Nella Germania della Merkel non passa lo straniero

Una legge non ancora in vigore protegge le imprese strategiche, ma per respingere i cinesi è già stata applicata

In Germania non passano i cinesi e vincono i campioni nazionali. Nella piccola gara apertasi per rilevare la malandata Dresdner la proposta migliore era quella della China Development bank. L’istituto di Shanghai offriva più soldi e garantiva di non licenziare nessuno. Ha vinto la Commerzbank, mettendo sul tavolo una somma inferiore e annunciando di voler mandare a casa tra le 6 e le 9mila persone. Non basta: secondo i retroscena diffusi dalla stampa, i finanzieri con gli occhi a mandorla non sono mai stati davvero in partita.
L’esito è a prima vista incomprensibile in una economia di mercato. Ma la spiegazione c’è e si chiama, con un termine che ha un suono antico, interesse nazionale. L’idea che uno dei massimi istituti di credito del Paese finisse in mani lontane e sconosciute ha fatto accapponare la pelle a mezzo mondo politico berlinese. E in prima fila alla cancelliera Angela Merkel. Il risultato è che ha vinto, in souplesse, il giocatore di casa.
Proprio la Merkel, del resto, è stata la regista di un recente provvedimento varato dal governo di Berlino: la legge che protegge le aziende strategiche tedesche e mette sotto vigilanza i gruppi extra-Ue interessati a fare acquisti sul mercato di Germania. Se un oligarca russo o una conglomerata cinese vorranno acquisire più del 25% di una società tedesca, dovranno superare l’esame del governo. E quest’ultimo potrà bloccare l’affare se questo può (a insindacabile giudizio dell’esecutivo) danneggiare «l’ordine o la sicurezza pubbliche». Vista l’ampiezza dei due concetti, la legge lascia ampia latitudine a una valutazione politica. E anche per questo è già finito nel mirino della Commissione di Bruxelles che ha detto di voler esaminare più da vicino il tenore delle nuove norme.
L’aspetto forse più interessante della vicenda è che il provvedimento voluto dalla Merkel non è ancora entrato in vigore. Licenziato dal governo il 20 agosto, sarà esaminato dal Bundestag nelle prossime settimane e dovrebbe decorrere dal primo gennaio 2009. Eppure nel caso della Dresdner ha funzionato come se fosse già scolpito nelle tavole della legge: lo straniero è stato sottoposto a un vaglio di affidabilità e rispedito indietro. Merito forse della moral suasion esercitata da Berlino. Ma se moral suasion c’è stata, si è inserita in un contesto che appare del tutto favorevole.

L’establishment di Germania, senza differenze tra quello di estrazione finanziaria o quello politico, e a differenza di quello italiano, ha dato da sempre prova di coesione e di aderenza a una serie di valori profondamente condivisi. Tra essi restano in primo piano la tutela dei grandi gruppi locali e il mantenimento di una linea di politica industriale basata sull’economia sociale di mercato.

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