Adesso che l'emergenza sanitaria è sotto controllo emergono gli effetti devastanti della crisi economica che ha colpito duramente le fasce più deboli della popolazione. E sì perché, l’emergenza sanitaria si è presto tradotta in emergenza sociale ed economica. A Palermo nei quartieri più popolari c'è chi viveva di espedienti prima dell'emergenza coronavirus, spesso con lavoretti alla giornata e adesso si trova invece in attesa di aiuti che ad oggi non sono ancora arrivati. Chi ha un lavoro regolare da tre mesi attende una cassa integrazione che non è arrivata, chi viveva di partita Iva è riuscito ad avere accesso ai 600 euro di bonus Inps ma non è riuscito a coprire le spese fisse di questi mesi. Secondo il report Svimez mediamente, la perdita di fatturato per mese di inattività ammonta a quasi 12 mila euro per autonomo o partita iva, con una perdita di reddito lordo di circa 2 mila euro per mese di lockdown.
Una situazione che è emersa sin da subito in tutta la sua deflagrante pericolosità. C'è chi non ha perso un attimo per chiedere aiuto alle associazioni volontarie del territorio, alla croce rossa italiana, alle parrocchie e persino all'Esercito italiano. E proprio Assoarma ha messo in campo un'iniziativa di solidarietà che tramite, volontari e soldati ha permesso la distribuzione di derrate, acquistate grazie a una importante raccolta fondi. In poco più di un mese, sono stati acquistati, raccolti e distribuiti più di 270 quintali di derrate alimentari, oltre a 16mila mascherine donate dalla Protezione civile e un migliaio di flaconi di disinfettante per le mani.
In prima linea anche le parrocchie di tutti i quartieri che hanno dato l'avvio ad una serie di raccolte fondi per le famiglie disagiate dello Zen, di Falsomiele, dello Sperone e dei quartieri sud della città. A Brancaccio, il Centro Padre Nostro assiste 220 famiglie al giorno. Secondo le stime del Comune, solo a Palermo ci sono state 12mila famiglie che hanno presentato l'istanza per ottenere i buoni spesa ma sul tavolo in realtà le domande arrivate hanno raggiunto quota 50mila in appena quattro settimane, poi ridotte a 12mila tra domande doppione, errori nella compilazione dell'istanza e false dichiarazioni. In ogni caso, una richiesta altissima che ha preoccupato anche qualche dirigente di palazzo delle Aquile che si è trovato a dover fronteggiare una richiesta inaspettata di beni di prima necessità. Per comprendere meglio il fenomeno, ad inizio maggio il Comune ha fornito qualche numero: fra le famiglie beneficiarie del buono spesa, sono 5.686 le famiglie (pari a 18.526 persone) che hanno dichiarato reddito zero, poi 2.115 famiglie (6.861 persone) reddito fra zero e 400 euro e 675 famiglie (2.441 persone) reddito fra 400 e 560 euro. Sono dati che collocano Palermo al quarto posto in Italia dopo Roma, Napoli e Torino per numero di famiglie già assistite.
A maggio la Croce Rossa ha inaugurato il proprio centro di distribuzione dei beni alimentari di prima necessità, acquistati con il contributo erogato dal Comune e con fondi della Protezione civile nazionale. La CRI è uno degli enti accreditati per questo tipo di attività a livello nazionale ai quali il Comune ha assegnato l'importo di 100mila euro. Da quel giorno la Croce Rossa è stata invasa di richieste provenienti da Palermo e provincia per il paniere tipo che contiene pasta, legumi, latte, pelati, biscotti, olio, uova, zucchero, riso ed altri beni di primissima necessità. Tutti andati a ruba e a presentarsi non sono solo famiglie mono reddito o senza reddito, ma anche famiglie con lavoratori stagionali che d'improvviso si sono trovati senza lavoro né prospettiva.
Che la situazione fosse grave, lo si sapeva già da tempo ma che fosse addirittura drammatica questo è un po' più difficile da comprendere. Da 16 giorni fratel Biagio Conte, che ha fondato a Palermo la missione Speranza e Carità che accoglie 1100 persone disagiate, prega, fa penitenza e digiuna, nutrendosi solo di eucarestia, in una grotta nell’entroterra siciliano. «Siamo tutti responsabili di aver realizzato una non corretta e sana società: l’abbiamo resa debole, fragile e molto vulnerabile - dice Biagio Conte -.
Abbiamo trasmesso ai giovani e ai meno giovani un modo di vivere sbagliato fatto di materialismo e consumismo, di piaceri, di divertimento e di esteriorità; formando persone che si comportano come dei tanti copioni, senza più rispettare e valorizzare il proprio corpo, il nostro prezioso interiore, la nostra mente e il nostro spirito Non è giusto vivere così, questa società è malata, anzi queste piaghe delle dipendenze negative sono una continua e interminabile ’pandemia dell’egoismo’ che da anni sta contagiando tanti, tantissimi giovani e compromettendo e mettendo a rischio le nuove e future generazioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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