Un pezzo della Forma Urbis come fermaporte

Un pezzo della Forma Urbis come fermaporte

Fra i 618 reperti archeologici ritrovati dai carabinieri della Tutela patrimonio culturale in sette abitazioni di Roma e provincia, c’è anche un frammento della Forma Urbis, una riproduzione settecentesca con parte di una scalinata e la pianta circolare di un tempio. Anfore, cippi, vasi, coppe, urne cinerarie, sculture in bronzo, in terracotta, in marmo ingombrano il tavolo e la sala conferenze del comando di via Anicia. «Le indagini sono cominciate nel novembre scorso - racconta il tenente colonnello Raffaele Marino -. Avevamo monitorato dei personaggi dediti a scavi clandestini nella zona di Lavinio. Da lì siamo risaliti a due acquirenti e poi agli altri». In tutto sono state denunciati per ricettazione e commercio in sette, tutti professionisti accomunati dalla passione per gli oggetti antichi. Al termine delle indagini, svoltesi a Roma, Lavinio, Anzio, Valmontone, Artena, una volta concluso il processo presso la procura di Velletri, i pezzi saranno affidati dalla Soprintendenza ai musei civici delle località da cui provengono. Molti pezzi archeologici erano utilizzati come abbellimento del giardino e della casa dei ricettatori. Anche se non è originale, ma una riproduzione di una parte mancante realizzata nel Settecento, il frammento della Forma Urbis Severiana, che era utilizzato come fermaporta, è «importantissimo dal punto di vista scientifico», precisa il Soprintendente comunale Eugenio La Rocca, ripercorrendone la storia. La Forma Urbis è una pianta di Roma incisa su lastre marmoree nel II sec. d. C., collocata nel Tempio della pace dove rimpiazzava quella di Vespasiano. Nel Cinquecento i frammenti rinvenuti vennero raccolti a Palazzo Farnese e disegnati in un codice ora al Vaticano. Ai musei Capitolini entra nel 1740 e viene collocata sulla scala del Palazzo Nuovo. I pezzi perduti tra ’500 e ’700 vengono riscolpiti sulla base dei disegni del codice vaticano. Alla parete della scalea sono applicati sia gli originali sia le copie, distinte da una stella a sei punte. E vi rimangono fino agli anni Trenta.

Il frammento ritrovato è una delle copie (uguale al calco a grafite su carta velina dell’inventario dell’Antiquarium Comunale), anche se non compare la stella. Risulta irreperibile dal 1996 quando sia l’originale che la riproduzione dovevano essere trasferiti da Palazzo Braschi al magazzino dell'Antiquarium Comunale.

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