Dario Franceschini è più bello che intelligente. E se non è d’accordo può sempre mandarci una cartolina da Annozero, dove regolarmente assiste a linciaggi in diretta senza trovare il coraggio di disapprovare o avere un gesto di imbarazzo. Ma come potrebbe? Lui è quello che va in piazza per difendere la libertà di stampa di chi pensa come lui. Questo, almeno, è quello che gli suggerisce la Repubblica, il quotidiano che ogni giorno gli spiega cosa dire e soprattutto cosa fare. Motivo per cui quando parla de il Giornale lo identifica con Berlusconi o addirittura con il governo. Come è accaduto ieri quando il segretario a tempo del Pd per commentare il nostro titolo di prima pagina su Napolitano, «Niente funerali per evitare Silvio», ha tuonato: «Sono attacchi sempre più volgari e sempre più inqualificabili. Deve finire questo attacco da parte del governo allo Stato e alle sue istituzioni».
Certo, se Ferruccio De Bortoli, direttore de il Corriere della Sera, scrive che il suo giornale è tra le istituzioni a garanzia del Paese e la Repubblica rivendica il proprio ruolo di opposizione, Dario Franceschini ha tutti i motivi per credere, se nessuno glielo spiega, che il Giornale sia il governo. Però, non è questo il punto. Comprendiamo le difficoltà di chi è costretto a pensare con la testa di un altro e a recitare un ruolo non suo. Siamo consapevoli dello sbandamento di un partito, il Pd, che ogni giorno è costretto a cercare qualcuno cui aggrapparsi per sopravvivere, ma troviamo intollerabile la decadente arroganza con cui si marchia di infamia chiunque diserti dalla Resistenza antiberlusconiana.
È accaduto con il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, accade sistematicamente con il Giornale, questa volta reo di lesa maestà al Capo dello Stato. «Inaccettabile», ha dichiarato Anna Finocchiaro. «Attacchi inqualificabili e irresponsabili» ha chiosato Ignazio Marino. «Ora basta» ha sentenziato Vannino Chiti. Al coro di questi liberi pensatori si è unito Pier Ferdinando Casini che, pur essendo sicuramente più bello e più intelligente di Dario Franceschini, ha voluto anche lui bollare come vergognoso l’attacco a Giorgio Napolitano.
Ma hanno letto cosa abbiamo scritto? «Napolitano non rende omaggio alle vittime di Messina per evitare di stringere la mano a Berlusconi». Dov’è l’inaccettabile, irresponsabile, volgare, vergognoso attacco al capo dello Stato? Non ci risulta che il presidente della Repubblica abbia partecipato ai funerali. E vi sembra così irreale che, dopo le polemiche sulla sentenza della Consulta, non ci sia andato per non stringere la mano al premier?
«Inaccettabile». «Irresponsabile». «Volgare». «Vergognoso». È appena un florilegio degli epiteti riservati a questo quotidiano. Accusato di killeraggio solo per aver pubblicato una notizia scomoda ma vera, messo alla gogna solo per aver osato criticare Gianfranco Fini o Giorgio Napolitano. E questa come la chiamate se non censura? «Ora basta» lo diciamo noi. Inaccettabile è la demolizione di chi la pensa diversamente.
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