I film, gli amori, la malattia. Così Massimo Troisi scelse di morire per "Il Postino"

Trent'anni fa se ne andava Massimo Troisi, genio indiscusso della comicità napoletana e simbolo del cinema italiano degli anni '80

I film, gli amori, la malattia. Così Massimo Troisi scelse di morire per "Il Postino"
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Il 4 giugno 1994 i telegiornali italiani si aprivano con la notizia della morte di Massimo Troisi. Il comico di San Giorgio a Cremano, precursore della nuova comicità napoletana con la sua capacità espressiva unica, seppe farsi strada nel mondo dello spettacolo italiano sia come attore che come sceneggiatore e registra. Se il teatro fu la sua casa, è nel cinema che Troisi trovò la sua vera dimensione portando sullo schermo un antieroe fragile ma pieno di sfaccettature simbolo della sua epoca. Da "Ricomincio da tre", film del suo debutto cinematografico nel 1981, a "Non ci resta che piangere" e "Le vie del Signore sono infinite", sono tanti i film da lui firmati o interpretati che sono entrati di diritto nella storia del cinema nostrano. Massimo Troisi è sempre stato consapevole di avere una spada di Damocle sulla testa a causa dei problemi cardiaci avuti sin dalla nascita. La morte l'aveva già esorcizzata nel 1982 scrivendo, dirigendo e interpretando il film "Morto Troisi, viva Troisi!", una sorta di reportage sul suo decesso con l'elogio ironico di chi aveva lavorato al suo fianco.

Le fidanzate e l'amore per Nathalie Caldonazzo

Sono quattro le donne che hanno segnato la breve vita di Massimo Troisi. Accanto all'attore e regista napoletano si alternarono Anna Pavignano, Jo Champa e Clarissa Burt, ma è Nathaly Caldonazzo ad avere avuto la fortuna di rimanere accanto a Troisi nel momento più impegnativo e doloroso della sua vita. Nathaly aveva 23 anni quando lo incontrò per la prima volta in un ristorante di Roma. Era il 1992 e Troisi era già una figura cardine del cinema italiano. Fu Massimo a fare il primo passo. "Mi cercò ovunque come un pazzo. Poi riuscì a trovare il mio numero e mi invitò per un caffè. Chiacchieravamo e sentivo il ticchettio metallico del suo cuore", raccontò la Caldonazzo.

Troisi aveva appena finito di girare "Pensavo fosse amore... invece era un calesse" e si concesse un lungo periodo di riposo in giro per il mondo con la giovane fidanzata. Fu lei a dargli l'idea per il suo nuovo e ultimo film "Il Postino", regalandogli il romanzo "Ardiente paciencia" dello scrittore cileno Antonio Skarmeta sull'amicizia tra un postino e il famoso poeta Pablo Neruda. Troisi rimase folgorato da quella storia e ne acquistò i diritti per realizzarne una versione cinematografica. C'era Nathaly accanto a Massimo Troisi poche ore prima dell'intervento al cuore fatto a Houston nel 1993 e c'era ancora lei al telefono quando la sorella di Troisi si accorse che Massimo era morto quel 4 giugno del 1994.

Massimo Troisi, "Il postino" e la morte improvvisa

I film diretti e interpretati da Massimo Troisi sono tanti e sono entrati nella storia del cinema italiano ben prima che l'attore partenopeo morisse. "Il Postino" rimane, però, la pellicola che più lo rappresenta dove la finzione si è mescolata alla tragedia della vita reale. Un film per il quale Troisi ha dato la vita, letteralmente. Nel 1993 Troisi volò a Los Angeles e iniziò a scrivere la sceneggiatura insieme a Furio Scarpelli e Radford. Approfittando della trasferta negli States, si recò a Houston per un check-up al cuore, nella clinica dove diciassette anni prima gli erano state impiantate due valvole meccaniche. In ospedale i sanitari si accorsero che le sue condizioni erano gravi e lo sottoposero a un intervento chirurgico d'urgenza.

Durante l'operazione, però, Troisi ebbe un infarto. L'attore venne salvato ma il responso dei medici fu durissimo: se avesse voluto vivere avrebbe dovuto sottoporsi a un trapianto di cuore. Troisi rimase in clinica a Houston un mese e mezzo poi scelse di seguire il cuore e portare a termine il suo ultimo lavoro: "Il Postino". Nel marzo 1994 iniziarono le riprese tra Cinecittà, Salina e Procida.

Il film fu ultimato in tre mesi ma le condizioni di Massimo Troisi peggiorarono rapidamente tanto da costringerlo a utilizzare una controfigura nelle scene più impegnative. L’attore e regista napoletano morì nel sonno per un attacco cardiaco a Roma, nell'abitazione della sorella Annamaria, dove si era ritirato dopo le fatiche delle riprese conclusesi pochi giorni prima. Avea 41 anni.

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