Carcere per chi blocca strade e ferrovie: il ddl Sicurezza colpisce così Ultima generazione e pro-Palestina

Reclusione fino a 2 anni per chi, in gruppo, blocca strade e ferrovie: è il contenuto nel ddl Sicurezza con il quale si inaspriscono le pene per le manifestazioni pericolose non autorizzate

Carcere per chi blocca strade e ferrovie: il ddl Sicurezza colpisce così Ultima generazione e pro-Palestina
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Stop ai blocchi stradali e ferroviari con il ddl Sicurezza all'esame delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera. Nonostante le proteste delle opposizioni, secondo le quali si tratta di un dispositivo realizzato allo scopo di "impedire il diritto di manifestare, anche agli studenti che vogliono fare un sit-in", l'articolo 11 del ddl Sicurezza va a modificare il reato di blocco stradale e ferroviario da amministrativo a penale. Gli studenti, per fare i sit-in, hanno le piazze o possono chiedere le autorizzazioni alla questura, quindi la rimostranza delle opposizioni non coglie il punto, perché ignora completamente lo scopo, che è quello di evitare i blocchi di tangenziali e strade primarie nelle ore di punta da parte degli attivisti, causando enormi problemi alla circolazione.

Pari scopo ha la disposizione sulle strade ferrate, sempre più spesso obiettivo dei manifestanti, che hanno l'obiettivo di causare ritardi, anche gravi, alla circolazione dei treni, anche dell'alta velocità, come accaduto già a Torino e Bologna. Per le manifestazioni esistono molte soluzioni e queste non possono implicare enormi disagi ai fruitori dei servizi pubblici essenziali: questa è la ratio del ddl Sicurezza in estrema sostanza. Gli emendamenti proposti dalle opposizioni sono stati bocciati e il ddl è passato in commissione nella sua forma originale, che prevede fino a un mese di carcere per chi, da solo, impedisce la circolazione su strade o binari delle ferrovie. Pena che sale fino a due anni di reclusione per chi compie le stesse azioni in gruppo.

L'articolo 11 va a modificare l'articolo 1-bis del dlgs del 22 gennaio 1948, n. 66, relativo all'impedimento della libera circolazione su strada, che sanziona amministrativamente "colui che impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo". Da amministrativa si passa a penale con la reclusione fino a un mese o un'ammenda fino a 300 euro. Mentre, in caso di gruppi che effettuano il blocco, come detto la reclusione sale fino a due anni o a una sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 1.000 a 4.000 euro.

M5s, Pd e altri partiti alle opposizioni parlano di "deriva reazionaria" da parte del governo ma l'unica cosa che si vuole evitare è il blocco della circolazione. Troppo spesso si sono viste immagini di code chilometriche su tangenziali, statali e autostrade, causate da attivisti che, ignorando il pericolo, invadono le carreggiate impedendo ai cittadini di andare a lavoro, a fare cure mediche o assistere parenti malati.

Situazioni che in più d'una occasione hanno causato anche tensioni che solo per il self-control degli automobilisti non sono degenerate. Lo stesso i blocchi ferroviari, che hanno avuto ripercussioni su tutta la rete a livello nazionale, causando ritardi e fortissimi disagi ai passeggeri.

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