Lindulto è diventato legge dello Stato a conclusione di un iter lungo e tormentato, dopo una polemica sullopportunità di un atto di clemenza che si è trascinata per mesi e mesi. Tutti sapevano che sarebbe stato approvato, anche quei politici che fermamente lavversavano «a futura memoria». Lo sapevano i detenuti e i direttori delle carceri, i sostenitori del rigore penale e i perdonisti in carriera, sembra proprio che gli unici a essere presi alla sprovvista siano stati i vertici del ministero dellInterno, col ministro Sottile in testa.
Si ha limpressione, in questi giorni afosi, che i responsabili della pubblica sicurezza, gli uomini preposti alla protezione dei cittadini e dellordine repubblicano si muovano a tentoni, senza una precisa strategia, per dirla tutta senza nemmeno uno straccio di tattica. Lultima sollecitazione rivolta dal Viminale ai responsabili delle questure la dice lunga: nella nota si segnala che fra gli extracomunitari scarcerati grazie allindulto potrebbero esserci elementi legati al terrorismo islamico, sicché i questori sono invitati a «vigilare». Cè da sbalordire. I cittadini che ancora silludono di vivere in uno Stato più o meno ordinato e mediamente efficiente pensavano che questo «allarme» fosse già scattato prima che si aprissero i portoni dei penitenziari (che Andreotti una volta definì «porte girevoli»). Ci sono fondati motivi per ritenere che fra le migliaia e migliaia di clandestini che nel nostro Paese vivono fuori o ai margini della legge si muovano, come pesci in uno stagno, terroristi islamici, operativi o addetti ai servizi logistici. Si sperava che i più sospettati fossero discretamente controllati e che, nellimminenza della scarcerazione, i loro fascicoli fossero bene in evidenza negli uffici di polizia.
La nota del Viminale dimostra che questa era soltanto unillusione: il ministero dellInterno era assolutamente impreparato, non aveva né un «piano A» né un «piano B», aveva pronta soltanto la vecchia esortazione «a vigilare». Ora, i «servizi» - come ben sanno i lettori delle cronache giudiziarie sono in tuttaltre faccende affaccendati, il Viminale si sveglia con qualche settimana di ritardo. Chi si occupa della sicurezza dei cittadini? Comunque la si pensi, è inutile prendersela con lindulto in sé. Bisognava prepararsi al ritorno in libertà di migliaia e migliaia di detenuti, preoccupandosi di far rispettare le leggi e di rispettarle. Già, perché anche i responsabili politici della pubblica sicurezza sono tenuti al rispetto della legge.
Fra i quasi seimila stranieri rimessi a piede libero dal provvedimento di clemenza ci sono secondo stime attendibili almeno quattromila immigrati clandestini. Secondo la legge, questi soggetti si sarebbero dovuti espellere o ospitare, in attesa di ulteriori accertamenti, nei centri di temporanea permanenza. Invece, si è preferita unaltra via, quella più scivolosa e pericolosa, ai clandestini si è consegnato il «foglio di via», si è intimato loro di tornarsene a casa, ma è certo che si guarderanno bene dal farlo: stracceranno il foglio e continueranno a comportarsi come prima. È comprensibile, quindi, che contro Giuliano Amato vengano mosse precise e gravi accuse, delle quali qualcuno dovrebbe pur tener conto.
Le presunte buone intenzioni, certe ostentate sensibilità para-umanitarie non possono avere la meglio sul diritto degli italiani alla sicurezza.
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