È un'estate di sbarchi eccezionali quella che sta vivendo l'Italia in questo 2023. Numerosi fattori stanno influenzando il processo migratorio verso il nostro Paese, dove ormai è la norma ricevere almeno mille migranti ogni giorno. L'elevato numero di carrette in mare porta anche a un aumento dei naufragi e, quindi, dei morti ma da sinistra c'è che vuole aumentare ulteriormente la presenza di barchini istituendo una missione europea di ricerca e soccorso, che è stato dimostrato essere un fattore di pull factor. Senza considerare che la missione europea, per come la vedono i soliti buonisti, sarebbe tale solo in mare, perché gli sbarchi sarebbero solo in Italia, che avrebbe l'onere di farsi carico di tutti gli irregolari, per arrivare (forse) a una redistribuzione solo per quelli che ottengono asilo, ossia una stretta minoranza.
Ma al di là di questo, un'indagine della squadra mobile della questura di Agrigento, assieme alla sezione operativa navale e ai militari della tenenza della guardia di finanza di Lampedusa, ha fatto emergere un'altra faccia dell'enorme universo dell'immigrazione clandestina. Ci si chiede spesso come facciano i barchini, o certi gommoni, ad arrivare in Italia nonostante sfidino qualunque legge della fisica sul galleggiamento e, in molti casi, siano senza motore. La spiegazione più frequente è che il motore venga rubato, talvolta dalla guardia costiera tunisina, altre dai pescherecci, altre ancora dai pirati, e che siano riusciti ad arrivare a ridosso delle acque italiane con la deriva. E quando il motore c'è, spesso è talmente piccolo da non giustificare una traversata.
A queste domande, i militari hanno dato una risposta arrestando tre tunisini di 51, 38 e 24 anni con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per aver procurato l'ingresso illegale di 31 migranti a bordo del peschereccio Abouamer, trasformato in un vero e proprio traghetto per le traversate di lusso verso l'Italia. Un viaggio improntato sulla massima sicurezza e senza stress per i migranti, che hanno pagato fino a 8mila dinari per garantirsi un viaggio di tutto comodo, contro una media di 3mila dinari che si paga per un viaggio sulle carrette. Lo schema di questi viaggi è semplice e non è nemmeno una novità: il peschereccio carica i migranti in Tunisia, ma lo stesso accade anche in Libia, e si dirige verso le acque internazionali. Riesce a eludere facilmente i controlli in acque territoriali, perché si confonde con le tante imbarcazioni dello stesso tipo che escono in mare nella notte.
Superate le acque tunisine, la strada è tutta in discesa e raggiunte le acque territoriali italiane a poche miglia Lampedusa, i migranti vengono trasbordati su un gommone malconcio. Le Ong strepitano per il fantomatico barchino in difficoltà e chiamano "sopravvissuto" chi fino a poche ore prima viaggiava su un comodo peschereccio.
I militari italiani ci hanno messo 24 ore a capire la dinamica di quello sbarco, portando alla luce due delle attività criminali, pirateria marittima compresa, che ruotano attorno al fenomeno dell'immigrazione clandestina gestito dalle organizzazioni criminali tunisine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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