
«Quanto avvenuto è intollerabile. Conosciamo la situazione delle nostre carceri: ogni giorno gli psicologi lombardi sono esposti a un rischio evidente e chiediamo dunque al Ministro Nordio di porre in essere tutte le soluzioni possibili perché fatti del genere non si ripetano più». Il grido di allarme ieri è arrivato da Valentina Di Mattei, presidente dell'Ordine degli psicologi della Lombardia che ha espresso «solidarierà e vicinanza» alla collega che il 17 marzo scorso nel carcere di San Vittore ha subito violenza sessuale da un detenuto italiano di 37 anni, dopo essere stata minacciata con una lametta. Che la situazione nel carcere di San Vittore sia esplosiva è cosa nota. Così come le difficoltà degli operatori che lavorano nell'Istituto. «La situazione di forte disagio strutturale, organizzativo e clinico è stata più volte segnalata dai professionisti che vi operano e anche da osservatori esterni - spiega Di Mattei - Come Ordine riceviamo regolarmente segnalazioni da parte di colleghe e colleghi che evidenziano la carenza di risorse, la difficoltà a garantire la continuità del lavoro clinico, la crescente complessità dei casi e il clima di tensione diffuso». Non è insomma «un'emergenza improvvisa». Le cause, sempre le stesse. Che poi è una, il sovraffollamento che si porta dietro tutte le altre. Cioè il numero inadeguato soprattutto di agenti di polizia penitenziaria, ma anche funzionari giuridici, pedagogici, medici. «C'è un clima di esasperazione» sottolinea ancora una volta Francesco Maisto Garante dei detenuti del Comune che sul fatto specifico dice che «sarebbe utile approfondire casi e circostanze». Sovraffollamento che è il mal comune di tutte le carceri ma qui a San Vittore tocca punte impressionanti. Maisto parla del 140 per cento. Daniele Nahum, presidente della sottocommissione carceri del Comune di Milano lo quantifica invece in un 226 per cento.
«Lunedì faremo richiesta subito per un sopralluogo», annuncia Nahum. «È stato un episodio tremendo, anche nella dinamica. A San Vittore la polizia penitenziaria è totalmente sotto stress, non c'è un numero congruo di poliziotti, e quindi la gestione del carcere diventa complicata, benché operatori e direttore fanno sempre un grande lavoro per tamponare emergenza. Nei mesi caldi ci sono anche 30 ingressi al giorno». Alla domanda se, a suo parere, in San Vittore manchi la sicurezza, risponde con una domanda: «Come fa la polizia penitenziaria a operare in una situazione di questo tipo?».
Due, per lui,i rimedi: «Credo sia ora di fare i decreti di amnistia e indulto, e puntare su leggi che facciano scontare le pene alternative fuori dal carcere. Ovviamente per i reati minori». Non solo. «Specie a San Vittore sono tanti detenuti in attesa di giudizio con abuso della carcerazione preventiva che non fa altro che ingolfare o carceri».
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