Partita di ritorno per il processo al calcio

Gian Piero Scevola

da Roma

Ci siamo, anzi ci risiamo. Il processo al calcio malato riprende, non più nella pancia dell’Olimpico, ma nei saloni ovattati e discreti di un albergo romano. Stessi imputati, giudici diversi: dieci giorni fa fu la Caf di Cesare Ruperto a emettere sentenze pesanti come macigni: questa volta tocca alla Corte Federale (orfana del presidente Pasquale De Lise autosospeso) di Piero Sandulli dare il giudizio definitivo sullo scandalo. Mai dire mai, però, perché la parola «fine» non sembra essere prerogativa di questi procedimenti sportivi. I vertici federali, dal commissario straordinario Guido Rossi a Sandulli, ritengono che non esista la possibilità di ricorrere a un tribunale amministrativo, come il Tar del Lazio unico competente per i processi sportivi, in virtù della legge 280 del 2003.
Le controparti invece, non solo ritengono legittimo rivolgersi al Tar, e ne faranno largo uso, statene certi, ma prevedono un iter giudiziario senza fine: dal Consiglio di Stato alla Camera di Conciliazione del Coni, dal Tas di Losanna fino alla Corte europea di Strasburgo e alla Corte dei diritti dell’uomo dell’Aia. Una lunga corsa contro le sanzioni che inevitabilmente arriveranno e che dovranno fare pulizia in un calcio malato e da rivedere, come sta anche emergendo dai nuovi indagati della Procura di Napoli e dalle successive indagini che Francesco Saverio Borrelli sarà tenuto a fare, anche per le due nuove squadre che entreranno in questo scandalo.
Si inizia dunque questa mattina alle 9, con il Parco dei Principi trasformato in un fortino (vari clienti hanno disdetto le camere a causa dell’assedio dei media e della mancanza di tranquillità). Già ieri, però, Sandulli ha riunito gli altri quattro membri della Corte Federale (Salvatore Catalano, Mario Sanino, Mario Serio e Silvio Traversa) distribuendo a ciascuno i faldoni relativi a una società (come aveva fatto anche Ruperto), tenendosi il ruolo di super partes. Anche perché, con cinque membri rispetto ai sei originariamente previsti, in caso di votazione a maggioranza, il voto del presidente Sandulli non varrà più doppio (anche perché poi sul verbale della camera di consiglio le decisioni appaiono sempre all’unanimità).
Ma Sandulli ha pronto il colpo a sorpresa perché, mentre tutti si attendono le decisioni per martedì sera, il dinamico (era un ex velocista) professore romano potrebbe emettere i verdetti lunedì sera o, al massimo, martedì mattina. L’Uefa aveva chiesto i nominativi dei sette club italiani da iscrivere alle coppe europee entro il 25 luglio, ovvero martedì e il commissario Rossi ha assicurato che i nomi ci saranno: quelli definitivi dati dalla Corte Federale o, in alternativa, sarà tenuto valido il giudizio dato dalla Caf in prima istanza. La suprema Corte ha già iniziato ieri i lavori, in quello che è un passaggio prettamente tecnico: lettura delle 154 pagine della sentenza della Caf e dei ricorsi presentati dalle difese e dal procuratore federale Stefano Palazzi. È stato stilato un programma orientativo dei lavori, modalità e pause. Si lavorerà per otto ore al giorno, quattro alla mattina e altrettante al pomeriggio: immediatamente dopo via alla camera di consiglio. Da considerare che il lavoro della Corte federale sarà molto più alleggerito rispetto a quello della Caf: come base di partenza c’è la sentenza di Ruperto, non si partirà da zero, non bisognerà lavorare da capo, questo è un processo di revisione, ci si basa su fatti nuovi o non considerati in precedenza e a fare testo sono proprio le conclusioni della Caf che rappresentano il punto di partenza.
Molto dipenderà anche dalle eccezioni sollevate dalle difese di Juventus, Fiorentina, Lazio, Milan e dei singoli soggetti che hanno presentato ricorso. È quindi possibile che già questa mattina, in video conferenza per la stampa, si possa passare alla fase dibattimentale vera e propria, con arringhe dei collegi difensivi, eventuale escussione di testi (la Lazio vuole portare l’ex arbitro Tombolini) e arringa (questa volta conclusiva) da parte di Palazzi che chiederà di aumentare le sanzioni date dalla Caf, in particolare al Milan per poterlo escludere definitivamente dalla coppa Uefa (una penalizzazione di 46 punti, dunque, rispetto ai 44 del primo processo).
Quanto alle tesi difensive, tutte estremamente agguerrite, la Juventus chiede un sostanzioso sconto sulla penalizzazione (da -30 a -15 punti), ma anche l’assegnazione dello scudetto 2005-06 in quanto l’ultimo campionato non è, al momento, macchiato da alcuna intercettazione. La Lazio tende invece a smontare l’accusa di illecito su Lazio-Brescia e, soprattutto, su Chievo-Lazio. Quanto alla Fiorentina, la difesa è tutta votata all’attacco, contro il sistema e Guido Rossi, malgrado i cinque illeciti contestati che gli avvocati tendono a considerare come «legittima difesa» nei confronti di chi voleva mandare i viola in B. Il Milan, con il legale Leandro Cantamessa, tenta di riottenere la Champions e di togliere a Galliani un’inibizione ritenuta infamante. Quanto ai singoli tesserati, le posizioni sono diverse, in particolare quella dell’arbitro De Santis che tende a escludersi dai possibili illeciti in quanto non compaiono sue telefonate probatorie.

Anche se l’avviso di garanzia che gli ha recapitato la Procura di Napoli sul coinvolgimento della Reggina, è una brutta botta per il fischietto di Tivoli che ora, lasciato l’arbitraggio, pensa di dedicarsi all’attività forense.

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