Alberto Pasolini Zanelli
da Washington
Un applauso da Caracas, una guardataccia da Washington. È il frutto della strategia italiana nella lunga battaglia in seno al Consiglio di sicurezza dellOnu per lattribuzione del «seggio latino». Si è votato 35 volte (si ricomincerà probabilmente giovedì), né luno né laltro candidato ha raggiunto il quorum. Ne è rimasto lontano il Venezuela, ci è andato vicinissimo il Guatemala, sponsorizzato dagli Stati Uniti. Gli sono mancati a volte due o tre voti e può essere stata dunque decisiva la continuata astensione dellItalia. È lunico punto su cui Hugo Chavez e George Bush siano daccordo. Il primo è contento, laltro seccato, ma lanalisi degli scrutini dà ragione a entrambi: se lItalia intendeva, svignandosela per 35 volte al momento del voto, acquisire un «basso profilo» ha ottenuto il risultato opposto. Se volevamo attirare lattenzione internazionale, invece, ci siamo riusciti.
Ma, come si è detto, in modo molto controverso. Non cè bisogno di leggere fra le righe per dedurlo dai due messaggi che ci sono arrivati: una protesta neppure troppo diplomatica del segretario di Stato americano Condoleezza Rice e un rimbombante ringraziamento del portavoce del presidente di Caracas, leader dellasse antiamericano nellAmerica Latina, stretto alleato dellIran, della Siria e di Cuba, ricevuto a corte a Pechino e a Mosca. La Rice è stata sintetica. Non è da «Condoleezza a Massimo» il comunicato con cui ha protestato con DAlema. Vi si dice anzi chiaramente che il debutto del nostro Paese come membro del Consiglio di sicurezza, «non è stato felice». Washington «non comprende perché mai un alleato come lItalia non si opponga alla presenza di Hugo Chavez» nella più potente istituzione delle Nazioni Unite «per i prossimi due anni». Vergato da mano femminile anche il comunicato dellambasciata venezuelana, rilasciato subito dopo la nota del governo Usa. Lha firmato lincaricato daffari di Caracas a Roma, Adriana Gottbere: «Il Venezuela ha apprezzato moltissimo la decisione dellItalia di astenersi nella votazione per il seggio non permanente dellAmerica Latina nel Consiglio di sicurezza dellOnu. Il nostro Paese vi si è trovato contrapposto al Guatemala e il vostro non ha partecipato al voto. Per questo abbiamo la massima comprensione: ci sono nazioni che non possono votare direttamente per noi ma che, astenendosi, ci danno un grande aiuto. Questo gesto, di cui siamo grati, si inquadra in un graduale miglioramento delle relazioni fra Roma e Caracas negli ultimi tempi non solo a proposito dellOnu ma in tutta una gamma di rapporti politici ed economici».
È proprio il quadro generale che sottolinea lalea che il governo Prodi ha deciso di correre. Non tutti i dieci seggi «a rotazione» nel Consiglio di sicurezza hanno il medesimo significato. Lo scontro tra Bush e Chavez ha un solo precedente di pari dimensioni: lo showdown del 1979, al colmo della Guerra Fredda, tra Washington e Cuba, che si risolse nel ritiro di entrambe le candidature e nellaccordo su un «neutrale», in quel caso il Messico. Cè chi ritiene probabile un bis nel 2006, che Chavez è pronto a presentare come un grande successo, come un riuscito blocco al «candidato di Washington». «Abbiamo impartito - ha detto Chavez - una lezione allimpero Usa. Il Venezuela non è riuscito ad entrare nel Consiglio di sicurezza, ma abbiamo arrecato un danno a questo impero e questo era il nostro obiettivo». Per questo motivo gli Stati Uniti respingono finora questa eventualità.
È una questione di principio e Bush ha tuttaltro che bisogno, in questa atmosfera preelettorale già incrinata dalle brutte notizie dallIrak, di uno scacco diplomatico. Brucia tanto di più che lobiettivo sia stato finora mancato per una manciata di voti e che lItalia, alleata della Nato, sia il Paese più importante fra quelli che hanno aiutato Chavez.
Nel complesso gioco politico-diplomatico in corso al Palazzo di Vetro si è inserito ieri sera il ministro della Giustizia italiano Clemente Mastella, in visita a Washington. Dopo avere incontrato la Rice, ha dichiarato di non avere riscontrato da parte americana «apprensione né motivi di perplessità nei confronti dellItalia».
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