Antonio Venditti
È vero che la campagna elettorale per conquistare uno scranno in Campidoglio o uno strapuntino in qualche Municipio sta prendendo sempre più vigore, ma certamente ciò non giustifica il disinteresse dei pubblici amministratori per il decoro di Roma, o meglio per quelle memorie che sottolineano la vita dei protagonisti della storia della nostra città. Stiamo parlando del busto bronzeo di Bartolomeo Pinelli collocato sulla facciata di un edificio di proprietà del Comune di Roma, in viale Trastevere 18, proprio nel punto in cui sorgeva la casa del pittore e incisore che immortalò i costumi del popolo romano nel primo Ottocento. La grossa mensola su cui poggia la scultura, nella parte inferiore, reca la scritta: «Roma ricorda che in una casa esistente in questarea il 20 novembre 1781 nacque Bartolomeo Pinelli er pittore de Trastevere. 20 novembre 1958».
Un omaggio a Pinelli, voluto dal Comune di Roma il 21 novembre 1958 con unopera del trasteverino Pier Gabriele Vangelli, per ricordare limportanza di un artista operoso in un periodo di Roma particolarmente suggestivo e carico di tradizioni e folclore. Più di un vandalo, però, spinto da unesaltazione patologico-politica, si è impegnato a imbrattare, recentemente, lepigrafe, sovrapponendo, tramite un pennarello, al nome di Bartolomeo quello di Giuseppe, con chiaro riferimento allomonimo anarchico di discussa storia, mentre altre mani si sono «dilettate» a eseguire scritte e disegni la cui lettura e interpretazione è dobbligo rimandare allanalisi attenta di uno psicologo, quale manifestazione irrefrenabile di un bisogno di protagonismo al negativo, dalle più controverse sfaccettature per i vaneggiamenti espressi.
Si legge, infatti: «Dejemos las tumbas cerradas» su un cimitero di croci popolato di fantasmi, tradotto in un italiano stentato con «Lascia i tombi chiusi». Accanto, la lugubre figura di un animale non ben definito regge un vessillo nero con la scritta «Basta decadencia». Peccato che il fantasma di Bartolomeo Pinelli, che secondo una leggenda romana si aggira ogni notte in via del Lavatore in direzione della prediletta osteria del Gabbione, non abbia per alcune sere cambiato itinerario... Forse, agitando il grosso bastone, il pittore avrebbe distolto i vandali dal loro operato.
Nel corso degli anni il Rione ha dedicato più epigrafi allartista. In viale Trastevere nel 1872 - allora viale del Re - cera una lapide su cui si leggeva: «In una soffitta di questa casa nasceva li XX novembre MDCCLXXXI quel Bartolomeo Pinelli che da povero vasellaio si levò col bizzarro ingegno a disegnatore facile e ardito di costumi e di storie».
La lapide proveniva dallabitazione di via S. Gallicano 22, poi demolita. Nel 1900 venne aggiunta la seguente scritta: «Questepigrafe riprodusse fedelmente nel MCM quella sulla vecchia casa che già sorgeva nellarea del presente edificio per bagni popolari».
Demolito ledificio dei bagni popolari per la costruzione del palazzetto, al numero civico 18 - che accoglie gli Uffici del Servizio Contravvenzioni del Comune di Roma - le iscrizioni vennero rimosse e fu collocato lattuale busto bronzeo di Bartolomeo Pinelli, proprio alla sinistra dellentrata, varcata quotidianamente da dirigenti e vigili urbani, forse distratti dal troppo lavoro, o forse non ascoltati nel richiedere la ripulitura del monumento allamministratore locale competente, evidentemente troppo impegnato nella campagna elettorale.
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