Platini: «Il pallone non è più un giocattolo per ricchi»

Per il futuro, Michel Platini ha ancora molte cose da fare. «Per questo mi ripresento», ha detto il presidente dell’Uefa che si ricandida per il prossimo quadriennio. “Le Roi” è molto attento su un tema in particolare. «Stiamo provando a combattere diversi problemi e il più fastidioso è legato alle scommesse, il problema del futuro cui dobbiamo fare molta attenzione. Tutti noi amanti del calcio dobbiamo lottare contro la corruzione e le scommesse. Il monitoraggio Uefa è su circa 29 mila partite ogni anno. I sospetti su alcune anomalie ci sono- è l’allarme lanciato durante il seminario Ussi a Coverciano - perché vediamo i movimenti di gioco purtroppo da soli non possiamo fare molto».
Il n.1 della Federcalcio europea torna anche sul fair play finanziario. «Noi abbiamo lanciato due anni fa questo progetto che avrà effetto nel 2013-2014. Dopo saranno le commissioni disciplinari indipendenti che decideranno cosa fare. Ma ormai non si va più indietro, siamo tutti d’accordo all’unanimità per fare questa cosa nuova. Il calcio non è più un giocattolo per ricchi, deve essere normale», spiega Platini.
«I grandi club? Loro sanno le regole e quello che devono fare, ma fra due-tre anni devono abituarsi. Noi siamo qui per aiutarli, non per far loro del male. Se non mettiamo dei paletti, il fair play non serve - ha ribadito Platini rispondendo indirettamente al presidente dell’Inter Moratti che aveva proposto di ammorbidire un po’ le norme - da parte nostra non intendiamo danneggiare il patrimonio dei club europei, bensì puntiamo ad avere conti migliori. Per questo non si può tornare indietro, le regole finanziarie non si cambiano e sarò intransigente. Che modello commerciale è quello rappresentato da un ricchissimo proprietario che entra nel calcio, mette tanti soldi poi si stufa e se ne va creando problemi al suo club e agli altri? Non si può avere un miliardo e 200 milioni di debiti, così ho deciso di pensare a qualcosa per regolare la situazione».
Platini ha quindi raccontato che, a differenza di quelli italiani, è stata più dura convincere i club inglesi ad accettare il fair play finanziario. «Ma alla fine c’è stata unanimità. D’altra parte non intendo tornare indietro, le società hanno tre anni di tempo per mettersi a posto». Saranno poi delle Commissioni indipendenti (termine che il presidente Uefa ha sottolineato più volte) che valuteranno e decideranno.
D’altronde l’obiettivo, ha ricordato il segretario generale Uefa Gianni Infantino, è creare «un sistema economico sano». Che punti a diversificare gli introiti (i soli diritti tv non possono bastare) e premierà gli investimenti nei vivai e nelle strutture (al momento in Europa solo il 19% degli stadi sono di proprietà delle società): ad esempio il Bayern Monaco, col suo impianto da 60mila posti, incassa ogni anno 70 milioni di euro a fronte dei 30 dei grandi club italiani. Quello della realizzazione di nuovi stadi di proprietà è uno dei maggiori problemi che affligge il nostro calcio tanto che il presidente Figc Abete invoca un’accelerazione sull’apposito decreto che giace alla Camera da 6 mesi. «Sennò la nostra battaglia sarà già persa in partenza».
Platini si sofferma poi sul campionato: «Lo scudetto? Sarà la Juve a vincerlo, l’ho detto anche l’altra sera ma nessuno ci crede.

È un sogno che ho fatto ad occhi aperti», dice. «Se non vince quest’anno lo farà quello dopo o fra due anni, sono troppo vecchio e so che il calcio è una storia infinita. Noi abbiamo i capelli grigi ma il calcio va avanti».

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