Quando Montale andava a Casa Fasola. Una mostra ne svela intimità e segreti

Inaugurata a Villa Bertelli la mostra sugli anni in cui il poeta si recava in villeggiatura a Forte dei Marmi ospite della famiglia Giusti Peterich

Quando Montale andava a Casa Fasola. Una mostra ne svela intimità e segreti

Da il Museo d’Arte Moderna “Quarto Platano” a Casa Fasola è un Eugenio Montale intimo e segreto quello che rivive questa estate tra i corridoi della splendida Villa comunale nel cuore di Forte di Marmi.

Oltre al governo cittadino e alle sue istituzioni locali, è stato l’imprenditore Mario Luca Giusti ad aprire le porte della sua dimora svelando intimità, vizi e virtù dei più grandi nomi della cultura italiana.

Montale scende le scale di Casa Fasola

Montale scende le scale di Casa Fasola

Tra questi sicuramente il più assiduo fu il poeta scoperto da Piero Gobetti nel 1925. In questa meravigliosa casa, risalente all’800, ancora nascosta tra lecci e pini marittimi vi sostarono per brevi o lunghe villeggiature personaggi come Eugenio Montale, da giugno a settembre, Giò Pomodoro, Raffaele Mattioli, Carla Fracci, Carmelo Bene (nella foto di copertina), Henry Moore e tanti altri.

Ognuno portava con sé le proprie bizzarrie e poliedricità e trovava nella Signora Giusti Peterich, nonna di Mario Luca, una padrona di casa ospitale e accogliente ben felice di far vivere nella più assoluta libertà e semplicità i suoi illustri ospiti con i quali era difficile annoiarsi.

Montale in spiaggia

Montale in spiaggia

Da una parte perché ognuno garantiva un elevato livello di conversazione (frizzante, vivace e mai banale), dall’altra perché ognuno aveva ritmi di vita e abitudini completamente differenti.

Se ad esempio Montale si ritirava a letto presto la sera, accompagnato da un libro di Simenon sulle avventure del commissario di polizia Jules Maigret - che restituiva al mattino -, Carmelo Bene rientrava nel pieno della notte e si svegliava nella tarda mattinata. Quando gran parte degli ospiti erano già in spiaggia al bagno da Lorenzo.

Il Montale che la famiglia Giusti consegna per la prima volta al grande pubblico è un uomo «quieto e caro», lettore incallito, pittore divertito e un po’ improvvisato, amante della musica - è esposta una grande foto che lo ritrae mentre ascolta con le cuffie alcune canzoni per non disturbare gli altri amici - ma soprattutto restio nel parlare di letteratura e poesia.

Ed è un po’ singolare che nel periodo a Forte dei Marmi sia stato più prolifico come pittore piuttosto che come poeta o scrittore. Anzi, è confermato che scrisse molto poco.

Uno dei dipinti di Montale

Uno dei dipinti inediti di Montale

La Versilia era per lui un luogo di riposo, di riflessione, di buon cibo e gradevoli letture prima di rientrare ai tanti impegni che lo attendevano a Milano e Roma.

La parte più felice della giornata era quando dopo il pranzo in spiaggia e il riposino in camera, poteva iniziare a immaginare i suoi schizzi, i suoi disegni, le sue pitture. Ed anche qui emerge un aspetto insolito e mai conosciuto: usava pochissimo gli acquerelli, servendosi il più delle volte di caffè, menta, dentifricio e del lipstick (rossetto).

Sul tardi, dopo aver riordinato i pennelli e i vari fogli si recava da Nino Trinnanzi. Un pittore e uomo colto con cui amava conversare fumando le sue immancabili Giubek.

I "pomeriggi” della Versilia, soprattutto quelli degli artisti e letterati legati alla felice stagione del “Quarto Platano” erano molto lunghi e scanditi da una feconda produzione culturale.

Ad animare le conversazioni per lungo tempo fu Enrico Pea. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, Elena Martinelli, nipote del pittore Alfredo Catarsini (e presidente dell’omonima fondazione), ricorda con affetto e allegria «i lunghi pomeriggi passati insieme al nonno sul sellino della bicicletta… e via verso la Darsena o il Caffè Roma dove si poteva incontrare Mario Moisè Levi o Leonida Repaci che sulla spiaggia di Viareggio inventò il rinomato premio».

Il tema e nello stesso tempo il clima che emerge rievocando quel periodo nelle testimonianze di chi un lo ha vissuto o ereditato come patrimonio personale e affettivo, ad esempio la mostra “Montale a Casa Fasola”, è quello di un’atmosfera candida, libera, autentica e semplice nei suoi ritmi quotidiani.

Un osso di seppia dipinto da Montale

Un osso di seppia dipinto da Montale

Il poeta, poi senatore è ritratto con pantaloni molto larghi - che non si toglieva nemmeno in spiaggia -, canotte bianche spalla larga e solo in rare occasioni, forse quando doveva partire per un lungo viaggio (di rientro) si metteva un buon vestito.

Infatti, a dominare una delle sale della mostra sono proprio una serie di foto che lo ritraggono ben sistemato che scende le scale di Casa Fasola seguito da Gina.

Attraversando le quattro sale del primo piano di Villa Bertelli, possiamo dunque vedere: nella prima sala fotografie esclusive del poeta mentre fuma, ascolta la musica o si riposa in spiaggia; nella seconda a cui potremo dare il titolo “Montale e i suoi amici” sono presenti una carrellata di fotografie degli ospiti con cui si incontrava nella dimora estiva come Pomodoro, Bene, Moore…; nella terza c’è invece l’angolo forse più intimo del rapporto tra Montale e la famiglia Giusti, tra cui un apposito spazio dedicato ad una caffettiera in argento che troneggia nella sua rigogliosa eleganza barocca. Dono del senatore ai Giusti.

Infine, nella quarta sala forse il momento più bello e solenne degli anni di Montale a Forte dei Marmi: sedici dipinti inediti che ritraggono fiori, vele, barchette, spiagge e paesaggi marini, testi autografati e un osso di seppia dipinto con sul retro (non visibile) una poesia.

La mostra, a ingresso libero, durerà fino all’8 settembre, quando la riservata famiglia fiorentina riporterà a casa il “suo” Montale.

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