
La battaglia sui tassi in seno alla Bce si fa sempre più intensa e riflette una divisione profonda tra chi, come Isabel Schnabel, ritiene che l’approccio graduale e cauto sia l’unico possibile, e chi, come il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, esorta a guardare oltre i dati contingenti per non frenare la ripresa. Uno scontro che si inserisce in un contesto geopolitico sempre più complesso, con l’Europa minacciata dai dazi Usa e i falchi dell’austerità pronti a riaffermare la loro linea.
Schnabel, componente del direttivo della Bce, ha ribadito con fermezza in un’intervista al Financial Times che «non ci sono buone ragioni per giustificare tagli precauzionali dei tassi in considerazione dell’attuale situazione di grande incertezza». Per Schnabel, «la Bce non è in ritardo sui tempi e bisogna iniziare la discussione su quando sospendere o terminare il processo di allentamento monetario». L’inflazione interna resta alta, la crescita dei salari sostenuta e nuovi shock sui prezzi dell’energia dimostrano che il percorso di normalizzazione monetaria deve proseguire. «Se mai, ci stiamo avvicinando al punto in cui potremmo dover sospendere o fermare i nostri tagli dei tassi» ha dichiarato, sottolineando che anche i mercati hanno iniziato a riconsiderare la certezza di un taglio ad aprile.
Di segno opposto le parole di Fabio Panetta al Congresso Assiom Forex, dove ha ammonito contro un approccio troppo meccanico da parte della Bce. «Le decisioni di politica monetaria devono sempre basarsi su una valutazione complessiva delle prospettive dell’economia reale e dell’inflazione, in cui gli esercizi previsivi svolgono un ruolo essenziale» ha affermato, spiegando che una politica monetaria eccessivamente restrittiva rischia di soffocare la ripresa in un momento in cui «la domanda interna resta debole». Secondo Panetta, il concetto di tasso neutrale perderà progressivamente rilevanza perché «le stime del suo valore sono altamente imprecise» e non possono essere l’unico parametro per calibrare la politica monetaria.
Le due visioni incarnano una frattura che va oltre il dibattito economico e si intreccia con la tradizionale contrapposizione tra l’ala rigorista della Bce, rappresentata in particolare dalla Germania, e chi invece auspica un approccio più flessibile. Il rischio di una nuova recessione, sommato alla minaccia dei dazi Usa e alla concorrenza cinese, potrebbe rendere ancora più pericoloso un irrigidimento della politica monetaria in un momento in cui l’economia europea appare fragile.
Mario Draghi, nel suo recente intervento, ha sottolineato proprio la necessità di un’Europa più coesa e pronta a rispondere con decisione alle sfide globali. «È sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico Stato» ha detto, avvertendo che senza un coordinamento efficace sulle politiche economiche, industriali e commerciali, l’Ue rischia di dissolversi. Un messaggio che appare rivolto anche ai sostenitori dell’austerità, i quali continuano a opporsi a qualsiasi misura di integrazione economica più profonda, a partire dall’emissione di debito comune.
In questo scenario, la Bce si trova a
un bivio: mantenere la sua politica attuale, come vorrebbero i falchi tedeschi, o adottare un approccio più orientato alla crescita, come chiedono Panetta e altri esponenti di un’Europa meno vincolata ai dogmi del passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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