"Torna tra cinque minuti". Frase fatta di una mamma impensierita. Un presentimento, si scoprirà dopo. Perché in soli cinque minuti una bambina di 7 anni, è stata vittima di abusi sessuali. A farle questo, un ragazzo che conosceva bene, perché faceva il bidello a scuola. Abitava al primo piano di una cascina, in un paese a nord est di Milano, molto frequentata dalle famiglie per le attività nel verde. Un'oasi di tranquillità, dove i bambini stanno a contatto con la natura e giocano insieme, sorvegliati dai genitori e da chi è lì per dare una mano.
Era un sabato di metà marzo. "Ti faccio vedere le foto della mia sorellina", la scusa del ragazzo, poco più che ventenne, che nei corridoi della scuola si era preso confidenza, per farla a salire a casa sua. Niente di più semplice per convincerla: i bambini, per i bambini, sono spesso un'attrazione. La piccola si è tenuta dentro il segreto per oltre un mese: pensava di essere in qualche modo responsabile del male che sentiva dentro. Poi un giorno, per fortuna, la diga si è rotta. "Ho un peso molto grande", ha confidato allla mamma.
La procura di Milano ha chiuso le indagini per violenza sessuale aggravata, contestando al ragazzo un solo episodio, quello accaduto con la bimba e acclarato nel corso delle indagini andate avanti per oltre sei mesi. La pm Rosaria Stagnaro ha compiuto tutti gli accertamenti per verificare se il ragazzo, collaboratore scolastico in una scuola gestita da religiose, abbia commesso altri abusi ai danni di altri allievi. Ma gli inquirenti non hanno trovato riscontri in tal senso e quindi non hanno ritenuto di chiedere alcuna misura cautelare per lui, che è infatti a piede libero. Non ci sono state nemmeno segnalazioni. Si sono accertati che il ragazzo, figlio di un insegnante della stessa scuola, sia stato effettivamente allontanato. Ha ora intenzione di intraprendere un percorso di cura, seguito da uno psicologo.
"Ci sentiamo isolati", dice la mamma della piccola, che sta affrontando un percorso terapeutico in cui "sta tirando fuori tanta rabbia". Rabbia che provano anche i genitori, per chi, a loro parere, non ha compreso la gravità dell'accaduto. E ancora oggi continua a minimizzare: "Dicono che non è un mostro, e parlano di raptus, quando certi comportamenti non nascono di certo da un colpo di testa", continua la donna. “La scuola non ha sporto denuncia, dicendo che il fatto non era capitato durante l'orario. Ha allontanato il ragazzo solo dietro nostra insistenza", commenta ancora la 45enne che ha scritto anche al Papa denunciando il comportamento delle religiose. Comportamenti che, risponde la Segreteria di Stato vaticana, "saranno fatti conoscere ai competenti organismi ecclesiali".
Resta poi la preoccupazione, l'amarezza anche, perché il giovane che ormai pur vive e lavora in una comunità in un altro comune, rientra in cascina a fare visita al padre nei fine settimana. Cascina che quest'anno ha ricevuto l'okay per i campus estivi e che nel week end continua a essere molto frequentata dalle famiglie. Un dirigente della struttura, raggiunto al telefono, alza le braccia. "Noi non possiamo fare molto, non c'è alcun provvedimento restrittivo che impedisca al ragazzo di venire qui.
Noi facciamo tutto il possibile per controllare i suoi movimenti". La madre, assistita dall’avvocato Solange Marchignoli, non si dà pace (e come potrebbe?) e chiede a gran voce che "ci si muova per fare prevenzione, che cambino le leggi e si agevolino i percorsi giuridici".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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