Orlando a bordo della Alan Kurdi: "Benvenuti a Palermo"

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando accoglie la nave della Ong tedesca Sea Eye, attraccata a Palermo per una sosta tecnica

Orlando a bordo della Alan Kurdi: "Benvenuti a Palermo"

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando oggi pomeriggio si è recato al porto dove ha incontrato il comandante e l'equipaggio della nave Alan Kurdi, della Ong tedesca Sea Eye, attraccata in città per uno scalo tecnico, dopo che nei giorni scorsi era attraccata a Messina, su indicazione del Viminale, per lo sbarco di 60 migranti salvati nel Mediterraneo.

Orlando ha dato il benvenuto all'intero equipaggio, esprimendo apprezzamento per l'azione umanitaria svolta in questi mesi ed invitando il Comandante a Palazzo della Aquile per una visita ufficiale nei prossimi giorni. Non è la prima volta che il primo cittadino palermitano incontra l'equipaggio di una nave delle Ong che operano nel Mediterraneo. Lo scorso ottobre, sempre per una sosta tecnica era attraccata al porto di Palermo la nave della Ong Open Arms. Ad accogliere l'equipaggio, c'erano il sindaco Orlando e l'assessore alle Culture, Adham Darawsha. Orlando in quell'occasione regalò alla Ong la bandiera della città. Il primo cittadino palermitano, che ha sempre protestato apertamente, contro i decreti sicurezza dell'ex ministro Matteo Salvini, aveva già consegnato la bandiera alla nave Mare Jonio, a cui ha consegnato anche la Carta di Palermo.

Intanto è arrivata oggi la notizia dell'arresto di tre presunti scafisti, tra i 21 e i 25 anni, fermati dalla polizia e dalla guardia di finanza di Messina a seguito dello sbarco della Alan Kurdi, lo scorso 4 dicembre a Messina, con 61 persone a bordo. I tre sono originari del Sudan, Somalia e Senegal e, secondo le ricostruzioni, avrebbero portato i migranti su imbarcazioni di fortuna dalla costa africana. Su disposizione dell'autorità giudiziaria, i tre presunti scafisti sono stati trasferiti nel carcere di Gazzi.

Gli investigatori hanno raccolto elementi a loro carico grazie anche alle informazioni fornite da alcuni migranti. Le versioni di coloro che sono stati ascoltati come testimoni sono risultate, scrivono le forze dell'ordine in un comunicato congiunto, attendibili e hanno consentito di ricostruire quanto avvenuto prima della partenza. In alcuni casi, i migranti, dopo avere pagato una somma di denaro nel paese di origine, sono stati trasportati in Libia dove hanno trascorso alcuni giorni in un campo di detenzione in attesa di intraprendere il viaggio verso l'Europa. In altri casi, invece, hanno subito torture e maltrattamenti.

Solo dopo un periodo di prigionia e, in alcuni casi, di lavoro non retribuito, sono riusciti a partire. L'attività info-investigativa, seguita alle operazioni di sbarco, è stata supportata da immagini video estrapolate da alcuni cellulari in possesso dei migranti ed è stata coordinata dalla procura di Messina.

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