Tra le tecnologie adatte per la transizione energetica che hanno una maggior prospettiva di sviluppo, l'eolico offshore appare una delle più promettenti. E tra le aziende italiane maggiormente attive nel promuovere l'eolico offshore c'è CESI, multinazionale basata a Milano da tempo leader nei settori della transizione e della digitalizzazione del settore energetico. Delle frontiere dell'eolico IlGiornale.it discute con Andrea Meola, direttore Business Development di CESI.
L’eolico offshore è da tempo una grande rivoluzione del sistema produttivo delle rinnovabili. Che opportunità si stanno aprendo in tal senso?
"L'eolico offshore ha un grande futuro nell’ambito dell’energia da fonti rinnovabili. Questo perché offre un rilevante potenziale di produzione energetica, grazie alla disponibilità di venti costanti e più intensi al largo delle coste, e ha un minore impatto sul paesaggio, sempre per la sua lontananza dalla costa. In particolare, l’eolico off-shore può avere un ruolo significativo in Italia, che gode di una posizione strategica e baricentrica all’interno del Mediterraneo, sia per il consumo nazionale che per l’esportazione di energia verde verso i Paesi vicini. Dal punto di vista tecnico, data la profondità maggiore del Mediterraneo rispetto ad altri mari, la tecnologia più adeguata è quella flottante, con le pale eoliche collocate su piattaforme galleggianti. Questa modalità permette di posizionare le pale in mare aperto, con profondità maggiori agli 80 metri".
Quali sono i Paesi più all’avanguardia?
"Negli ultimi 10-15 anni l’eolico off-shore ha trovato spazio principalmente in Nord Europa (UK, Germania e Olanda, Danimarca), e alcuni di questi paesi hanno recentemente firmato un’alleanza per fare del Mare del Nord il teatro di una maxi-rivoluzione dell’eolico offshore da qui al 2050, con target di installazione sempre più sfidanti. Tuttavia, in questi ultimi anni, gli sviluppi si sono estesi un numero di paesi molto più ampio, abbracciando anche l’Europa meridionale, l’Asia e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda la tecnologia flottante, molto è ancora da sviluppare. La Norvegia è uno dei pionieri in questo ambito avendo raggiunto importanti traguardi nella sua implementazione e con ulteriori progetti in corso. In Portogallo, nel 2019 è stato installato il primo aerogeneratore galleggiante a livello commerciale. Anche Il Giappone ha un grande interesse per l'eolico flottante vista la sua geografia insulare e la scarsità di spazio terrestre. Il paese del sol levante ha realizzato vari progetti pilota come Il parco eolico flottante Fukushima Forward, che ha l'obiettivo di utilizzare l'eolico flottante per dare energia alla regione colpita dal disastro nucleare del 2011. Infine la Scozia, ricca di vento e con obiettivi ambiziosi per l’energia rinnovabile, è un'altra nazione all'avanguardia nell'eolico galleggiante, ad esempio con il progetto Hywind Scotland – realizzato da un’azienda norvegese – di fatto il primo parco eolico flottante commerciale al mondo, al largo delle coste scozzesi".
L’Italia può giocare un ruolo da protagonista in questa svolta. Che progetti ha a disposizione il Paese?
"In Italia alcune zone, come quella adriatica, caratterizzata da fondali poco profondi, offrono l’opportunità di installazione di eolico “fixed-bottom”, ovvero ancorato a terra, facendo quindi leva su tecnologie più mature e consolidate. In questo ambito, CESI è coinvolta in un progetto per l’installazione di capacità di generazione eolica per circa 1.100 MW nel tratto di mare antistante il litorale ravennate. Il progetto prevede la realizzazione di un sistema che unisce due parchi eolici, un impianto fotovoltaico, un impianto di accumulo e, in prospettiva, anche impianti di idrogeno verde. Nello specifico, il CESI fornisce il supporto ingegneristico per la connessione a terra di questi impianti. Bisogna precisare che una gran parte dei progetti che hanno richiesto connessione alla rete di trasmissione nazionale sono tuttavia localizzati in aree caratterizzate da maggiori profondità, come la Sicilia e la Sardegna, dove la tecnologia flottante è quella più adeguata. In questo ambito, l‘Italia può giocare una partita importante nello sviluppo della tecnologia dell’eolico galleggiante grazie anche alla storica competenza della sua industria navale, che gioca un ruolo cardine soprattutto nella parte di costruzione e installazione di questi impianti".
In che modo eolico offshore e altre fonti possono essere complementari in un mix energetico rinnovabile?
"L’eolico off-shore, così come quello on-shore e il fotovoltaico, a differenza degli impianti idroelettrici, appartiene alla categoria dei cosiddetti impianti rinnovabili “intermittenti", che dipendono da fonti primarie (sole e vento) non sempre disponibili. Questo impone che il loro contributo all’interno di un sistema elettrico sia opportunamente bilanciato, sia nella combinazione tra sole, vento e altre fonti intermittenti, sia in termini di complementarità con le fonti tradizionali, come gli impianti a gas, e con i sistemi di accumulo. In tutto questo, un ruolo cruciale è giocato dalle reti elettriche che devono rinforzarsi per poter accogliere una quota sempre crescente di energia rinnovabile da convogliare in aree del Paese anche molto lontane dai centri di produzione di energia".
La sfida di CESI sulle rinnovabili è di governare la doppia rivoluzione, energetica e tecnologica. Quali altri progetti seguite sull’eolico offshore?
"Oltre al progetto fixed-bottom (ancorato a terra) in Adriatico, CESI sta collaborando su diverse iniziative sull’eolico galleggiante in Sicilia, Puglia e Sardegna. In questi progetti l’expertise che i clienti richiedono spazia dagli aspetti legati alla connessione alla rete elettrica a quelli di ingegneria civile e di autorizzazione ambientale, che sono le tre anime che caratterizzano la nostra offerta di servizi. Sul tema dell’eolico off-shore siamo molto attivi anche a livello internazionale, con recenti commesse aggiudicate in Europa e in Asia, come lo studio di fattibilità per l'implementazione dell'eolico off-shore nel Golfo del Bengala, finanziato dalla Asian Development Bank. Lo studio ha una fase di pre-fattibilità, con lo scopo di identificare il sito più appropriato nel Golfo del Bengala per l'installazione delle strutture eoliche off-shore, mentre nella fase di fattibilità saranno definiti i requisiti progettuali del parco eolico off-shore e l'impatto sulla rete elettrica di trasmissione. Inoltre, verrà preparata una valutazione economica e finanziaria dell'infrastruttura".
In che modo CESI procede, nei suoi progetti, a integrare le varie tecnologie creando un mix energetico bilanciato ove ci sia spazio anche per l’eolico?
"Come CESI siamo spesso chiamati direttamente dai governi di Paesi che stanno affrontando la transizione energetica a supportarli nel definire come meglio affrontare questo percorso, studiando le risorse e il potenziale rinnovabile a disposizione e come questo possa essere opportunamente integrato nei loro sistemi elettrici mantenendo un grado elevato di sicurezza e resilienza, in altre parole evitando fenomeni estremamente gravosi dal punto di vista economico e sociale come i black-out, parziali o totali.
In queste analisi, uno dei risultati che tipicamente raggiungiamo e la determinazione della combinazione ottimale tra le varie risorse rinnovabili disponibili, oltre che la valutazione delle modalità più opportune per la produzione di energia elettrica, dalle rinnovabili all’idrogeno verde, che sempre di più si sta affermando per la sua possibilità di contribuire alla decarbonizzazione di settori difficilmente elettrificabili, come, per esempio, l’industria siderurgica".
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