Salvatore Scarpino
Lossessivo ripiegamento sulla par condicio, che la sinistra impone come una nevrotica misura di sopravvivenza (sua), nasce da un duplice pregiudizio odioso, da un sospetto a due punte, contro i cittadini e contro i giornalisti. I cittadini, a legger la Costituzione che tanti dicono di voler difendere per poterla calpestare meglio, costituiscono il popolo sovrano. Hanno il potere di eleggere e di bocciare chi vogliono e di determinare, col loro voto, i destini del Paese. La Costituzione, quindi, li vede grandi, unici re nella Repubblica, ma la sinistra diffida profondamente di loro. Li considera omuncoli, psicologicamente instabili e politicamente insicuri; soprattutto li considera inermi e indifesi, come polli di batteria, di fronte a quella specie di «raggio della morte logica», che è la televisione. Sì, i cittadini sono capaci di innamorarsi e di procreare, di portare avanti le proprie famiglie con tenacia, passione e intelligenza, possono anche diventare scienziati e poeti, ma basta esporli, per un certo numero di minuti, allirradiazione catodica di un televisore e diventano pappe molli, plastica creta per chi si rivolge loro dal video, zombi senza cervello, senza cuore, senza viscere e senza gli attributi della differenza di cui uomini e donne vanno intimamente fieri. Povere anime. La sinistra vuole salvarli, vuole difenderli da se stessi, dalle loro fragilità e debolezze. Ed è per questo che, con lapprossimarsi delle elezioni, applica quella censura sistematica che è la par condicio. I malatini della democrazia vorrebbero informarsi, saperne di più, ascoltare amici e avversari, compagni e compagni di strada, anche per arrabbiarsi un po e motivare la fedeltà alle urne, ma la sinistra li protegge: guardino la tv col contagocce, secondo una sciocca ricetta che livella verdi e rossi, azzurri e biancofiore. I malatini non sono invogliati a mangiare la zuppa scipita della politica reggimentata, ma la sinistra è tranquilla: fino allultimo ha cercato di impedire che gli infelici si informassero secondo passione e volontà, magari usando il telecomando.
Ancora più fragili la sinistra considera i giornalisti. Certo, bisogna garantirne lautonomia e la libertà, ma non si può certo lasciarli a briglia sciolta - così pensano gli amici del popolo quando si parla di campagna elettorale. E se si lasciano ipnotizzare da un politico di lingua sciolta? E se non hanno la prontezza di spirito di prendere a randellate un candidato che non rispetti i canoni del «politicamente corretto»? Eh, no, dei giornalisti non ci si può fidare. E allora la sinistra insonne che non riesce a fare pace con la modernità ha una di quelle intuizioni che soltanto i liberticidi di consolidata esperienza riescono a concepire: si cancellino i giornalisti, li si azzeri, li si sospenda, soltanto per ora, poi torneranno a occuparsi del buco dellozono e delle scuole di tango. Ecco, quindi, che nei giorni scorsi si è addirittura prospettato di sostituire ai giornalisti i dirigenti delle emittenti, con una serie di «organismi superiori», «autorità» che di fatto avrebbero dovuto sconvolgere palinsesti e scrivere le «scalette» delle trasmissioni elettorali, fissando argomenti, tempi, testimoni muti e convitati di pietra. E tutto questo si sarebbe dovuto fare per la libertà, per la salvezza dei cittadini elettori, per la tutela dei giornalisti, i quali debbono essere liberi e autonomi, ma che nei momenti delicati debbono togliere dai piedi.
I progetti della sinistra sono stati prospettati senza che i giornalisti, lordine e il sindacato di questa orgogliosa categoria, facessero sentire una protesta, una risata, un ghigno. La sinistra vorrebbe in realtà uneclissi della professione di testimoni, loscuramento del cosiddetto quarto potere. E questo potere impotente, in maggioranza, è pronto soltanto a vedere il regime dove non cè.
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