Lucio Giordano
da Roma
Si ricomincia. Dopo cinque anni di depressione, Francesco Nuti torna al cinema come uno degli interpreti principali di Concorso di colpa, il nuovo film di Claudio Fragasso, da oggi in sala.
Nuti è Francesco De Bernardi, commissario della Omicidi costretto a confrontarsi con un caso che lo riguarda da vicino: 25 anni prima un gruppetto di autonomi avrebbe voluto dare una lezione a un estremista di destra. Il ragazzo precipitò dal terrazzo e morì. Uno di loro, roso dai sensi di colpa, dopo un quarto di secolo si toglie la vita lasciando in eredità un diario pieno di scottanti annotazioni.
Lo spartiacque della sua carriera è OcchioPinocchio. Ricorda? Cecchi Gori laccusò di essere uno spendaccione, lei abbandonò il set e concluse il film solo dopo un complicato armistizio. Ha più fatto pace con il produttore toscano?
«No, ma siamo sempre in tempo. Comunque è vero, quel film è stato linizio della crisi. Poi ne ho girati altri due, Il Signor Quindicipalle e Io amo Andrea. Ma è nel 2000 che ho capito di dovermi assolutamente fermare. O meglio, me lo ha fatto capire il pubblico: Caruso zero in condotta andò malissimo».
Per cinque anni è finito nel gorgo. È arrivato anche a minacciare il suicidio. O era una provocazione?
«Una provocazione... Lo ammetto. Chi vuole farla finita non lo dice in giro: lo fa e basta».
Come è uscito dalla depressione?
«Grazie a Ilaria, la mia nuova compagna. E al fatto che dopo un po di star male ti rompi i c... Insomma, avevo toccato il fondo: non potevo che risalire».
Nel cast cè anche Alessandro Benvenuti, con il quale negli anni Settanta aveva dato vita ai Giancattivi.
«Quella di Alessandro è stata unidea di Fragasso. Adesso ci piacerebbe anche tornare a lavorare insieme a teatro».
Intanto cosa farà?
«A novembre inizierò a girare, da regista e attore. Il primo dei due film che ho scritto durante il periodo più difficile della mia vita, Olga e i fratellastri Billy. Una commedia sofisticata, con quattro personaggi e a basso costo prodotta da Mauro Berardi.
È vero che sta scrivendo un libro autobiografico?
«Sì, con mio fratello Giovanni. Dovrebbe intitolarsi Con i pugni in tasca. Ma ne riparleremo tra qualche mese».
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