La sospensione dei patti di Schengen è una misura temporanea, come spiegato in più occasioni dal governo, ma potrebbe prolungarsi più a lungo di quanto inizialmente ipotizzato. È Matteo Piantedosi ad accennarlo, sottolineando come, sebbene gli accordi Schengen siano una delle conquiste più importanti nel processo di integrazione europea, si è deciso per la sospensione come estrema ratio per tutelare la sicurezza nazionale. L'Italia, così come altri Paesi, hanno riscontrato "un aumentato rischio di penetrazione terroristica dei flussi lungo la rotta balcanica che, per caratteristiche geografiche e di provenienza prevalente dei migranti, appare particolarmente vulnerabile".
Se anche l'Italia non si fosse adeguata a quanto fatto da Slovenia, Austria, Polonia e Repubblica Ceca, che prima del nostro Paese avevano chiuso le loro frontiere, il ministro ha sottolineato come ci sarebbe stato un aumento dei flussi perché, trovando le altre frontiere bloccate, tutti i migranti su quella rotta avrebbero cercato l'ingresso nel nostro Paese. In sostanza, avremmo assistito a un "effetto domino", per cui "l'introduzione di controlli da parte di più Stati crea un percorso d'ingresso a danno dei Paesi che non assumano misure di chiusura". E in quel caso aumenterebbe anche il rischio di infiltrazioni jihadiste.
Inizialmente si era parlato di una chiusura di 10 giorni per Schengen ma era già nell'aria che si sarebbe prolungato quel tempo e oggi sembra delinearsi l'ipotesi di una sospensione per diverse settimane, probabilmente per tutto il periodo invernale. Sono oltre 300 gli agenti italiani che sono stati dislocati sulla linea di frontiera tra Italia e Slovenia. Un bilancio delle prime 48 ore è stato già tracciato. In questo lasso di tempo alla frontiera italiana le forze di polizia hanno già identificato 3.142 persone e controllato 1.555 veicoli, rintracciando 66 stranieri. Dopo i primi approfondimenti per 28 di questi è stato già disposto il respingimento.
Ma proprio per ridurre quanto più possibile il rischio di ingresso di terroristi, il ministro Piantedosi ha spiegato che ci sono stati rafforzamenti dei controlli anche alle frontiere marittime, quindi per gli arrivi sulle rotte del Mediterraneo, e prevede "l'impiego di unità specializzate nella prevenzione del terrorismo impegnate in controlli a tappeto". I rischi sono cresciuti con lo scoppio di nuove ostilità tra Israele e Palestina e la chiamata alla jihad da parte di alcune cellule islamiche radicalizzate. Per altro, proprio sulla rotta balcanica, i rischi sono maggiori per l'insediamento in quelle zone di comunità islamiche, spesso legate all'estremismo religioso. Ed è legata a questo la decisione di Lubiana di adottare il provvedimento, dopo aver registrato un crescente attivismo delle reti criminali internazionali dei Balcani.
Ci sono comprensibili timori su possibili commistioni tra criminalità organizzata e terrorismo, oltre alla paura di infiltrazioni nei flussi migratori illegali, fenomeni che rendono "indispensabili e urgenti i controlli con Croazia e Ungheria da parte della Slovenia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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