«Credetemi: il pubblico cè». Questo laccorato appello lanciato da Carla Fracci affinché si faccia il possibile per evitare la morte della danza, arte che racchiude «tradizione e cultura».
«Ho danzato sui palcoscenici di tutto il mondo - racconta larista - eppure non mi stanco di battermi contro le ingiustizie. La gente fa la fila ai botteghini e molti spettacoli registrano il tutto esaurito, perché chiudere i corpi di ballo e rendere ancor più faticosa la vita dei danzatori?»
Insieme con il coordinamento nazionale dei corpi di ballo, la Fracci propugna la necessità di salvaguardare le attività coreutiche, ripristinando in primo luogo i corpi soppressi (tra cui quelli dei teatri di Torino, Bologna, Venezia, Genova, Catania e Trieste). La mobilitazione punta inoltre a un trattamento pensionistico che assicuri un equilibrio nel ricambio generazionale dei ballerini e a una migliore ripartizione e gestione delle quote Fus (Fondo unico per lo spettacolo) destinate alle fondazioni lirico-sinfoniche.
Limpegno ad accelerare in Commissione cultura la discussione della proposta di legge 1186, finalizzata appunto a introdurre regole e tutele nel settore, accomuna deputati come Guglielmo Rositani (An) e Franco Grillini (Ulivo), convinto questultimo che la danza meriti un progetto di legge specifico in grado di estendere ai corpi di ballo funzioni di diffusione della disciplina nelle scuole e nel territorio.
«Ci sono soluzioni da adottare con urgenza - aggiunge Francesco Ernani, sovrintendente del Teatro dellOpera, la cui scuola è frequentata oggi da un centinaio di bambini e ragazzi di 8/16 anni -, innanzitutto mantenere le fondazioni e riconoscere il valore intangibile del balletto: guardiamo allInghilterra, dove è da poco stato approvato il Manifesto della danza».
«In Italia però molte sovrintendenze vogliono liberarsi della danza, che sentono come un peso - osserva Beppe Menegatti -. Occorre un incontro tra i sovrintendenti e finirla con tali atteggiamenti snobistici». Di balletto «figlio di un Dio minore» parla poi il senatore Nino Strano (An), che lamenta un trattamento di favore verso il cinema, con erogazione continua di fondi anche a pellicole di scarso valore.
«E tagliare un corpo di ballo non risolve i problemi economici. A Catania, ad esempio, dopo averlo eliminato il bilancio è andato ancora più in negativo».
Inoltre, fa presente il coordinamento, produrre uno spettacolo di balletto costa circa 1/10 di uno lirico.
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