Penne alla milanese

Penne alla milanese

Lucia Corna, com'è la milanese di oggi?
«La ventenne è esigente, dinamica, curiosa e un po' snob. La quarantenne o fa la sciuretta con completo e tacchi o la radical-chic alternativa ed ecologista».
Che cos'hai contro gli uomini milanesi?
«Nulla, se lasciassero in garage il Suv, che considero il monumento all'arroganza. Ultimamente provo tenerezza per i cosiddetti “neo-zitelli”, single di ritorno ossessionati dal tenere la casa in ordine: tra donne e uomini non solo ci siamo scambiati i ruoli, ma anche le nevrosi».
Il tuo libro è una guida, dettagliata ma ironica, per «diventare un'adolescente stilosa». Quanto c'è di autobiografico?
«Sono stata una perfetta chic girl, e oggi sono mamma di una sedicenne: devo aggiungere altro?».
Che cosa vuol dire essere «trendy»?
«Significa interpretare la moda, scegliere gli oggetti più cool e abbinarci qualcosa di personale. In una parola: non essere affatto trendy».
Che differenza c'è tra i teen-ager di oggi e quelli della tua generazione?
«Gli anni Ottanta erano il tripudio delle griffe, si vestiva con una sorta di divisa firmata. Ora le marche non sono così importanti, c'è maggiore creatività: una chic girl può indossare un paio di ballerine e il giorno dopo le sneakers».
Com'è cambiata Milano negli ultimi vent'anni, anche dal punto di vista della moda?
«Dopo Tangentopoli è finita la “Milano da bere”. Oggi la città è più nota per il design che per il fashion. Anche perché la clientela della moda è cambiata: Milano è meno concentrata su di sé e guarda ai mercati dell'Est Europa e a quelli d'Oriente».
La nostra metropoli è ancora il bacino di tutte le tendenze nel campo degli stili di vita?
«Purtroppo no, ma non lo è più nemmeno New York. Oggi, in quanto a moda, design e life-style, hanno molto più da dire città come Amsterdam e Copenaghen».
Un quarantenne che voglia stare al passo coi tempi, che cosa deve fare a Milano: che locali deve frequentare, quali vestiti indossare?
«Domanda difficile: direi di andare al “solito” Radetzky. Per lo shopping: tutte le vetrine di via Maroncelli e corso Como».
Locali da evitare.
«I Navigli e le Colonne: sono il regno dei teen-ager!».
Il film, la canzone, l'abito che meglio identifica la nostra metropoli.
«Un oggetto: il blackberry».
A Milano si vince con il seno rifatto o con il cervello?
«Mi auguro con il cervello, anche perché senza di quello non sai come gestire un bel seno rifatto».
Che cosa ti ha dato Milano?
«Tutto. Sono la classica provinciale, nata vicino a Bergamo, che ha vissuto l'adolescenza sognando la metropoli. Milano mi ha dato tanto dal punto di vista professionale e umano: non potrei vivere altrove».
Che cosa hai dato a Milano?
«Nel mio piccolo, ho contribuito alla “riscossa dei provinciali” che danno forza alla città e la amano forse più dei milanesi».
Il tuo tipico sabato milanese.
«Se resto in città significa shopping. Per questo scappo via: mi costa meno».
Il tuo tipico lunedì milanese.
«È una giornata di decompressione: mi concedo la palestra o il parrucchiere perché so che c'è meno gente».
Un evento milanese che segui sempre.


«Il Salone del Mobile e Orticola».
E della cultura, a Milano, che cosa rimane?
«Vorrei che l'editoria fosse più vivace e facesse un migliore marketing culturale per attirare i lettori fuori dalle librerie, organizzando eventi piacevoli in città».

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