Le assicurazioni chiedono un freno all’imposta di bollo

L’audizione del presidente dell'Ania Maria Bianca Farina sulla manovra

Le assicurazioni chiedono un freno all’imposta di bollo
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Il settore assicurativo italiano si trova in una posizione delicata a causa delle nuove misure incluse nella manovra economica del governo, che ha introdotto cambiamenti significativi, come l’anticipo dell’imposta di bollo per le polizze vita, con impatti rilevanti sui bilanci delle compagnie assicurative. Durante un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, ha espresso preoccupazione per le disposizioni contenute nel comma 1 della norma, che richiede alle compagnie di anticipare l’imposta sui contratti assicurativi, con effetti che superano i 2,5 miliardi di euro.

"Siamo convinti che in questa situazione tutti dobbiamo fare la nostra parte e l’industria assicurativa ha sempre rappresentato un pilastro di stabilità e di responsabilità nei confronti del Paese e ha contribuito a rendere realizzabili le decisioni di politica economica", anche per questo "facciamo davvero fatica oggi a capire perché il nostro sia stato il settore maggiormente impattato dalla manovra", ha detto Farina, aggiungendo che "si tratta di una misura che a differenza di altre non è stata condivisa preliminarmente con la nostra industria". L’indicazione era di misure provvisorie, mentre "c’è una componente significativa che ha carattere permanente". Le nuove norme obbligano le assicurazioni a versare annualmente l’imposta di bollo sui prodotti di ramo III e V, ossia polizze unit linked e index linked, normalmente a carico dei clienti al momento del riscatto o alla scadenza del contratto. Questo meccanismo implica un notevole impegno di liquidità non remunerata per le imprese, configurando una sorta di credito perpetuo nei confronti degli assicurati.

Questa anticipazione di cassa comporta un’esposizione finanziaria che potrebbe superare i 5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, qualora il settore dovesse mantenere l’attuale ritmo di crescita. La norma, come è strutturata, ha il potenziale di gravare a lungo sui bilanci delle compagnie, poiché l’anticipo versato dalle assicurazioni non è produttivo di alcun rendimento e va a incidere negativamente sul capitale disponibile per gli investimenti. Ciò crea anche complicazioni sotto il profilo della compliance con i requisiti di Solvency II, che regolamentano il capitale minimo richiesto per garantire la stabilità finanziaria delle compagnie.

La presidente di Ania ha inoltre evidenziato che dal 2002 è in vigore un ulteriore obbligo di anticipo dell’imposta sulle riserve matematiche, che ha generato un debito di circa 9,7 miliardi di euro verso l’Erario. Anche in questo caso, il settore non ha la possibilità di recuperare facilmente le somme versate. La situazione è resa più critica dall’assenza di strumenti adeguati per gestire questo carico fiscale in modo efficiente, causando incertezza per le compagnie e per i loro clienti, che potrebbero vedere ridotto il valore delle prestazioni finali per coprire le imposte anticipate.

Per questi motivi, considerato che il «semplice recupero dello stock del bollo accumulato al 31 dicembre 2024 permetterebbe al governo di ricevere una cifra largamente superiore a quella stimata nella relazione tecnica (1,8 miliardi) in ciascuno dei prossimi quattro anni, si chiede di valutare lo stralcio del meccanismo previsto, a regime, dal comma 1. In alternativa, dovrebbe essere reso chiaro che, almeno con riferimento al meccanismo previsto dal comma 1, l’ammontare corrispondente all’imposta di bollo versato annualmente dall’impresa di assicurazione debba essere computato in diminuzione della prestazione spettante al beneficiario. Ciò si potrebbe ottenere riducendo le riserve matematiche senza richiedere provvista specifica all’assicurato», ha proseguito Farina.

Un altro aspetto critico sollevato da Ania riguarda la stretta sugli incentivi fiscali per le polizze vita e per le coperture assicurative sulla casa. La limitazione delle detrazioni sui premi assicurativi, già modesti rispetto agli altri Paesi europei, appare in contrasto con la necessità di rafforzare il sistema previdenziale e il welfare.

Ridurre gli incentivi potrebbe infatti scoraggiare la sottoscrizione di polizze con finalità previdenziali e di protezione del patrimonio abitativo, che oggi è esposto sempre di più a eventi climatici estremi e danni materiali.

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