"Pasolini in chiaroscuro": tutta l'arte del suo cinema

Una mostra a Monaco svela come i grandi pittori classici e contemporanei ne hanno influenzato i film

"Pasolini in chiaroscuro": tutta l'arte del suo cinema
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«Nel passaporto ho scritto semplicemente: scrittore». Così Pier Paolo Pasolini (1922-1975) nell'ultima intervista. Ma è con i suoi film che il poeta, romanziere, regista, sceneggiatore, critico, diventa noto al grande pubblico. E la sua produzione cinematografica suggerisce un singolare punto di vista: riesaminarla attraverso il prisma dell'influenza che l'arte, classica e contemporanea, ha avuto sull'estetica dei suoi film. Da queste riflessioni nasce Pasolini en clair-obscur a Villa Sauber, Nuovo Museo nazionale di Monaco (fino al 29 settembre, catalogo Flammarion) a cura del critico d'arte e cinematografico Guillaume De Sardes: un percorso che è seducente «myse en abime» di echi e confronti, estratti di film, disegni, fotografie, video-installazioni, pitture. Dal XVI secolo a Pasolini cineasta, dalle sue pellicole all'omaggio contemporaneo di trenta artisti selezionati dal curatore. In «chiaroscuro» ovvero in nome di Caravaggio cui è riconducibile il realismo plebeo ed il bianco e nero dei suoi primi film, Accattone e Mamma Roma. E al maestro Roberto Longhi che fece conoscere la tecnica rivoluzionaria di Caravaggio a Pasolini e al mondo è dedicata la sessione fotografica di Dino Pedriali.

Il colore arriva nelle pellicole di Pasolini in maniera inedita: nel cortometraggio in bianco e nero La Ricotta, con l'inserzione di due tableaux vivants da Rosso Fiorentino e Pontormo; a colori è anche la tavola imbandita che rievoca la Natura morta di Pieter Claesz (in mostra). C'è la composizione della Madonna del parto di Piero della Francesca dietro le inquadrature dell'attrice Margherita Caruso in Il vangelo secondo Matteo e potrebbe essere il Cristo in preghiera di El Greco esposto ad aver ispirato «il solo Gesù Cristo plausibile della storia del cinema» (Jean Luc Godard). Pasolini sa riconoscere anche il genio nel contemporaneo. Gira Teorema, totalmente sotto l'egida della pittura di Francis Bacon (Study for Head of Isabel Rawsthorne accanto agli estratti del film e al catalogo d'archivio su cui ha lavorato).

E Pasolini schizza anche il ritratto di Ezra Pound incontrato per Un'ora con Ezra Pound di Vanni Roncisvalle proiettato in mostra. Il suo sguardo di lucidità dolorosa, Francesco Vezzoli lo ferma con la parola fine in sovrimpressione, tra due bande nere orizzontali.

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