L'arcivescovo di Palermo Lorefice: "Campi di concentramento in Libia con la nostra complicità"

Un passaggio dell'omelia dell'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, in occasione del festino di Santa Rosalia, patrona della città siciliana

L'arcivescovo di Palermo Lorefice: "Campi di concentramento in Libia con la nostra complicità"

Una denuncia forte e chiara dell'arcivescovo metropolitano di Palermo Corrado Lorefice che nel corso della omelia per la patrona di Palermo, Santa Rosalia parla di "campi di concentramento libici" che "continuano la loro sistematica distruzione nazista dell'umano con la nostra colpevole complicità", dei popoli dell'Africa e del Sud del pianeta martoriati dallo sfruttamento dell'Occidente, ridotti allo stremo e alla morte, lo sgomento davanti a tutti i corpi viventi che finiscono la loro avventura nel non senso, nell'abisso del nulla. Sia la nostra Città, sia la Chiesa di Rosalia e di Pino Puglisi, per questi corpi, accolti nell'arca, l'Angelo della custodia e della speranza. Perché noi non ci nascondiamo il volto terribile e angosciante della storia - dice Lorefice - Eppure - e mi rivolgo a tutti i credenti di questa piazza, a tutti i giusti, a tutti i testimoni del bene - mentre gridiamo raccolti attorno a questi corpi e con loro, alzando la nostra voce verso il cielo, sappiamo, al di là di ogni apparente evidenza, che c'è speranza. Noi infatti crediamo nei corpi, ed è questa fede che portiamo stasera, che da vescovo sento di dover gridare in questa nostra piazza".

Una lunga omelia in occasione dei festeggiamenti per Santa Rosalia che ha coinvolto almeno 600mila persone. "E lasciatemi dire che è questo il mio sogno per Palermo. Lasciatemi dire che io sogno una Palermo così. 'Talithà kum!'. Svegliati e alzati, Palermo, sii capitale degli incontri e dei confronti; [sii capitale delle mani strette e dei racconti lunghi; sii capitale aperta alle differenze e gioiosa della sua tradizione; [sii] capitale del mare e della terra, della giustizia e dell'accoglienza. Della bellezza dei monumenti custoditi, delle strade pulite, dalle piazze verdi, del traffico ordinato, dello sport umano e corretto, dell'ecologia e della pace". Lorefice ha parlato soprattutto del momento che stiamo attraversando dove "l'odio separa, allontana, elimina, distrugge, aggredisce, annega l'altro nell'indifferenza, lo fa entrare in un persistente declino invernale. Rosalia accoglie l'invito dell'amato ad uscire dalla prigionia mentale e culturale dove, inconsapevolmente, correva il rischio di rimanere imprigionata".

Nelle parole dell'arcivescovo c'è l'invito ad "alzarci dai nostri esili mentali, a venir fuori dagli angusti confini di patrie paradisiache proiettate per rinchiuderci in false sicurezze,

precludendoci così la feconda bellezza del rischio dell'altro. È l'amore che fa rinascere il mondo, l'amore trasforma le stagioni rigide e crepuscolari della storia ed accende stagioni assolutamente nuove e diverse", conclude.

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