forza ma non dare nessuna alternativa”. “Il modello di accoglienza diffusa sarebbe bellissimo e virtuoso ma non realizzabile nei fatti. O meglio sarebbe realizzabile se tutti i migranti fossero sani, intelligenti e controllati. L’accoglienza della sinistra permette una completa autogestione di queste persone senza considerare i vissuti di ognuno di loro”.
E anche sulla denuncia della sinistra dell’uso, o abuso, di psicofarmaci all’interno dei cpr - ovviamente condannabile - la situazione non sembra così diversa nei tanto voluti Cas. “L’accoglienza diffusa si basa, come ho detto, sull’autonomia dei migranti. Per quanto riguarda la loro salute sono previsti sportelli, gestiti esternamente: come si fa ad arginare una persona che chiede quante scatole vuole di psicofarmaci o qualsiasi altra cosa senza problemi? Questo è uno dei motivi principali per cui alle cooperative o comunque a chi gestisce i centri accoglienza servirebbero più fondi, più specialisti in modo da trattare ogni singola persona nel modo corretto”.
Sul Governo Meloni e sulla nuova politica migratoria afferma, precisando di “non prenderla come una cosa che strizza l’occhio alla destra” che il problema è il numero. “Non è in prima battuta una spinta autorevole o str**** quella che porta lo stato a dire questa cosa, semplicemente ne arrivano troppi. La sinistra fa muro, però in risposta non dà soluzioni”. “Effettivamente una persona che impiega un anno a dimostrare che non ha nessun diritto ad ottenere i documenti in Italia, ha usufruito di fondi pubblici per due anni e mezzo”.
“Diciamolo chiaro e tondo - conclude - i veri rifugiati che scappano da situazioni al limite e che rischiano la vita nel loro paese sono circa il 15%, tutti gli altri sono migranti economici”.
Uno degli hotspot della migrazione maggiori d'Italia risulta quindi abbandonato a se stesso.
Una politica dell'accoglienza diffusa, portata avanti dalla sinistra, che si è dimostrata un flop, incapace di gestire e seguire i migliaia di migranti che entrano in Italia dalla rotta balcanica, praticamente abbandonati a se stessi, tanto da diventare dei "fantasmi" per il sistema.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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