Missione in Libia per il primo gruppo di imprese italiane, su un totale di circa cento aziende, interessate ad investimenti nel paese africano. Lo comunica la Camera di Commercio Italo-libica sottolineando che si tratta della Airmec Air Tecnologies (progettazione costruzione impianti tecnologici), Ferretti International (edilizia), Gruppo Piotto (edilizia), Nuova Brunengo (ascensori e quadri elettrici industriali), Omcm (impianti settori oil & gas, petrolchimico, meccanico, elettricità), Policentro Spa (edilizia), Rintal (produzione scale), Sarom (Produzione manufatti in cemento) e Zafa (prefabbricati in cemento).
Queste imprese si avvarranno dei piani di investimento varati recentemente dal governo di Tripoli, del regime di incentivi fiscali e doganali e di aiuti finanziari previsto a favore delle imprese che si recano in Libia. Dopo le tensioni degli anni '70 e '80 i rapporti tra Italia e Libia sono progressivamente migliorati e i due paesi possono considerarsi ormai alleati economici strategici, infatti se da un lato l'Italia importa principalmente petrolio e gas naturale (2 miliardi di euro nel primo trimestre 2010), dall'altro vende soprattutto prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e macchinari e attrezzature utili ad estrarre e lavorare tali materie prime. Il mercato dell'export è trainato dalla nostra industria pesante che, da gennaio a marzo 2010, tra macchinari generali e speciali, ha fatturato circa 85 milioni euro, mentre è di 53 milioni il ricavato derivante dall'export di autoveicoli, navi e imbarcazioni.
La Camera di Commercio Italo-Libica di Roma, attraverso cui passano buona parte delle esportazioni verso la Libia, da gennaio a settembre 2009 ha registrato 2.627 fatture, per un valore di più di 357 milioni di euro di export, più di un terzo dei quali nel settore impiantistica e macchinari.
«L'obiettivo che ci poniamo con questa missione e con le altre che seguiranno con cadenza mensile, - spiega Antonio de Capoa, presidente della Camera di Commercio Italo-Libica - è di mettere direttamente a contatto gli imprenditori italiani con la realtà libica per ottenere i maggiori vantaggi reciproci possibili dal mutato e favorevole clima politico».
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