Gli umani, lo sappiamo bene, si dividono in due specifiche, rigide e ben distinte categorie: chi ama (e generalmente sceglie come animale da compagnia) i gatti e chi i cani. Le eccezioni chi ama indistintamente e chi detesta cordialmente entrambe le specie - come si usa dire confermano la regola.
Contrariamente a quanto molti pensano, nel mondo i gatti domestici (Felis silvestris catus) sono più numerosi dei cani domestici (Canis familiaris). Ma in qualche modo sono quasi sempre i cani a prendersi la scena: migliori amici degli uomini, paragone di fedeltà, sono protagonisti di edificanti fatti di cronaca, attendono i padroni per mesi o anni prima di venire recuperati ma vegliano anche la tomba dell'amico umano scomparso. E sono altresì indagati da innumerevoli studi scientifici che in vari casi ne hanno scandagliato la psiche. Peraltro, nelle schermaglie che a volte nascono tra le due sopraddette categorie di umani l'argomento comune degli amanti dei cani è che i loro amici li amano incondizionatamente, cosa di cui nessuno dubita. I gatti, invece, sono indipendenti, sdegnosi, si fanno i fatti loro e sembrano amare svisceratamente più quel loro cuscino aggregatore di peli che il loro padrone, relegato a dispensatore di cibo e di coccole, ma unicamente su richiesta del volubile felino.
Ora però uno studio che dimostra come anche i gatti siano in grado di sviluppare con chi se ne prende cura legami affettivi simili a quelli riscontrati nei bambini e, sì, pure nei cani. Sciogliendo annosi e malcelati dubbi, ecco la prova che in fondo, anche se non lo dà a vedere, il vostro gatto vi ama.
Pubblicato sulla rivista Current Biology da un gruppo di ricercatrici della Oregon State University, lo studio a parere delle stesse autrici va a colmare un vuoto.
«Nonostante il successo dei gatti negli ambienti umani, la cognizione sociale dei cani ha ricevuto molta più attenzione scientifica negli ultimi decenni si legge nella ricerca -. Un aspetto chiave di ciò che è stato detto per rendere unici i cani è la loro propensione a formare legami di attaccamento, inclusi attaccamenti sicuri agli umani, che potrebbero fornire la base per lo sviluppo di abilità socio-cognitive simili all'uomo e contribuire al successo negli ambienti umani. Nonostante siano oggetto di un numero inferiore di studi, la ricerca suggerisce che probabilmente stiamo sottovalutando le capacità socio-cognitive dei gatti».
Per dimostrare la tesi coppie di gatti e umani sono stati sottoposti a test usando criteri comportamentali stabiliti nella letteratura infantile umana, dimostrando che i gatti mostrano stili di attaccamento distinti nei confronti degli umani che se ne prendono cura. La prova che i gatti condividono tratti sociali finora riconosciuti unicamente a cani e umani suggerisce che «potrebbero essere necessari meccanismi specificatamente non canini per spiegare l'attaccamento tra specie diverse e le abilità socio-cognitive».
Non tutti però sono d'accordo con la metodologia della ricerca, che proverebbe sì il legame con l'umano di riferimento ma non una forma di attaccamento psicologico in senso umano (o canino). Si tratterebbe insomma di un legame frutto di abitudine e necessità.
La questione insomma sarebbe ancora aperta.
I fan per consolarsi possono leggersi un articolo pubblicato su Psychology Today che insegna i tanti modi che hanno i gatti per esprimere la loro gioia di essere lì con voi: fusa e leccate, palpebre sbattute e piccole testate, mostrare la pancia o sfregare il muso sono segni di affetto che possono in certi casi essere ricambiati. Piccoli segni che in fondo significano una cosa che molti amanti dei felini pensano: «Il mio gatto mi ama, qualsiasi cosa voi amanti dei cani possiate pensare». O magari è solo joie de vivre...
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