L'attico nascosto, gli scatti che fanno storia: a cena col fotografo delle star di Hollywood (e non solo)

Una serata con Roberto Granata, fotografo che ha immortalato le più importanti star italiane ed internazionali. E anche premi Nobel

New York, Brooklyn, Robert De Niro sul set del film C'era una volta in America
New York, Brooklyn, Robert De Niro sul set del film C'era una volta in America

È sera e io sono incredibilmente in ritardo. E odio esserlo, per di più se qualcuno ha organizzato una cena per presentarmi una persona importante: “Non è solo un amico. È uno che ha conosciuto tutto e tutti”. Devo andare al 13, ma nella via in cui vive l’ospite si passa dal 12 al 14. Secondo quanto mi hanno insegnato a scuola, però, il 13 si dovrebbe trovare proprio tra questi due numeri. Eppure niente. Tra le due case c’è solo un albergo ed è impossibile che il mio ospite si trovi proprio lì. Telefono: “Finalmente ci sono. Ma da dove si entra?”. “Dall’albergo”. A scuola avevano ragione: il 13 sta sempre tra il 12 e il 14. Metto la testa dentro all’hotel e chiedo per il sesto piano: “Ah, è qui per l’appartamento”. “Sì”. L’appartamento. Non un appartamento. Ma l’appartamento. Perché tutto quel piano è dominato da una casa grande e dalle luci soffuse. “Deve prendere l’ascensore, arrivare al quinto piano e poi prendere le scale”. Lo faccio. Sulla sinistra trovo le copertine di giornali patinati che raffigurano personaggi famosi. La storia del nostro ospite comincia a presentarsi con orgoglio. Sappiamo solo che si chiama Roberto, nulla di più. Quelle copertine però ci fanno presupporre due cose: o è un giornalista oppure un fotografo. Sulla porta, che dà su un balcone pieno di piante, ci viene svelato il cognome: Granata. È lui la persona che sto per incontrare.

Roberto Granata (NO RIUTILIZZO)

“Matteo, finalmente”, dice il fotografo intento a preparare la cena. “Raccontami cosa fai nella vita…”. Parlo. Racconto. Ma mi sembra superfluo. Ascolta con attenzione e, poco dopo avergli detto dei miei reportage all'estero mi interrompe (prima e unica volta della serata) per dirmi: "Ho una fondazione che si chiama come me, grazie a una serie di vendite di beneficenza delle mie foto, aiuto soprattutto i bambini che soffrono a causa di terremoti e guerre. È una cosa alla quale tengo molto...". E pare che il suo volto, estremamente gioviale e leggero, si intenerisca per la prima volta.

Craxi ad Hammamet ( NO RIutilizzo)

Continuiamo a parlare di ciò che accade attorno a noi, soprattutto del terremoto che ha colpito Siria e Turchia, ma io voglio conoscere la storia di chi ho di fronte e comincio a fare domande: “Sono nato in Sicilia, ma le mie città sono state prima Milano e poi Roma, dalla quale non posso più andare via”. E uno dei motivi è la casa in cui ci troviamo. Le pareti sono dominate da ampie vetrate che permettono di vedere praticamente tutta la città. Sulla sinistra l’altare della patria. Sulla destra si vede la cupola della basilica dei santi Ambrogio e Carlo (un po’ di Milano anche qui). “Era finita la guerra e io ho messo un annuncio in cui dicevo che desideravo diventare un rappresentante. Un’espressione vaga che però mi permetteva di girare”. In realtà le cose per Roberto andranno diversamente. E ce lo spiega mentre, poco alla volta, cerchiamo di svuotare la magnum ghiacciata che aveva preparato sul tavolo. Suona il telefono. “Puoi provare controllare chi è?”, chiede al nostro amico comune. È una signora che proviene da una delle famiglie principesche di Roma. “È la moglie del mio migliore amico, purtroppo morto diversi anni fa”. Una piccola distrazione. Il commento rapido su un programma tv e poi ci fa vedere una foto sul telefono. È lui insieme a una donna bellissima su una barca. “La riconosci?”. “Certo, è Anne Hathaway”. “Proprio lei. Le ho fatto diverse foto. È una vera star e, di conseguenza, non si dà delle arie. Era così felice dei miei scatti che ha deciso di invitarmi sulla sua barca”.

ANNE HATHAWAY (NO RIUTILIZZO)
Anne Hathaway, in uno scatto a Patmos nell'agosto del 2012

Ma la Hathaway è solo il primo di un lungo elenco di celebrità che sono passate sotto l’obiettivo di Granata. Finisce la cena e lui, il padrone di casa, si assenta per un po’. Guardiamo dalle finestre, giocando a riconoscere cupole e campanili di Roma. Dopo una mezz'ora, ecco che Roberto spunta nuovamente portando con sé un libro: “Mani”. Ritratti di persone celebri attraverso i loro palmi, le loro dita. C’è Giorgio Armani. C’è Gianluigi Buffon. C’è papa Francesco, trovato per caso in una delle sue sortite per le vie di Roma: “Santità, si lasci fotografare”. C’è Riccardo Muti, ritratto di spalle, con bacchetta d’ordinanza che divide a metà lo scatto in una simmetria perfetta. Sfogliamo il libro e, quando finiamo, Granata non c’è più. Si è ritirato davanti al pc e sta aprendo delle cartelle. Quando arriviamo ha scelto. Sono le foto di Eva Robin’s. Me le fa vedere pensando che io non conosca la storia di questa attrice il cui nome in realtà è Roberto Coatti. “Quando l’ho vista, mi ha detto di essere un uomo e io ho risposto: non ci credo nemmeno se ti vedo nuda. Poi…”. Le foto vengono aperte con una cura maniacale. C’è Eva Robin’s nuda. Topless perfetti. Pose sinuose e sensuali. E poi il gran finale: la sua virilità in mostra. Credo di averlo deluso quando, dopo essersi girato, Roberto ha visto che non mi ero scomposto minimamente: “Avevo letto il nome”, confesso, “e mi sono ricordato di un racconto di Vittorio Sgarbi”.

Eva Robin's (NO RIUTILIZZO)

Altra cartella. Altro giro di volti noti. Tanti grandi nomi della moda. “Sai che sono stato il primo a fotografarli? Mi ricordo ancora: c’erano questi giovani stilisti che stavano iniziando a fare molti soldi a Milano, era un fenomeno nuovo, e così ho avuto l’intuizione di raccontare questo mondo che stava emergendo”. C’è Giorgio Armani, ritratto da giovane e in età già più avanzata. C’è Gianni Versace. C’è Pino Lancetti (“lui è stato il migliore, il più elegante”, confessa Roberto).

Volti: Roberto Granata 8

E poi le foto di Sergio Leone: “I film si registravano in America e nessuno poteva stare sul set, figurarsi un italiano. Però io ero suo amico e mi ha permesso di fargli diversi scatti”). Le foto che mostra sono stupende. Ce n’è una di Robert De Niro, spero di non sbagliarmi, che lo ritrae per strada. E poi vecchi scatti di donne bellissime come Anna Falchi e Valeria Marini. Per ogni foto c’è un commento sul personaggio. Un aneddoto. Alcuni si possono raccontare, altri no. Andiamo avanti per più di un’ora a guardare foto e a commentare. Un’altra cartella, questa volta su Roma. Ma non la Roma dei turisti o dei romani. La Roma speculare, che solo un occhio come quello di Roberto può vedere. È la Roma dell’acqua e delle simmetrie. Quella che è allo stesso una e doppia. Luoghi mai visti. Oppure mai visti così.

Volti: Roberto Granata 4

“Ora è un po’ tardi, ma prima di andare via vorrei mostrarti una cosa. Dammi un attimo”. Roberto sparisce ancora e torna con un mazzo di chiavi. Prendiamo una piccola scala che si arrampica sul bordo della cucina e saliamo ancora di un piano. Un piccolo appartamento con una terrazza enorme ci permette di gustare ancora di più la città. “Tutti sono passati di qui. Hai visto la foto di Alessandro Preziosi? L’ho scattata proprio qui”. Tra gli scatti di Roberto, però, non ci sono solo le star. Una delle iniziative che gli sta più a cuore, infatti, riguarda la campagna contro la pena di morte. Un'idea semplice quanto geniale: "Ho fatto ricostruire una sedia elettrica identica a quella degli anni Trenta e ci ho fatto sedere sopra dei personaggi famosi. Grazie anche a queste foto è stata abolita la pena di morte nello stato di New York".

Volti: Roberto Granata 2

Il cielo si fa sempre più scuro.

Le stelle sono come puntini dorati lontani. È tardi. Usciamo. Ci lasciamo alle spalle il mondo di Roberto. Come un sogno. E mi chiedo se quello che vi ho appena descritto sia realmente vero o lo abbia solo immaginato il mio inconscio.

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