Collegare gli stipendi al costo della vita. L'idea della Lega fa imbizzarrire la sinistra e la Cgil

Il Carroccio presenta un ddl per introdurre nei contratti di secondo livello anche il fattore prezzi territoriale. Per i datori c'è il credito d'imposta

Collegare gli stipendi al costo della vita. L'idea della Lega fa imbizzarrire la sinistra e la Cgil
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Legare gli stipendi al costo della vita. È l'obiettivo di un disegno di legge della Lega presentato al Senato. L'obiettivo, ha spiegato il capogruppo a Palazzo Madama Massimiliano Romeo, è «dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita oltre a quelli già previsti per legge». La nuova variabile territoriale, dunque, si inserirebbe nel contesto della definizione dei trattamenti accessori per dipendenti pubblici e privati. «Chiaramente, il principio della parità retributiva non viene meno», ha specificato Romeo ribadendo che si tratta «di trattamenti economici accessori, che possono essere così riconosciuti ai dipendenti valutando anche il diverso impatto che l'incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat». L'esempio è quello delle grandi città, ha proseguito, «dove l'inflazione ha effetti differenti rispetto ad altre zone del nostro Paese».

Con la nuova norma si introduce un elemento nuovo, «attribuendo ai lavoratori una somma differenziata in base al luogo in cui ha sede l'azienda» e «prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d'imposta per coprire le spese». Ovviamente le sinistre sono insorte contro la misura asserendo che il ddl rappresenterebbe una reintroduzione surrettizia delle gabbie salariali. Romeo ha replicato che «il Testo Unico prevede che i trattamenti accessori siano collegati alla performance individuale, a quella organizzativa e all'effettivo svolgimento di attività particolarmente disagiate, ovvero pericolose o dannose per la salute e noi a questi principi aggiungiamo anche il fatto che possano essere collegati al costo della vita sui beni essenziali». Nessuna divisione tra Nord e Sud, dunque, ma un riconoscimento delle differenze del costo della vita tra una grande città capoluogo e un comune periferico nell'ambito della stessa Regione. Inoltre, ha ribadito Romeo, «i contratti collettivi nazionali non vengono toccati, con questa norma rafforziamo la contrattazione territoriale o aziendale». Non poteva mancare la chiosa della Cgil che ha colto l'occasione per pubblicizzare lo sciopero generale contro la manovra. «Siamo alle gabbie salariali e di nuovo di fronte ad un attacco alla funzione solidale del contratto nazionale e al sindacato in quanto rappresentanza collettiva dei lavoratori», ha commentato la segretaria confederale Francesca Re David. «Il Sud - ha aggiunto - è già discriminato dai livelli di disoccupazione, dalla deindustrializzazione, dalle debolezza di reti e infrastrutture e questo ddl è una ulteriore motivazione per gli scioperi proclamati insieme alla Uil».

Ieri, sempre in Senato, la presidente Ania, Maria Bianca Farina, in audizione sulla manovra ha ricordato il settore assicurativo «detiene oltre 300 miliardi di titoli di Stato italiani, valore che testimonia il nostro costante e fattivo sostegno al debito pubblico», auspicato di recente dal ministro Urso. Un sostegno fattivo nonostante le penalizzazioni che potrebbero essere indotte dalle nuove norme europee sull'iscrizione a bilancio dei titoli di Stato.

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