
La storia familiare degli italiani, dal Novecento in poi, si è intersecata con quella del fascismo, in un senso o nell'altro. E non ha fatto differenza la storia della famiglia di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, che nel libro in uscita il 15 aprile, edito da Rizzoli, "L'eresia liberale", per la prima volta ha raccontato quanto accaduto ai suoi nonni durante il fascismo. Biagio Sallusti, nonno del direttore, è stato un ufficiale dell'esercito che, dopo l'armistizio, aderì alla Repubblica sociale. Venne fucilato dai partigiani per aver presieduto il tribunale speciale che portò alla fucilazione di Giancarlo Puecher ma, ha spiegato il direttore, in quell'occasione sarebbero dovuti essere quattro i fucilati: lui riuscì a portarli a uno. "Il presidente del tribunale era fuggito, il suo vice pure. Il nonno era il comandante militare della piazza di Como. Deve aver sofferto per quella sentenza di morte: i condannati dovevano essere quattro, lui riuscì a farli scendere a uno. Certo condannare a morte un ragazzo è una cosa orribile. Ma è orribile anche quello che fecero dopo alla sua famiglia", ha spiegato al Corriere della sera.
Nel libro, Alessandro Sallusti racconta di aver scoperto la storia del nonno da un manuale di storia delle medie, dove era stata pubblicata la lettera di Biagio Sallusti prima di morire, affiancata proprio a quella di Puecher. La famiglia Sallusti, dopo la morte di Biagio, venne colpita dalle violenze dei partigiani: sua nonna venne stuprata e i suoi figli, compreso il padre del direttore, vissero in assoluta povertà, dovendo far ricorso per anni all'assistenza cattolica. "Ringrazio Dio, e un poco anche mio padre, di avermi protetto. Perché quando uno viene a conoscenza di una cosa del genere, può essere tentato di vendicarla. Di appartenere a quella storia. Di esserne il continuatore. Invece non ho voluto avere nulla a che fare con questo. Perché la loro storia non era la mia", ha spiegato il direttore quotidiano di via Solferino.
Ne "L'eresia liberale", partendo dalla storia familiare, personale e professionale, particolarmente ricca di episodi come l'arresto per l'omesso controllo, pressoché inevitabile per un direttore di giornale, Alessandro Sallusti analizza la percezione del mondo attraverso lo sguardo di un liberal-conservatore. "Ci fanno passare per eretici, non degni di partecipare alla vita e al dibattito democratico, eretici da mettere al rogo come spesso capita con le sagome cartonate dei leader del centrodestra durante le manifestazioni di piazza. Ebbe sì, io sono un eretico, e in quanto tale sono stato arrestato, minacciato, insultato come servo di qualcuno, dimenticando, come disse il filosofo Gustave Thibon, 'L'uomo non è libero nella misura in cui non dipende da niente e da nessuno, bensì è libero nella misura in cui dipende da ciò che ama'", spiega il direttore in un video pubblicato su Il Giornale.
"La parola 'eretico' significa scelta, e in questo libro si racconta cosa succede nella vita reale, nella professione di giornalista, a chi sceglie di stare dalla parte di questa eresia, l'eresia liberale-conservatrice. Sì, noi siamo stati e siamo contro il pensiero della sinistra, che si vorrebbe far passare come l'unica verità possibile.
In questo libro si parla del dietro le quinte delle battaglie portate avanti dai leader conservatori", prosegue il direttore, che poi cita Ronald Reagan: "La differenza tra una democrazia liberale e una democrazia socialista è la stessa tra una camicia e una camicia di forza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.