Ortega y Gasset li aveva definiti "uomini-massa". Fruttero e Lucentini, invece, li avevano chiamati cretini. Modi diversi per esprimere un medesimo concetto: l'avanzata, inarrestabile, di persone mediocri ma allo stesso tempo soddisfatte di sé, che si lamentano sempre di tutto e di tutti e che, seppur ignoranti, vogliono avere un'opinione (ovviamente pensata da qualcun altro e poi semplicemente ripetuta a mo' di pappagalli) su qualsiasi tema. Soprattutto, i cretini di massa, non comprendendo di essere tali, ritengono che chiunque non la pensi come loro sia, ovviamente, un cretino che non è in grado di comprenderli. Non amano il confronto perché non sono in grado di reggerlo e, pertanto, lo evitano. Compiono azioni dimostrative, che colpiscono le emozioni e non l'intelletto, perché non hanno un progetto concreto da proporre. O almeno da discutere.
Oggi gli uomini-massa, e non poteva essere diversamente, sono la maggioranza. E sono soprattutto i giovani ad incarnare questo modello al ribasso. Lo si vede nel loro modo di parlare, di vestirsi, di sognare, di desiderare un certo tipo di futuro (soldi facili e piedi in vendita) e anche di godere (oggi i ragazzi temono di approcciarsi alle coetanee perché lo reputano difficile e temono la sconfitta). C'è un fenomeno, tipicamente giovanile, che val la pena analizzare: quello di Ultima generazione. Da mesi, i ragazzi di questo movimento imbrattano i monumenti italiani per denunciare il fatto che "l'Italia è distrutta dalla crisi climatica ed ecologica". Sul loro sito si legge: "La causa di questo collasso ecoclimatico è chiara. Sono passati infatti decenni da quando gli scienziati hanno iniziato ad avvertirci del pericolo di utilizzare i combustibili fossili". Ora, il cambiamento climatico fa parte della storia della terra ed è, in parte, fisiologico. Ci sono state epoche in cui la temperatura del nostro pianeta è aumentata e altre in cui è diminuita. Oggi, ed è innegabile, sta aumentando eccessivamente così come sta aumentando l'inquinamento.
Lo abbiamo però voluto noi. Abbiamo voluto (o forse ci è stata imposta?) una civiltà dei consumi, dei fast food, dei voli low cost, del fast fashion (ovvero le magliettine fatte in Asia e comprate a tre euro che dopo due lavaggi si rompono e bisogna acquistarne di nuove), della tecnologia (onnipresente) da bruciare e buttare via, del cibo esotico (la passione per l'avocado), spacciato però come sostenibile e eco-friendly.
I ragazzi di Ultima generazione vorrebbero conservare tutto questo, salvando allo stesso tempo il pianeta. Ma è impossibile. È il modo in cui siamo andati a costruire la nostra società che andrebbe ridiscusso dalle fondamenta. Ed è questa la vera sfida. Da fare con obiettività e serietà. Senza censure. Siamo tutti d'accordo nel voler vivere in un ambiente migliore, respirando aria più pulita, avendo più verde attorno a noi. Ma a cosa siamo disposti a rinunciare? Siamo davvero pronti a volare in modo più ragionevole? Siamo disposti ad acquistare capi che rispettano veramente l'ambiente e che possono accompagnarci per tutta la vita? Siamo disposti a non cambiare cellulare ogni due anni pur di rincorrere l'ultimo modello? Siamo disposti a coltivare con le nostre mani un orticello in grado di darci bietole, rape e pomodori in base alla stagione, e non avocado?
Se si guarda alle risposte di chi sostiene queste mode ecologiste, pare che l'unica cosa a cui si
è disposti a rinunciare sono i figli. Del resto, nel mondo, siamo troppi. Inquiniamo troppo. Mangiamo troppo. Sporchiamo troppo. Di fronte a questa barbarie, l'unica speranza è che questa sia davvero l'ultima generazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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