L e teorie dicono che il Gp di Turchia si vince con le gomme «hard» e che, con quel materiale, la macchina degli spioni e predoni britannici, sfacciatamente passata in vantaggio con le «super-soft» di Montecarlo, Montreal e Budapest, non sia superiore alla Ferrari. Tuttavia, c'è molto equilibrio. Pensate che nel confronto più significativo, in termini di «hard», si è registrato un divario dello 0,04% del tempo sul giro tra le due vetture rivali. Esattamente come nel memorabile scontro di Barcellona, dove il Cavallino, alla fine, la spuntava, perché questo effetto-pneumatici è sempre più marcato in gara che non in prova. Invece, con le «medium», di un soffio più tenere, Alonso ha rifilato lo 0,07% a Raikkonen, nella parità di peso, ciò che conferma le attitudini della macchina.
Ma se Massa ha concluso le qualifiche con lo 0,05% sullo sboccato Hamilton (18 a 17 giri) lo si deve prevalentemente alle decisioni strategiche, le stesse che hanno scandito la scelta più pesante del campione mondiale di tutti i privilegi. Certo, se un pilota veloce come Raikkonen si fa sempre battere nelle volate finali, per piccole sbavature d'assetto (sovra/sottosterzo), non deve troppo recriminare per le varie pole sfumate. Oggi si combatte sul filo dei centesimi, per godere di una miglior posizione in partenza, che si traduce ormai nella certezza di un predominio fino al primo «pit-stop». E perché, all'interno della squadra, non si decide una buona volta di assegnargli un primo «stint» anche di un sol giro più corto, se poi, alla prova dei fatti, non riesce a compiere quei martellamenti che hanno reso famoso il grande Schumi?
Almeno alla Bmw, la terza potenza, con lo stesso accanimento di pilotaggio, una volta lanciano Kubica e l'altra volta ci provano con Heidfeld.
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