Pdl, direzione infuocata: Fini strappa E Berlusconi: "Se fai politica, dimettiti"

All’auditorium della Conciliazione la direzione del Pdl. Berlusconi tende la mano: "Entro l'anno il congresso". Fini: "Criticare non è tradire". Poi accusa il Pdl di appiattirsi sulla Lega. Immediata replica di Berlusconi: "Rilievi di poca importanza. Se fai politica lascia la Camera". E' bagarre: foto - video. In chiusura il documento conclusivo: passa con solo 11 voti contrari. Fini: "Molto minoritari, ma rivendichiamo il diritto di discutere. Non lascerò né il partito né la presidenza". I supporter litigano in rete

Pdl, direzione infuocata: Fini strappa 
E Berlusconi: "Se fai politica, dimettiti"

Roma - "Berlusconi, te lo dico in faccia, raramente il tradimento è in chi parla apertamente", dice Fini. "Non dire a me cose che non ho mai detto", alza la voce Berlusconi che lo interrompe dal palco. E' la resa dei conti fra il premier e il presidente della camera. Ad aprire la direzione del Pdl è proprio Berlusconi: "Convocheremo il congresso entro l'anno". Senza mettere "in discussione la leadership", Fini chiede di fare chiarezza su più punti: l'identità del partito, l'appiattimento sulle tesi della Lega, la legalità e l'attuazione del federalismo. Immediata la replica di Berlusconi: "Mi sembra di sognare. Se fai politica lascia la Camera". Ed è bagarre (immagini - video). I ventidue finiani che si erano iscritti a parlare ritirano la richiesta di intervento: "Già costituita la minoranza". E Fini chiarisce: "Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Né tantomeno di lasciare il partito". E in seratai coordinatori presentano il documento conclusivo: dissenso legittimo, ma di volta in volta sui singoli temi, non in base a "posizioni cristallizzate e precostituite". Sostanzialmente, no alle correnti interne. Passa con solo 11 voti contrari e un astenuto. E Fini, alla fine della lunghissima giornata, precisa che non lascerà la presidenza della Camera: "Non ho alcuna intenzione di rinunciare a fare il presidente della Camera e ho il pieno diritto, nell’ambito del partito che ho contribuito a fondare, di porre questioni politiche".

Il congresso del partito I numeri parlano chiaro. "Il presidente del Consiglio ha il 63,33%: un consenso bulgaro", ha rivelato Berlusconi aggiungendo che, secondo sondaggi da lui commissionati, "il governo ha il 48%, risultato straordinario in un momento di crisi, ed il Pdl il 38,8%". Dalle urne, quindi, la volontà dell'elettorato a confermare la fiducia nel partito. Ora, secondo Berlusconi, bisogna darsi da fare e mettersi al lavoro. "Non ritengo si possa dire che il nostro non sia e non sia stato un partito democratico - ha aggiunto il premier - sono stati gli elettori a volere questo partito. E noi abbiamo realizzato un movimento che è democratico. La democrazia è fondamentale per il nostro partito. Fino ad ora questa democrazia ci ha consentito di lavorare bene insieme e di vincere tutte le elezioni nei due anni di vita del partito".

Berlusconi rilancia il partito del fare Una riunione decisa nel periodo delle Regionali, per analizzare i risultati del voto. Berlusconi ha inquadrato così la convocazione della direzione nazionale che sostiene essere "la terza dell’anno". "Abbiamo deciso la convocazione di questa nostra Direzione nazionale che è la terza dell’anno, prima delle elezioni regionali. Eravamo al centro di una campagna feroce contro di noi e in particolare contro di me. Una campagna di odio, i cui i tempi erano dettati dalla magistratura: avevo deciso di non scendere in campo ma l’ho dovuto fare e l’esito ci ha premiato". E, dunque, "avevamo deciso questa riunione per analizzare questi risultati eccezionali, unici in Europa dove tutti i partiti al Governo hanno pagato il prezzo della crisi". Ora però il governo deve guardare avanti: "Tre anni sono un tempo sufficiente a lasciare un segnale del nostro passaggio nella storia della Repubblica con un’opera di ammodernamento del Paese".

Fini chiede chiarezza Secondo il presidente della Camera, "questa riunione è necessaria a fare chiarezza per il doveroso rispetto che ognuno deve a sè stesso e tutti insieme dobbiamo agli italiani". "Francamente anche nella regia dell’avvio dei lavori c’è un atteggiamento un po' puerile di chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto", ha continuato Fini secondo il quale "avere opinioni diverse rispetto a quelle del presidente del consiglio, la cui leadership non è stata messa in discussione". Il presidente della Camera ha voluto sottolineare la propria lealtà e che le critiche non rappresentano "un tradimento". Insomma, non ha messo "in discussione la leadership, chiedo se è lecito che ci siano opinioni diverse e organizzare dentro il partito un’area politico-culturale che si ritrova in esse". "Non mi sento in difficoltà - ha aggiunto Fini - per chi mi ricorda che ho detto che le correnti sono una metastasi".

L'identità del partito "Il Pdl su alcune questioni sta perdendo quella che era la sua identità primaria e ragione di essere", ha continuato Fini. "Quando è nato, facendo ognuno un sacrificio e rinunciando a qualcosa - ha spiegato il presidente delal Camera - era certamente un grande partito nazionale ispirato ai valori del Partito Popolare Europeo, garante della questione sociale dell’interno Paese, capace di dare risposte, difensore dello Stato, garante dei diritti". Secondo Fini, il Pdl nel nord ha perso consensi, perchè "c’è stato uno squilibrio tra noi e il nostro alleato, la Lega". Questo, secondo l'ex An, perché "il Nord siamo diventati la fotocopia della Lega", un certo appiattimento sulle posizioni del Carroccio "è pericoloso".  Il Carroccio, ha aggiunto, è un "soggetto politico di primaria importanza: il problema è che io ho cercato di fondare il Pdl, non di dar vita ad una associaizone, perché alleati non vuol dire essere una fotocopia, soprattutto su certi principi".

Il dibattito sulla giustizia "Non possiamo dare l’impressione che la riforma della giustizia possa apparire come impunità". A queste parole del presidente della Camera, la platea dei membri della direzione nazionale ha fischiato e ha lanciato un fortissimo "Buhhh" all’indirizzo del palco. Lo stesso Berlusconi ha dimostrato una netta contrarietà e si è sentito chiaramente al microfono mentre rivolgendosi a Fini è sbottato. "Gianfranco...", ha detto il premier disapprovando apertamente.

Il nodo liste nel Lazio Fini non ha mancato di lanciare una stilettata al premier sulla vicenda che ha coinvolto la lista Pdl della provincia di Roma alla fine esclusa dalla competizione elettorale. Fini si è rivolto direttamente a Berlusconi, e dopo aver sottolineato la vittoria a Roma soprattutto per merito della discesa in campo del premier, ha osservato che tutta la vicenda "meriterebbe di essere approfondita". Perchè dopo la vittoria "si può ancora dire che è stato tutto un complotto dei magistrati di sinistra?". Berlusconi ha subito preso la parola, interrompendo Fini: "E' esattamente così". Fini gelido ha replicato: "Farai le tue conclusioni alla fine".

Berlusconi: "Mi pare di sognare" "Mi rimetto alle decisioni di Berlusconi che è il presidente del mio partito, faccia quello che vuole", ha concluso Fini. E la replica non ha tardato ad arrivare. "Mi sembrava di sognare. Non mi sono mai giunte queste richieste - ha sbottato il presidente del Consiglio - mi hai detto davanti a Letta che ti eri pentito di aver dato vita al popolo della Libertà e che avevi intenzione di fondare un gruppo autonomo". Fini, in prima fila, è subito scattato in piedi per contestarlo. Berlusconi ha, quindi, ribattuto tutte le richieste del presidente di An: "La Lega ha fatto proprie le posizioni di An sull’immigrazione. Non tanto noi siamo fotocopia della Lega ma la Lega è stata una fotocopia delle posizioni di An". Berlusconi ha poi invitato Fini a lasciare la carica istituzionale: "Dichiarazioni di contenuto politico non si convengono a chi presiede una istituzione super partes. Un presidente della Camera non deve fare dichiarazioni politiche. Se le vuoi fare devi lasciare la carica, ti accoglieremo a braccia aperte". Quindi ha fatto il classico gesto della mano di andar via. Fini si è alzato ed è andato verso il palco: dal labiale si capisce la risposta: "Così non lo fai a nessuno". E urla: "Che fai mi cacci?"

Lo scontro sui media "Per aver posto delle questioni nei mesi sono stato oggetto di un attacco mediatico da colleghi altamente pagati" da giornali di proprietà di "stretti parenti, sappiamo tutti quali sono le proprietà dei giornali e che sono gli editori che pagano i direttori". Questo l'attacco del presidente della Camera (guarda il video). Un attacco che non proprio piaciuto a Berlusconi. Anziché il Giornale, "mi sembra che critico verso di te sia Libero, che appartiene ad Angelucci ex An e tuo amico personale". Berlusconi ha, quindi, ribadito di essersi "distinto" dalle posizioni del Giornale e di averne chiesto al fratello Paolo la vendita della testata.

Un pomeriggio di mediazioni Dopo lo scontro al calor bianco resta teso il clima alla Direzione nazionale del Pdl. Durante la "pausa pranzo", il presidente della Camera ha riunito i fedelissimi per fare il punto. Anche gli azzurri si sono visti e la riunione continua mentre il Cavaliere è tornato al tavolo della presidenza per assistere alla seconda parte dei lavori. Allo stato, non si sa se alla fine saranno presentate mozioni di maggioranza e minoranza. "La nostra linea è chiara, ora vogliamo sapere cosa vuole fare Fini", dice un ex di Forza Italia che sta seguendo da vicino gli sviluppi della situazione. Insomma, il quadro politico resta ancora poco chiaro e imprevedibile. Tra i parlamentari forzisti c’è chi pensa che "ormai la rottura sia inevitabile" e chi "vede a portata di mano una ricucitura". I pontieri sono al lavoro. Molto attivo è Ignazio La Russa, che sta cercando di uscire dall’impasse attuale. Intanto dopo aver riunito i suoi, il presidente della Camera ha fatto sapere che nessun "finiano" interverrà alla direzione nazionale.

Il documento conclusivo "Non siamo un vecchio partito, non vogliamo dividere, ma unire. Siamo al servizio del popolo italiano, e del bene comune, e le ambizioni dei singoli non possono prevalere. Le correnti negano la natura stessa del Pdl". È quanto scritto nel Documento messo a punto dai coordinatori del partito e sottoposto al voto della Direzione del partito. Il programma va rispettato, ma i temi che non vi rientrano possono "essere oggetto di discussione" purché poi si arrivi a un voto che deve essere per tutti vincolante. "I temi che non rientrano in programma - si precisa - possono essere oggetto di dibattito e discussione, non c’è nulla di negativo se ci sono opinioni diverse. Tuttavia la democraticità del dibattito non esonera da decisioni finali e una volta che le decisioni sono assunte hanno carattere vincolante, sia che le siano state condivise, sia che ci si sia espressi in dissenso". "Dal confronto che si è svolto oggi è stato rivelato come certe polemiche pubbliche siano pretestuose e non commisurate a un dibattito responsabile e costruttivo". "Nei prossimi tre anni - prosegue il documento - completeremo la realizzazione del programma: ridurre e razionalizzare la spesa pubblica, la riforma fiscale con l’obiettivo di ridurre le tasse compatibilmente ai vincoli di bilancio, sostenere famiglia, lavoro e imprese, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la realizzazione di un piano per il Sud, l’ammodernamento delle grandi infrastrutture, una riforma organica del sistema giudiziario, le riforme istituzionali, proseguire la lotta alla criminalità organizzata".

Fini: finita stagione dell'unanimismo "C’è una componente interna, numericamente molto minoritaria come si è visto, ma su questo non c’erano dubbi, che di volta in volta si sente impegnata nell’attuazione del programma e rivendica il suo diritto di discutere come si attua", ha detto Fini al termine della direzione Pdl. "Perché ridurre le tasse e riformare la giustizia - ha osservato - è il titolo, ma poi bisogna vedere come si fa. E ovviamente questa componente si ritiene impegnata, se per davvero ci sarà il Congresso come è stato detto, a far conoscere le proprie opinioni alla totalità degli iscritti e degli elettori. Insomma è stata una giornata positiva".

Premier: numeri ci sono e si governa, altrimenti voto "I numeri ci sono, noi andiamo avanti". Berlusconi, spiegano fonti parlamentari del Pdl, dopo il voto al documento presentato alla direzione nazionale è ancora più convinto che la maggioranza possa continuare a governare. "È chiaro - avrebbe ribadito ai suoi collaboratori - che se non c’è la possibilità di governare si va a votare".

Bondi: "Fini mi ha detto che vedremo scintille" "Stasera sono uscito dalla direzione del PdL e Fini mi ha detto chiaramente 'vedrete scintille in Parlamento': se questo è il modo di concepire il confronto all’interno del partito, significa che non si vuole stare nel partito con uno spirito costruttivo, responsabile e guardando al bene comune del partito e del paese. E ciò non può essere accettabile". Lo ha detto il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi durante la registrazione di Otto e Mezzo in onda questa sera alle 20.30 su LA7. "Quello che mi ha detto privatamente è molto sgradevole - ha ribadito il coordinatore del PdL - soprattutto perchè ha fatto anche allusione al mio passato". E in merito al discorso pronunciato dal presidente della Camera sulla 'follia' della prima bozza sul processo breve, che avrebbe annullato 600 mila processi, dice: "Quella è stata la parte meno apprezzabile del suo intervento, se mai ce ne fosse stata una".

Castelli: "Partito del Sud contro le riforme" "In data 16 aprile scrivevo su Facebook ’Perché Fini ha rotto gli indugi proprio ora?’ Io credo sia per il fatto che il grande successo della Lega ’rischià di dare un grande impulso al processo riformatore. Sapevamo da tempo che all’interno del Pdl ci sono forze che vogliono lo status quo, per cui oggi devono fermare ad ogni costo la Lega. Guardate i nomi dei finiani, sono il vero partito del sud". Lo dichiara il Viceministro della Lega Nord Roberto Castelli. "Le parole di Fini oggi sul federalismo fiscale dimostrano che sono stato troppo facile profeta - aggiunge -.

È chiaro che uscirà allo scoperto in Parlamento il partito di quelli che fino ad ora hanno solo fatto finta di sostenere il federalismo fiscale, confidando che non sarebbe mai arrivato a compimento. Eppure ricordo che esso è la sesta delle Sette missioni per il futuro dell’Italia, il programma elettorale sottoscritto da Pdl e Lega Nord su cui anche Fini ha preso i voti".

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