Operazione sbagliata, dieci anni in attesa di risarcimento

Da dieci anni aspetta che il chirurgo che le ha fatto un intervento di addominoplastica possa riparare il «danno» fatto. Ma non riesce neppure a ottenere indietro la sua cartella clinica. La signora Maria Gabriella, 53 anni, non chiede chissà quale risarcimento, ma soltanto che un chirurgo plastico «vero» possa intervenire sul suo ventre che porta evidenti i segni di un’operazione decisamente male eseguita. Tutto ha origine nel 2001, quando la paziente deve fare un intervento di diverso tipo e il chirurgo che si appresta a operarla al Galliera le propone un «ritocco» per risolvere anche qualche inestetismo di troppo. Un doppio intervento nello stesso momento, grazie alla stessa anestesia.
La signora si fida e accetta, ma in breve i risultati si mostrano assai diversi da quelli sperati. Ma soprattutto qui inizia il suo calvario. Prova a chiedere chiarimenti, il medico ammette di non aver fatto un lavoro a regola d’arte e si offre di riprovare gratuitamente. Ma la paziente non si fida più e chiede conto al Galliera di quanto accaduto. La questione finisce con una denuncia e con l’intervento dell’assicurazione del nosocomio genovese.
«Nel 2004 il mio avvocato mi ha suggerito di accettare la proposta di transazione - racconta la signora Maria Gabriella - Mi offrivano 2.500 euro per i danni morali e l’impegno del Galliera a rifare l’intervento come si deve. Non ero molto convinta, ma ho accettato. È stata l’inizio del secondo incubo». La paziente spiega di aver più volte cercato di ottenere dal primario del reparto interessato una visita, ma ogni volta l’appuntamento veniva rinviato. Oppure veniva fissato, salvo poi scoprire che non risultava registrato nelle liste d’attesa. Da una promessa a una delusione, senza che si riuscisse a sapere nulla di più. Nel frattempo la signora ha anche cambiato l’avvocato, ma non riesce neppure ad avere indietro dall’assicurazione la sua cartella clinica che dimostri sia tutto l’iter della vicenda, sia l’accordo di transazione che prevedeva un intervento riparatorio da parte di un chirurgo dell’ospedale.
Inevitabile «girare» la richiesta di spiegazioni al Galliera. «Da quanto ci risulta e dalla documentazione in nostro possesso - risponde al Giornale l’azienda - la vicenda è stata gestita regolarmente ed è chiusa. Non ci risulta che le lamentele della signora corrispondano alla realtà.

L’abbiamo nuovamente incontrata, spiegandole la nostra posizione». Una posizione che non può soddisfare la paziente. I segni dell’errore sono ancora lì, evidenti, sul suo ventre. E lei non riesce neppure a ottenere la documentazione sanitaria che le appartiene.

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