La corona, Andrea, il vestito troppo pesante: tutti i guai dell’incoronazione di Carlo III

La strada verso l’incoronazione è piena di ostacoli che Sua Maestà ha risolto o sta tentando di risolvere affinché nulla turbi il suo grande giorno

La corona, Andrea, il vestito troppo pesante: tutti i guai dell’incoronazione di Carlo III

Mancano pochissime settimane all’incoronazione di Carlo III. Il conto alla rovescia è ormai iniziato. Per arrivare fin qui, però, Sua Maestà ha dovuto affrontare diversi problemi, alcuni dei quali minacciano ancora il suo regno e la storica giornata del prossimo 6 maggio.

Il diamante della discordia

“La corona della regina Mary è stata rimossa…dalla Torre di Londra per le modifiche in vista dell’incoronazione di maggio. La corona verrà indossata dalla Regina Consorte Camilla ed è la prima volta nella storia recente che una corona già esistente sarà usata per l’incoronazione di una Consorte invece di una nuova commissionata per l’occasione”, ha annunciato Buckingham Palace lo scorso febbraio. In un colpo solo la Regina consorte Camilla ha messo tutti d’accordo: è riuscita a schivare le polemiche di quei britannici che, in tempo di crisi economica, non vedrebbero di buon occhio lo “spreco” di denaro per realizzare una nuova corona, ma ha evitato anche le ire dell’India. Il paese asiatico, infatti, temeva che la scelta cadesse sulla corona della Regina Madre, su cui brilla il controverso Koh-I-Noor. Per il governo di Nuova Delhi e gran parte del popolo indiano, infatti, il diamante sarebbe stato rubato dai colonizzatori britannici, dunque dovrebbe essere restituito ai legittimi proprietari, mentre Londra sostiene sarebbe stato un dono dell’India. In ogni caso vedere il Koh-I-Noor sul capo della Regina, ha detto il Bharatiya Janata Party, “risveglierebbe ricordi dolorosi del passato coloniale”. Così Camilla avrebbe scelto la via del politicamente corretto, ma l’incidente diplomatico non sarebbe del tutto scongiurato: sulla sua corona dovrebbero essere aggiunti i diamanti Cullinan III, IV e V, oggetto di contesa con il Sudafrica.

Lo stesso stilista di Lady Diana

Lo stilista che realizzerà l’abito dell’incoronazione della Regina consorte Camilla è Bruce Oldfield, che fu il preferito di Lady Diana. Forse la moglie di Carlo avrebbe potuto scegliere un altro designer per evitare polemiche, ma sarebbe stata un’imposizione e, comunque, non sarebbe stato giusto nei confronti di Oldfield e del suo indiscutibile talento. Un insider spiegò che tra la sovrana e il creativo c’è “una profonda amicizia da tanti anni, quindi…è la scelta più ovvia e naturale”. In più Camilla “si fida” di lui. Oldfield l’ha aiutata a costruire il suo look ed è stimato dalla Casa reale. Il suo rapporto con Lady Diana è un ricordo prezioso, ma fa comunque parte del passato. Sarebbe ingiusto (e impopolare) escludere lo stilista solo perché ha vestito la compianta principessa. Vorrebbe dire addossargli una colpa che non solo non ha, ma che nemmeno esiste, visto che Oldfield ha semplicemente fatto il suo lavoro. Anzi, se Camilla avesse optato per un altro designer, magari qualcuno l’avrebbe accusata di temere il confronto con Diana. In questo modo, invece, la Regina ha voluto far sapere a tutto il mondo che il passato si trova, ormai, oltre una porta che non verrà più aperta, benché la chiave resti custodita con cura.

Quei “no” che hanno fatto scalpore

Elton John, le Spice Girls, Adele, Ed Sheeran sarebbero tra le star che hanno detto “no” al concerto del prossimo 7 maggio al Castello di Windsor, in onore di Carlo III. Rifiuti eccellenti e inaspettati, visto che partecipare a un simile evento vuol dire avere gli occhi del mondo puntati addosso. Eppure sembra che questi artisti avessero impegni precedenti, impossibili da rimandare. Un vero peccato, ma i nomi dei cantanti che dovrebbero salire sul palco sono altrettanto prestigiosi: Paul McCartney è la punta di diamante, il favorito, ma potrebbero esibirsi anche Diana Ross, i Take That, Kylie Minogue, Rod Stewart, Lionel Richie, gli Elbow, Craig David. Sembra anche che Snoop Dogg si sia proposto per partecipare al concerto. Il suo scopo sarebbe quello di omaggiare la regina Elisabetta, che negli anni Novanta lo difese dalla falsa accusa di omicidio.

Sussex vs. Windsor

Per partecipare all’incoronazione Harry e Meghan avrebbero chiesto 11 milioni di dollari e posto 6 condizioni: essere sul balcone di Buckingham Palace con la royal family, un qualche tipo di celebrazione pubblica del compleanno di Archie, che cade proprio il 6 maggio prossimo, l’invito per il bimbo e la sorellina Lilibet Diana, la possibilità di alloggiare a Frogmore Cottage per il fine settimana dell’evento, la protezione di Scotland Yard e, infine un incontro privato con re Carlo III e il principe William. Harry e Meghan, però, non avrebbero ottenuto nulla. Lo scorso 12 aprile una nota ufficiale ha annunciato: “Buckingham Palace è lieta di confermare che il duca di Sussex presenzierà al rito dell’incoronazione il 6 maggio nell’Abbazia di Westminster. La Duchessa di Sussex resterà in California con il principe Archie e la principessa Lilibet”. Lo staff reale può tirare un sospiro di sollievo: la certezza che Harry ci sarà non costringe più i collaboratori a seguire due presunti piani distinti, uno studiato in caso di presenza dei duchi, l’altro in caso di assenza. Resta da capire se Meghan Markle abbia deciso di non venire (e, in caso, se i bambini sono davvero l’unico motivo,), oppure se le sia stato vivamente consigliato di rimanere a casa per non creare scompiglio. L’assenza della duchessa potrebbe risultare controproducente per la sua immagine: un evento come quello del 6 maggio 2023 è fondamentale per rafforzare, in generale, il ruolo di personaggio pubblico e, in senso più specifico, il legame con la royal family. Chissà se questa presunta esclusione si trasformerà in materiale per nuovi libri e interviste.

“Not my king”

Re Carlo III deve vedersela anche con un certo malcontento popolare: dai lanci di uova del novembre e del dicembre 2022 alle contestazioni dello scorso febbraio a Milton Keynes, dello scorso marzo nell’Essex e durante il Commonwealth Day. La minaccia più pericolosa sembrerebbe quella degli antimonarchici di Republican, che hanno annunciato dimostrazioni e proteste nel giorno dell’incoronazione. Il leader del gruppo, Graham Smith, ha dichiarato: “Negli ultimi due anni il repubblicanesimo è stato rafforzato dalla lite con il principe Harry e lo scandalo del principe Andrea…le persone sono anche scontente a causa della questione dei soldi in cambio di onorificenze”. C’è da dire che Sua Maestà non gode della stessa popolarità della regina Elisabetta. Deve costruirsela e non sarà facile. Tuttavia, secondo un recente sondaggio di YouGov, nei primi tre mesi del 2023 il Re avrebbe conquistato il 55% dei consensi, mentre i giudizi negativi si fermano al 17%. Il documentario Netflix di Harry e Meghan e il libro del duca non avrebbero intaccato la reputazione di Carlo. Il dissenso non va sottovalutato, ma allo stato attuale rimane una corrente minoritaria che non avrebbe la forza necessaria per cambiare le sorti della monarchia britannica.

Andrew la minaccia

Il principe Andrea sarebbe un’altra spina nel fianco di Carlo III, in grado di rendere molto complicata la strada verso l’incoronazione. Il 6 maggio 2023 il duca di York non sarà sul balcone con i 15 membri della royal family, ma non è ancora chiaro se sarà presente alla cerimonia nell’Abbazia di Westminster, fa sapere il Daily Mail. Comunque non avrà alcun ruolo di rilievo. Carlo III e il principe William avrebbero già emesso il loro insindacabile verdetto: Andrea non sarà mai reintegrato nella vita pubblica, ma nessuno lo escluderà dagli eventi familiari (per esempio, il principe era presente alla messa pasquale nella Cappella di San Giorgio, lo scorso 9 aprile). L’incoronazione è sia un evento ufficiale che un momento familiare, quindi l’incertezza in merito alla presenza del principe Andrea rimane.

Tra l’altro c’è anche un altro problema: qualora venisse inviato nell’Abbazia, dove sarebbe più opportuno farlo sedere? Non finisce qui: secondo Page Six il duca di York si rifiuterebbe di lasciare la sua residenza, il Royal Lodge, come ordinato dal Re. Un’altra questione che rischia di far innervosire Carlo e magari, spostare l’ago della bilancia sull’esclusione del fratello dall’incoronazione.

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