"Scafisti? Potenzialmente innocenti". Ecco perché la Ong non dice il vero sui migranti

Gli "scafisti" sono per lo più migranti che si propongono ai trafficanti per portare la barca in Italia in cambio di un passaggio gratis: difficilmente finiscono per caso alla guida delle carrette irregolari

"Scafisti? Potenzialmente innocenti". Ecco perché la Ong non dice il vero sui migranti
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L'organizzazione non governativa tedesca Sea-Watch ha accusato il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, di aver "mentito al Senato e al Paese" durante le comunicazioni che hanno preceduto il Consiglio europeo in corso oggi e domani a Bruxelles. Ma è la Ong ad aver tentato di modificare la realtà, effettuando una narrazione di comodo sul tema dei trafficanti a supporto della propaganda pro-immigrazione che porta avanti a livello politico ormai da tempo, da quando si è trasformata in una sorta di ariete delle opposizioni. Per ora senza risultati. Tutto inizia a Palazzo Madama, quando il premier si rivolge direttamente all'organizzazione tedesca, che da tempo fa oggetto lei e il suo governo di una campagna di delegittimazione, che è arrivata anche ad augurare "tutto il male possibile" sia a Meloni che a Metteo Piantedosi.

In quell'occasione, il premier ha dichiarato di considerare "vergognoso che l'organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere 'i veri trafficanti di uomini', volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana". Per Meloni, in questo modo si cercherebbe "di dare via libera agli scafisti che questa ONG descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali". L'organizzazione tedesca ha ribattuto sostenendo che, per quanto riguarda gli scafisti, "in molti casi si tratta potenzialmente di innocenti che rischiano pene sino a 30 anni grazie all'emendamento introdotto dalla legge Cutro". E poi, tramite la portavoce italiana, Sea-Watch aggiunge: "Se voi controllaste la tratta di esseri umani, vi mettereste a bordo di una di queste barche fatiscenti con il rischio di perdere la vostra stessa vita? Io non credo".

Bisogna partire da un presupposto: gli scafisti non sono i trafficanti. Questa una certezza che tutti sanno e si spera anche le organizzazioni come Sea-Watch abbiano contezza di questa nozione. Il premier, infatti nelle sue comunicazioni non ha accomunato gli scafisti ai trafficanti, perché l'avrebbe dovuto fare l'organizzazione, se non per cercare di confondere le idee e mistificare la realtà? Come il Giornale ha documentato nel reportage effettuato all'interno dei gruppi di trafficanti e migranti, riportato nel libro "L'invasione - Il lato oscuro del traffico di uomini suola sponda opposta del Mediterraneo", quelli che in Italia chiamiamo "scafisti" in Tunisia e in Libia si chiamano "capitani". Sono figure che, assieme ai "bussolieri", sono molto ricercate dalle organizzazioni e si registra costante carenza nei periodi di maggiori partenze. Si tratta di un lavoro one shot: una volta compiuto il viaggio, sia che il barcone arrivi a destinazione, sia che malauguratamente naufraghi, quella persona non potrà più compiere quel lavoro.

A loro, proprio per il rischio di incriminazione per favoreggiamento all'immigrazione clandestina, il viaggio a bordo delle carrette viene offerto gratuitamente. Ed è proprio in ragione di questo benefit che gli stessi migranti si propongono per ricoprire quel ruolo, come abbiamo ampiamente documentato. Proprio in ragione della presenza di queste due figure a bordo, gli altri migranti pagano una quota maggiorata in modo tale che bussoliere e capitano possano viaggiare gratis.

Per questo motivo in molti si improvvisano capitani e bussolieri pur non avendo mai governato una barca o letto una bussola o una mappa, il che concorre ad aumentare il rischio di naufragio. La narrazione secondo la quale si tratti di di disgraziati che vengono obbligati a ricoprire quel ruolo, come cercano di sostenere e Ong, o che si tratti addirittura degli stessi trafficanti, non può reggere.

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