Il paradosso dell'italiano: gli scrittori africani lo usano, in Grecia lo boicottano

La nostra lingua, richiestissima dagli studenti greci delle scuole medie, viene ostacolata dai presidi e dallo ministero della pubblica istruzione. La denuncia arriva dall'associazione degli insegnanti di italiano in Grecia e dai laureati nei dipartimenti di italianistica di Atene e Salonicco

Sorpresa, l'italiano va di moda in Africa. Piace, ha raccontato Pietro Citati, soprattutto nel Maghreb e sulla costa sub-sahariana, che pure sono zone storicamente francofone. Lì sono già tanti i narratori, il più famoso e Amara Lakhuos, che scrivono dell'idioma di Dante. In compenso adesso Atene non ci ama più. La nostra lingua, richiestissima come seconda comunitaria dagli studenti greci alle scuole medie, viene boicottata dai presidi e dallo stesso ministero della pubblica istruzione. La denuncia arriva dall'associazione degli insegnanti di italiano in Grecia, laureati nei dipartimenti di italianistica delle università di Atene e Salonicco, che lanciano un sos alle istituzioni di Roma.
In una lettera inviata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e al ministro degli Esteri, Franco Frattini, si chiede infatti di «intervenire con tempestività» presso le autorità greche. Altrimenti, avvertono i docenti, «la sorte della nostra lingua sarà irrimediabilmente segnata». Dall'anno scolastico 2008-2009 è stato introdotto l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua comunitaria nelle scuole medie greche. A fianco dell'inglese, obbligatorio, gli studenti greci, dovendo sceglierne una seconda tra francese, tedesco, italiano e spagnolo, hanno mostrato una netta preferenza per l'idioma di Manzoni e Leopardi. Tanto che, nello scorso anno scolastico, l'italiano è stato insegnato a circa 30.000 alunni in oltre 700 scuole medie sparse in tutto il paese utilizzando, accanto ai 32 professori di ruolo, 205 supplenti a orario pieno e 130 a orario ridotto.
Dopo questo successo, ci si aspettava una revisione della pianificazione ministeriale e l'immissione in ruolo di un numero adeguato di insegnanti di italiano. «Invece - si sostiene nella lettera - è iniziata una vera e propria guerra nei confronti della nostra lingua italiana. Sono stati spinti gli studenti a rivedere le proprie scelte, forzandoli a verso il francese o il tedesco». I direttori scolastici e i presidi sono stati costretti, in alcuni casi anche forzatamente, a sciogliere le classi di italiano e a redistribuire gli alunni. «Tali pratiche - li legge ancora - sono state esplicitamente ammesse dallo stesso ministero della Pubblica istruzione nella risposta per al ricorso in sede legale intentato dalla nostra Associazione».
Tutti ciò rappresenta quindi «un atteggiamento discriminatorio da parte del ministero della Pi greco, forse anche sotto la pressione dei governi francesi e tedeschi».

Nel sollecitare l'intervento del governo, gli insegnanti fanno notare come «la diffusione della lingua e della cultura italiana in Grecia non porta benefici solo ai docenti che la insegnano, ma anche allo Stato, poichè per la Grecia l'Italia rappresenta la meta più vicina per studenti universitari o post-laurea». Senza contare che, nel mercato greco, del lavoro l'italiano è considerato uno strumento d'inserimento professionale rilevante. Basta pensare al turismo e al commercio.

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