Operai scrivono al Colle: "Se passano i ricorsi fatti dalla Fiom è la fine"

Un centinaio di operai di Pomigliano d’Arco scrive a Napolitano: "Se passano i ricorsi qui sarà il disastro"

Operai scrivono al Colle: 
"Se passano i ricorsi  
fatti dalla Fiom è la fine"

Un centinaio di operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco ha deciso di inviare una lettera al capo dello Stato, Gior­gio Napolitano. Il messaggio del­le tute blu campane è chiaro: do­po 32 mesi di cassa integrazione con 800 euro al mese e alla vigi­lia delle prime assunzioni (il 7 marzo) da parte della newco, in vista della produzione della nuo­va Panda, a turbare i sonni di queste persone «è il pensiero che qualche magistrato- si legge nella lettera-possa bloccare l’in­vestimento e rimettere tutto in discussione. Questo - aggiunge la missiva alla quale fanno segui­to le firme - ci procura una forte ansia e mina la nostra fiducia nel domani».

«Molti di noi - spiega Gerardo Giannone (Rsu Fim), primo fir­matario- hanno consumato tut­ti i risparmi. Un affitto o un mu­tuo da pagare dimezzano di fat­to la somma percepita in questi mesi. Speriamo che il presiden­te Napolitano prenda atto dei nostri timori». «Ci preoccupa la testardaggi­ne- scrivono i lavoratori nella let­tera che sarà recapitata oggi al Quirinale- con cui alcuni sinda­cati osteggiano l’investimento e si apprestano a dare il via a cau­se giudiziarie per invalidare un percorso votato dal 63% degli operai di Pomigliano il 22 giu­gno 2010. Ecco perché, signor presidente, le chiediamo di inte­ragire in qualche modo con chi, oggi, continua a ostacolare la ria­pertura del sito campano ».

Il do­cumento si chiude con l’auspi­cio che «il sindacato ridiventi tut­t’uno per centrare l’obiettivo di una migliore qualità della vita». Al centro della lettera sono le intenzioni del segretario genera­le della Fiom, Maurizio Landini, il quale continua a ritenere«ille­g­ale quello che è stato fatto a Po­migliano d’Arco. «Ecco perché­ ha minacciato in più occasioni ­passeremo all’impugnazione.È singolare che un dipendente Fiat per continuare a lavorare debba firmare nuove condizio­ni individuali. È una cosa illega­le ».

Landini, in pratica, sostiene che «se si introduce questa logi­ca ci si trova di fronte a una lesio­ne delle regole democratiche del nostro Paese».A Landini,cer­cando di rassicurare gli operai campani, risponde uno dei più noti giuslavoristi, il milanese Ga­briele Fava: «L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Mar­chionne, ha agito nel pieno ri­spetto della legge. Nel momen­to in cui una persona passa alle dipendenze di una nuova socie­tà, le viene sottoposto per la fir­ma il contratto di assunzione».

Sempre da Pomigliano d’Ar­co, tempo fa, era partito un duro attacco, al quale si erano associa­ti centinaia di altri operai del gruppo, ai leader della sinistra Pier Luigi Bersani, Nichi Vendo­la e Antonio Di Pietro, accusati di strumentalizzare politica­mente le vicende legate a «Fab­brica Italia».

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