Sono circa 700 milioni, nel mondo, le persone che hanno problemi uditivi. Nella stragrande maggioranza dei casi, il disturbo può essere risolto senza ricorrere alla chirurgia, con lapplicazione di un dispositivo acustico. Grazie alle innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, gli apparecchi acustici si sono evoluti in maniera notevolissima: «Fino a 10-15 anni fa, quando si parlava di protesi si intendeva un semplice amplificatore di suoni», spiega Walter Livi, professore associato di Audiologia presso lUniversità degli Studi di Siena (livi@unisi.it). «Oggi, questi apparecchi sono dotati di unintelligenza artificiale che consente loro di riprodurre una capacità uditiva quasi del tutto simile a quella fisiologica.
Gli apparecchi di ultima generazione non danno più effetti collaterali come il fastidioso «rimbombo» nellorecchio allatto dello sbadiglio o della masticazione. Il disturbante «rumore di fondo» tipico degli apparecchi tradizionali, inoltre, - spesso causa, per il paziente, di stanchezza, senso di disorientamento, cefalea - è stato eliminato grazie alla capacità dei nuovi dispositivi non solo di individuare la direzione da cui proviene il suono che interessa, ma anche di distinguere la voce umana da altri rumori migliorando quindi il confort uditivo».
Oggi, sul mercato, si trovano vari tipi di apparecchi acustici (le retroauricolari, le endoauricolari, locchiale acustico, le protesi per via aerea e le protesi per via ossea), la cui scelta dipende, oltre che dal tipo e dal grado di sordità, dalle aspettative e dalle esigenze individuali.
Resta il problema dellestetica, che, nella maggior parte dei casi rappresenta il «punto dolente», il motivo che fa sì che lapparecchio venga rifiutato da chi ne ha bisogno: «Ma è proprio questa, attualmente, la sfida degli operatori del settore e soprattutto delle case produttrici: impegnarsi perché la sofisticata tecnologia degli apparecchi acustici sia supportata da un aspetto estetico gradevole e sia vissuto dalla persona come una naturale estensione del proprio corpo», osserva il professor Livi. «Non è azzardato dire che i dispositivi di ultima generazione (piccoli, maneggevoli, colorati) sono sempre più paragonabili ad accessori di moda.
Del resto, anche da questo punto di vista, molte cose sono cambiate in questi ultimi anni. Strumenti che un tempo creavano disagio e imbarazzo in chi li portava (mi riferisco, per esempio, agli occhiali o agli apparecchi ortodontici) oggi hanno del tutto perso la negatività che li connotava, anzi, vengono addirittura esibiti come oggetti di tendenza.
Cè quindi da ben sperare che in un prossimo futuro anche gli apparecchi acustici, indispensabili per migliorare la vita di chi li indossa, non vengano più considerati come un tabù, ma come un oggetto utile, da portare assolutamente senza complessi».
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